Cinquecento catenelle d’oro – Salvatore Basile

Cinquecento catenelle d’oro – Salvatore Basile

Titolo: Cinquecento catenelle d’oro

Autore: Salvatore Basile

Editore: Garzanti

Genere: romanzo

Pagine: 184

Prezzo: 17,60


Trama

Sono gli ultimi anni del 1800. Maria ha dieci anni e vive a Calandra, un piccolo paesino della campagna italiana, lontano dalla città e dalle notizie esterne. Tutto quello che ha la sua famiglia è la terra che il padre, mezzadro, lavora da quando è piccolo e sulla quale si basa il loro futuro. Ma Maria è una ragazzina diversa e la baronessa Matilde, che la conosce, vede in lei un riflesso di se stessa da giovane e decide di insegnarle a leggere e scrivere, di nascosto da tutti. Una femmina, infatti, non deve sapere queste cose, deve essere solo moglie e madre e niente di più. Gli anni passano e le cose a Calandra si fanno troppo difficili, tanto che il padre è costretto a emigrare in America per sostentare la famiglia e Maria resta sola con una madre che le scarica addosso la sua infelicità e un paese che inizia a guardarla come se fosse pazza. Le poche notizie che l’uomo invia dal nuovo continente le parlano infatti di palazzi alti fino al cielo e fotografie che si muovono e Maria inizia a sognare qualcosa di diverso dalla sorte che la società chiusa di Calandra le ha già assegnato. Così, quando in paese arriva Domenico, un giovane fotografo, la ragazza spera di riuscire a dimostrare a tutti che le parole del padre non sono solo uno scherzo, ma l’inizio di un cambiamento che lei sola vede e che la lascerà a combattere contro la paura del progresso.


Autore

Salvatore Basile è scrittore, sceneggiatore e regista. Ha una carriera lunga e piena di successi tra fiction italiane, film e interpretazioni varie. Da quando si è dedicato alla scrittura, ha pubblicato con successo “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito”, “La leggenda del ragazzo che credeva nel mare” e “Cinquecento catenelle d’oro”.


Recensione

E cinquecento catenelle d’oro

Hanno legato il tuo cuore con il mio

E l’hanno fatto così stretto il nodo

Che non lo scioglierà

Né tu né io.

E l’hanno fatto un nodo così forte

Che non si scioglierà fino alla…

Ho tanti pensieri in testa dopo aver letto questo libro e non so se ho le parole giuste per raccontarli. Di sicuro non ho quelle dell’autore e forse mi servirebbero le sue fotografie; forse le immagini potrebbero rendere le emozioni che ho provato durante la lettura. Non conoscevo la scrittura di Basile ed è stato uno scontro tumultuoso, da cui sono uscita vinta e felice. Ha uno stile poetico, una delicatezza quando scrive, una pacatezza che ti cattura fin dalle prime righe. Ha la capacità genuina di arrivare al cuore e di mostrare con le parole quello che vuole farti vedere. È una scrittura così vivida che a volte i paragrafi sembrano brevi scene di un film. La tenerezza con cui Maria racconta la sua storia, fatta di dolore, di speranza, di amore non ricambiato, di sogni, ti tocca il cuore e te lo scalda e vorresti solo tenerla stretta in un lungo abbraccio. La storia di Maria è la storia dell’Italia dei piccoli paesi sul finire dell’Ottocento e della condizione sociale della donna: una femmina non può studiare, non ne ha bisogno, deve solo occuparsi della casa e della famiglia; se si interessa d’altro, di cultura, di letteratura, è non solo considerata strana, ma addirittura colpevole di essere amorale, in una società in cui solo il parroco sa leggere e scrivere.

«Le femmine che sanno troppe cose non so’ femmine assennate» dice mia madre. Perché sapere troppe cose fa venire le idee strane e poi si cade nel peccato.

E soprattutto, le femmine troppo strane non le vuole nessuno, e nel piccolo paesino di Calandra non c’è niente di peggio che restare senza marito. La vita è dura, il padre della ragazzina lavora la terra da quando è bambino, ma non è terra sua, lui è solo un bracciante e la paga è appena sufficiente per mandare avanti la famiglia. In queste condizioni precarie Maria è divisa tra l’amore incondizionato per un padre che la adora e la ricerca di affetto da una madre costantemente insoddisfatta. Forse all’inizio c’è stato un momento felice nel matrimonio dei suoi genitori, ma ora le sofferenze e le ristrettezze di una vita si riversano su quel marito che non sa darle di più e su quella figlia che è soltanto una bocca in più da sfamare.

Lo so che domani me la farà pagare. So che mi farà sentire responsabile della sua infelicità.

Con mio padre, invece, si limiterà al silenzio. Glielo schianterà sulle spalle, consapevole che il silenzio è l’arma migliore per farti sentire in colpa. Perché da un’accusa dichiarata ti puoi difendere con le parole; il silenzio, invece, non ammette repliche.

Maria cresce avendo davanti agli occhi l’infelicità della madre e l’indipendenza della baronessa Matilde, che vede in lei uno spirito libero affine al suo e decide di insegnarle a leggere e scrivere di nascosto, nella speranza che la ragazzina possa uscire un giorno dal mondo ristretto e chiuso della campagna.

Precipitai così nella vertigine della lettura, risucchiata dal mistero svelato dei segni e del loro contenuto, provai l’euforia del volo sulle pagine dei libri, le storie come panorami da ammirare.

Il rapporto con la baronessa, donna sola ma indipendente, colta e intelligente, mette la piccola Maria davanti alla necessità di scegliere cosa vuole per sé dalla vita: può adattarsi alla consuetudine del paese e sposare un buon partito, oppure può decidere di credere che ci sia qualcosa di meglio, che sia possibile trovare una persona a cui sentirsi legati da un sentimento vero. E quando arriva in paese Domenico, con il suo strano apparecchio in grado di immortalare le persone sulla carta, Maria capisce che forse fuori da Calandra c’è molto di più, c’è quel mondo favoloso e conturbante che il padre emigrato in America ha racchiuso in una fotografia e che Domenico le fa toccare con mano.

Mi sono fermata sulla soglia, contro il muro delle parole che avrei voluto dire ma che si sono fermate tra la gola e il velo d’ombra nel quale era ancora seduto. Mi ha guardato sorpreso. Ricordo ancora quel cenno della testa, un leggero piegamento di lato come a scostarsi per farmi spazio nella sua vita. Mi ci sono immersa; tre passi, poi un altro.

La storia di Maria scivola veloce come il torrente che attraversa i suoi campi, turbolenta, incalzante e impossibile da fermare, con la stessa smania dell’acqua di arrivare a quel mare nascosto alla vista ma tanto agognato. E con lo stesso desiderio leggi la vita di questa ragazzina che si fa grande e si sente sempre più scomoda nella piccola realtà di Calandra, dal cui belvedere sogna un mare che non si lascia ammirare e città fantastiche che non riesce neanche immaginare. E poi c’è il sogno delle “fotografie che si muovono” che porta con sé cambiamenti portentosi e affascinanti che la chiamano con una forza a cui non sa opporsi. E’ il fascino del progresso, la seduzione delle storie raccontate dalla pellicola, lo stupore del cinematografo che apre mondi infiniti e offre a tutti, anche a chi non ha ricevuto nessuna istruzione, la possibilità di guardare le storie degli altri.

Dai loro sguardi, ho capito.

Ho capito che il cinematografo avrebbe cambiato molte vite, a cominciare dalla mia. Che “le fotografie che si muovono” potevano raccontare qualunque storia anche a chi non era in grado di leggere, così come, in quel momento, stavano raccontando la mia rivalsa e l’orgoglio di mio padre.

La scelta del titolo l’ho trovata straordinaria: un verso di una canzone popolare toscana dei secoli passati che appare in una novella del Decamerone di Boccaccio. “Cinquecento catenelle d’oro” è un romanzo dolce, poetico, dalla forza straordinaria; una storia di rivalsa e della volontà di fare ciò che si vuole e non ciò che gli altri si aspettano. E’ la storia della potenza dei libri, delle parole che aprono nuovi mondi e allargano la mente. E’ la storia di una ragazza che non ha voluto piegarsi alla morale comune e ha deciso che sarebbe stata altro. Quando conoscerete Maria non potrete fare a meno di sognare insieme a lei di terre lontane, di palazzi alti fino al cielo, e di fotografie che si muovono. Perché Maria è il futuro, è il cambiamento impossibile da imbrigliare.


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