Canzoni funebri per ragazze quasi morte – Cherie Dimaline
Titolo: Canzoni funebri per ragazze quasi morte
Autore: Cherie Dimaline
Editore: Bompiani
Genere: romanzo
Pagine: 299
Prezzo: 18,00
Trama libro
Winifred ha quasi sedici anni e vive da sempre nell’appartamento sopra l’ufficio del padre, che lavora nel crematorio del cimitero Winterson. Ha una lunga e pigra estate davanti a sé, da trascorrere trascinando il suo chihuahua grassoccio su un carretto rosso tre le tombe e coltivando una seria cotta per il suo migliore amico, Jack. I suoi vagabondaggi nel mondo di chi non c’è più, spesso avvolta in abiti bizzarri presi in prestito dal guardaroba della mamma che non ha mai conosciuto, alimentano all’improvviso le voci che il cimitero sia stregato: un’ottima notizia, perché il luogo diventa meta di visite di curiosi e il rischio che venga chiuso, decretando la fine del lavoro del padre, sembra allontanarsi. Tutto ciò che Winifred deve fare è ottenere l’aiuto della cugina truffatrice per alimentare la finzione con una messinscena. Ma tra le tombe compare una creatura che viene davvero dall’aldilà: è Phil, il fantasma di una ragazza vissuta troppo velocemente e morta nella gola accanto al cimitero. Winifred, attratta da Phil, scoprirà con lei gli slanci e le ansie di un sentimento che cresce nell’ombra e dovrà interrogarsi sul senso della vita, della morte. E dell’amore.
Recensione
Parlare di questo libro è difficile perché in meno di 300 pagine affronta così tanti temi che se ne potrebbe discutere per ore. Quello che posso dire è che mi è piaciuto moltissimo anche se, per come era iniziato, ho sentito una certa fretta nel finale che mi ha lasciato perplessa. Forse perché l’intero romanzo è così intimo e toccante che la chiusura me l’aspettavo meno sbrigativa. Nonostante questo la trovo una storia molto interessante, a partire dalla scrittura della Dimaline che è toccante, intima, quasi poetica ed evocativa. La storia è semplice, ma è così ricca di temi importanti, attuali e delicati che non sai da quale iniziare. C’è il malessere di Winifred, nel quale forse si rivedranno molti adolescenti: la ragazza appena sedicenne ha un disturbo d’ansia causato dalla perdita della madre, che non ha avuto il tempo di conoscere, e della quale si sente totalmente responsabile.
Un delitto che mi è stato perdonato perché ero solo una piccola, triste neonata.
L’unico modo per gestire l’ansia è costituito da una serie di comportamenti ossessivo compulsivi che non può controllare; dalla necessità di ridurre la sua vita a una serie di schemi matematici, imbrigliata in una simmetria che genera sicurezza. C’è il suo sentirsi inadeguata in qualunque posto (al di fuori del cimitero), con l’incapacità di vivere la vita come i suoi coetanei, che la considerano strana e bizzarra.
Una delle cose che mi piaceva di più della visita notturna alle tombe (uno dei motivi per cui non mi invitavano le feste) era giocare a biglie con gli occhi di vetro rimasti dopo le cremazioni (decisamente uno dei motivi per cui non mi invitavano alle feste).
Ho vissuto davvero un’infanzia da fiaba. Una fiaba dei fratelli Grimm.
Winifred convive con la solitudine, il lutto, la perdita e il senso di colpa; il pensiero di lasciare lo spazio rassicurante del cimitero è qualcosa che la terrorizza perché non sa se è in grado di affrontare il mondo esterno.
Doveva esserci un modo per rimanere a Winterson. La vita al di là di quel cancello di ferro battuto era insopportabile. Tutto era confusione e grida e decisione e metallo. Era troppo là fuori. Era troppo e io ero troppo poco per affrontarlo.
E poi arriva Phil, il fantasma di una ragazza morta troppo presto e troppo violentemente, che è rimasta incastrata in un giro di alcol e droga che le è stato fatale. Il sentimento che nasce tra le due ragazze è sincero, emozionante e dolce; per la prima volta Win capisce davvero cos’è l’amore, quanto possa essere la cosa più bella del mondo e allo stesso tempo quella che fa più soffrire. Il suo percorso di crescita deve passare anche per l’accettazione di se stessa e del suo orientamento sessuale. Il rapporto con Phil servirà a Winifred per comprendere che a volte amare significa anteporre le necessità dell’altro davanti alle proprie. E in sottofondo c’è, costante, la figura di un padre che non ha mai superato il dolore per la perdita della moglie e che si è chiuso nel suo silenzio, assentandosi dalla vita della figlia che lo considera un fantasma al pari della mamma.
Lei abita dentro mio padre, gli scivola sulle costole, gli riempie i canali lacrimali, lo trascina lontano lontano lontano; gli toglie le parole, e così in un certo senso ne fa un uomo morto quasi quanto è morta lei.
In questo libro ci sono tante emozioni che ti travolgono con il loro peso: sentimenti di vite spezzate che cercano un modo per restare a galla e non annegare nel dolore nella solitudine. Eppure c’è anche tanto amore: quello di un padre che dovrà rendersi conto che sta perdendo i momenti più importanti della vita della figlia, e quello di due adolescenti che si incontrano e si scoprono. Su uno sfondo gotico e a volte inquietante, con una scrittura che passa dalla delicatezza alla brutalità, l’autrice ci riporta ai primi amori e a quei primi sentimenti che ci facevano battere il cuore e tremare le mani. E’ un libro che può essere apprezzato da tutti, ma che sono certa sarà amato da quegli adolescenti che scoprono per la prima volta la dolcezza di una carezza, l’elettricità di due mani che si sfiorano e la potenza di due labbra che si trovano.
Come fa a essere una cosa qualunque della vita quotidiana? Com’è possibile che le persone non si bacino in ogni momento quando sono sveglie? Che non siano unite anche nel sonno, le labbra congiunte, il respiro circolare, l’elettricità dei corpi l’uno nell’altro?
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