Canto di Natale – Charles Dickens

Canto di Natale – Charles Dickens

Titolo: Canto di Natale

Autore: Charles Dickens

Editore: Rizzoli

Genere: romanzo fantastico

Pagine: 160

Voto del Pubblico (IBS): 4,4 su 5

Prezzo: 8,55

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Trama

E’ il 24 dicembre e il vecchio Ebenezer Scrooge, uomo d’affari indurito dalla vita e pieno di astio nei confronti del mondo intero, come ogni anno dimostra il suo fastidio verso tutti coloro che vanno per le vie della città augurandosi Buon Natale! Aspro e avaro ormai da tanto tempo, odia le feste, che considera solo una futile perdita di denaro e una scusa per lavorare meno. Così, a poche ore dal Natale, maltratta il nipote che si è recato da lui per invitarlo a pranzo l’indomani; scaccia in malo modo due concittadini che si sono permessi di chiedergli una donazione per i poveri, e mortifica un ragazzino che ha bussato alla sua porta sperando di allietarlo con un canto natalizio.

Infastidito dall’aria gioiosa della città, Scrooge si ritira quindi nel suo triste appartamento, ma viene colto da un terrore improvviso quando la figura del suo collega Jacob Marley, morto sette anni prima, gli si manifesta pieno di sconforto, trascinandosi dietro una pesante catena che gli impedisce i movimenti. Lo spettro dell’amico gli rivela di aver trovato forse un modo per salvarlo dalla pena che è stata inflitta a lui, per aver vissuto così egoisticamente.Tre spiriti lo visiteranno nei tre giorni successivi. Spaventato, ma incapace di credere a ciò che ha visto, il vecchio Scrooge si mette a letto.

Il rintocco della campana lo sveglia all’una, facendo entrare il primo Spettro: quello del Natale Passato. Lo Spirito lo trascina nei luoghi della sua fanciullezza, riportandogli alla mente gioie e dolori di una vita dimenticata, quando era, si, povero, ma ingenuamente felice. Sfiancato e provato dal viaggio, Scrooge si rimette a letto, in preda all’ansia, ma viene svegliato dal secondo Spirito, quello del Natale Presente. Un breve ma intenso viaggio lo porterà in giro per il paese, dove la gioia della festa irrompe in ogni dove, dalla realtà più agiata alla povertà più assoluta. Nessuno riesce a resistere alla felicità sincera e dolce del Natale.

Ormai consapevole degli errori commessi, soprattutto a danno dei suoi concittadini, e preoccupato che il suo stile di vita abbia compromesso il suo futuro, l’anziano Scrooge attende il terzo Spirito, quello del Natale Futuro. Ma forse è troppo tardi per questo vecchio solo e burbero, e lo Spettro gli presenta un destino ben triste.


Autore

Charles Dickens (1812-1870) è certamente uno dei romanzieri più famosi di tutta la letteratura mondiale, noto per aver creato il romanzo sociale. Cresciuto in una famiglia disagiata dell’Inghilterra ottocentesca, Charles è costretto a lavorare fin da piccolo in una fabbrica, e solo in un secondo momento inizia gli studi giuridici. Il suo interesse si dirige però verso la cronaca parlamentare, portandolo a lavorare per diversi periodici. La fama gli arriva grazie alla pubblicazione a puntate di quello che sarà poi “Il Circolo Pickwick“. In seguito usciranno “David Copperfield”, “Canto di Natale”, “Oliver Twist”, “Tempi difficili”, “La piccola Dorrit”, “Grandi speranze“.


Recensione

Quale migliore lettura, in questo periodo dell’anno, del “Canto di Natale” di Charles Dickens. Una fiaba dolce e malinconica, dai toni a volte cupi, come è tipico di Dickens, che fa pensare e commuovere. Il linguaggio dello scrittore è elegante e colto, seppur semplice, e rispecchia il periodo in cui è stato scritto, ossia la fine dell’Ottocento.

Dickens dimostra una capacità peculiare nell’usare le parole per descrivere personaggi e ambienti, in modo tale che il lettore abbia la sensazione di essere presente. Le scene sono vivide e quasi tangibili; le figure da lui create sembra si materializzino a fianco a noi, come gli Spiriti del Natale. Ad accrescere questa sensazione, l’abitudine dell’autore di rivolgersi direttamente al lettore mentre parla, formulando domande e creando un maggior coinvolgimento. Nelle sue descrizioni Dickens fa un uso enorme di aggettivi, che le rendono ancora più intense e nitide.

Il “Canto di Natale” è prima di tutto, come quasi tutti gli scritti di Dickens, una critica aperta e dura alla società contemporanea e una descrizione minuziosa delle classi povere inglesi. Un attacco all’ipocrisia della nuova borghesia, nel momento centrale della rivoluzione industriale, che sta cambiando per sempre l’assetto sociale del paese.

I nuovi ricchi chiudono gli occhi davanti ai problemi della popolazione indigente del paese, deplorando la povertà ma non facendo nulla per debellarla. Un’invettiva non solo contro i singoli cittadini, ma soprattutto contro le istituzioni che non si occupano con sufficiente interesse degli strati sociali più deboli. Quando infatti Scrooge dimostra l’unico interesse di accumulare ricchezza, per uscire dalla povertà in cui è cresciuto, questo viene considerato deplorevole, e il vecchio viene biasimato dagli stessi che condannano la povertà.

Ecco la leggerezza con la quale agisce il mondo. Non c’è cosa contro la quale si mostri duro come contro la povertà; e tuttavia non c’è cosa che mostri di condannare tanto severamente quanto la ricerca della ricchezza.

Ebenezer Scrooge odia il Natale: lo detesta così tanto che il solo sentire le parole Buon Natale lo riempiono d’ira. Ma non è solo un personaggio arido in una fiaba; è la rappresentazione di una civiltà che sta perdendo i valori che aveva acquisito.

Tutti gli idioti che vanno in giro con Buon Natale! sulle labbra dovrebbero essere fatti bollire insieme al loro pudding e sepolti con una spina di agrifoglio nel cuore.

Il secondo Spirito serve invece a Dickens per esporre la sua opinione in merito alla errata interpretazione della religione.

C’è della gente su questa vostra terra che pretende di conoscerci e che compie in nostro nome i suoi atti di passione, di superbia, di malevolenza, di odio, di invidia, di bigotteria e di egoismo, la quale, da noi e da tutta la nostra schiatta, è altrettanto lontana quanto sarebbe se non avesse mai vissuto

Una critica notevole all’uso personale della dottrina religiosa come motivazione per alcuni degli atti peggiori dell’uomo, convinto di agire in nome di Dio.

Ma qual è, alla fine, la risposta di Dickens a questi mali sociali? Forse da un punto di vista pratico, lo scrittore non l’ha trovata, o forse l’ha lasciata alle generazioni del suo tempo, affinché si guardassero dentro e la trovassero da sole. Da un punto di vista umano, lo scrittore celebra la collaborazione collettiva, l’interesse personale di tutti verso tutti, un profondo cambiamento dell’animo, che può verificarsi solo a Natale. E’ così che il vecchio Scrooge crede di salvarsi: nei piccoli gesti di solidarietà, nei sorrisi offerti a chi li cerca, nell’aiuto seppure limitato, che può offrire a chi ha meno di lui.

Una bella storia insomma. Davvero un canto a una delle feste più belle a cui l’essere umano partecipa. Un inno alla gioia, alla serenità, alla pace, ma soprattutto alla voglia di aiutare chi è bisognoso, seppur ricevendone in cambio solo gratitudine. “Canto di Natale” è una breve fiaba commovente e toccante, che (complice il periodo festivo) saprà intenerirvi e convincervi che tutti possono cambiare, anche gli animi freddi come l’inverno e ghiacciati come una tempesta di neve.

Eppure a volte basta poco. Solo un canto natalizio.


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