Felicità – Will Ferguson

Felicità – Will Ferguson

libro

Titolo: Felicità

Autore: Will Ferguson

Editore: Accento

Genere: narrativa umoristica

Pagine: 396

Prezzo: 17,00


Trama libro

Ogni mattina un editor si sveglia e sa che dovrà smaltire il più in fretta possibile le valanghe di manoscritti che si accumulano sulla sua scrivania. Spesso sono proposte assurde, e “Quello che ho imparato sulla montagna” non è da meno: un mattone di oltre mille pagine, privo di qualsiasi suddivisione in capitoli e ricoperto di margherite adesive. Il nome del suo autore poi, Tupak Soiree, puzza di pseudonimo da metri di distanza. Solo un disperato potrebbe proporlo alla cieca a una riunione di redazione. È esattamente quello che fa Edwin, editor della sezione autoaiuto alla Panderic Inc. Certo, Edwin non si aspetta che il manoscritto venga accolto. Né tantomeno che diventi un bestseller globale con conseguenze catastrofiche per il mondo intero. Il libro di Tupak Soiree, infatti, non è un manuale di autoaiuto come tutti gli altri: funziona. E mentre la Felicità® si diffonde come un morbo, le industrie collassano e i fedeli dell’estasi abbandonano il proprio lavoro per «andare a pesca», Edwin capisce che gli rimane una sola cosa da fare: dovrà salvare il mondo. 


Recensione libro

Se mai qualcuno dovesse scrivere un libro di autoaiuto realmente efficace, capace di lenire le pene e di farci perdere le cattive abitudini sarebbe una catastrofe.

Raramente mi è capitato tra le mani un libro così curioso e bizzarro, capace di farmi sorridere e allo stesso tempo riflettere sulla vita. Il romanzo di Ferguson riesce con estrema bravura a fare entrambe le cose e per questo è stata una piacevole sorpresa. La trama si muove su due vie parallele che spesso si incrociano: da una parte una satira intelligente e pungente contro il mondo dell’editoria e in particolare contro l’industria dei libri di autoaiuto; dall’altra una riflessione filosofica sulla natura umana, sulla nostra eterna ricerca della felicità. La scrittura di Ferguson è scorrevole, acuta e godibilissima; si legge con piacere, ma allo stesso tempo si sente che c’è in sottofondo qualcosa di più profondo di una curiosa e bizzarra avventura distopica.

L’ambientazione, una versione alternativa del nostro mondo, è una trovata brillante: New York non viene mai nominata, ma è chiaramente riconoscibile sotto la maschera di una “Grand Avenue” che sostituisce la Fifth. In questo mondo parallelo, Ferguson fonde realtà e invenzione, accostando autori come Tom Clancy, Stephen King e Wilbur Smith ad altri di sua creazione, così come mescola case editrici e catene di librerie reali a nomi immaginari. Il risultato è uno sfondo plausibile e al contempo assurdo, perfetto per ospitare una distopia ricca di citazioni e stoccatine che non risparmiano nessuno.

Per quanto la specialità della Panderic siano saggi e romanzi di genere, di tanto in tanto ci scappa un autentico capolavoro, un libro così privo di spirito, così lento, così faticoso e impenetrabile che deve per forza trattarsi di Grande Letteratura.

Il cuore del romanzo è un manoscritto misterioso, un libro di autoaiuto che fa ciò che promette: risolve. Tutto. Dipendenze, obesità, insicurezze, relazioni fallimentari. In poche settimane, trasforma l’umanità intera in una comunità felice. Ma la perfezione, si sa, ha un prezzo. E qui Ferguson si interroga: cosa succede quando tutti raggiungono la felicità? Ogni industria nata per rispondere ai nostri bisogni e alle nostre mancanze fallisce improvvisamente, e una società che non ha più bisogno di nulla deve per forza crollare. Se la forza che fin dai tempi remoti ha mandato avanti l’umanità è stata la ricerca della felicità, della realizzazione personale, cosa accadrebbe al mondo se venisse a mancare? ll protagonista osserva con inquietudine un’umanità che si appiattisce, che non prova più emozioni, che appare vuota.

Le persone infelici sono infelici ognuna a modo proprio, pensò Edwin. Quelle felici lo sono tutte allo stesso modo.

Modificando un incipit più che famoso, l’autore ci regala una frase che resta addosso. Se la ricerca della felicità è essa stessa felicità, cosa resta quando la meta viene raggiunta? Se non esistono più insoddisfazione, rabbia, tristezza, come possiamo ancora riconoscere e dare valore alla felicità? Questo è un libro che non si accontenta di intrattenere – anche se lo fa benissimo – ma vuole sollevare domande. Si può leggere per la sua ironia tagliente, per le battute che fanno sorridere mentre deridono il mondo dell’editoria, ma si può anche leggere con occhi più attenti, per cogliere il discorso profondo che scorre sotto la superficie: sulla società, sulla nostra identità, sul significato stesso della vita.


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