Cronaca di una morte annunciata – Gabriel García Márquez

Cronaca di una morte annunciata – Gabriel García Márquez

cronaca d una morte annunciata

Titolo: Cronaca di una morte annunciata

Autore: Gabriel García Márquez

Editore: Mondadori

Genere: romanzo

Pagine: 120

Prezzo: 11,00

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Trama

La mattina in cui sarebbe morto, Santiago Nasar si sveglia alle 5,30, dopo una notte di baldoria in seguito al matrimonio più sfarzoso della città. E’ l’unico, però, a non sapere che i fratelli Vicario lo stanno aspettando per ucciderlo. A parte la famiglia Márquez, la sola che lo avrebbe avvertito se la notizia non le fosse arrivata con due ore di ritardo, in paese lo sanno tutti.

Lo sa infatti la cuoca di casa, Victoria Guzmán, che gli prepara la colazione e lo lascia andar via. Lo sa Clotilde Armenta, proprietaria del locale in cui i fratelli Vicario stanno bevendo con i coltelli in mano. Lo sa l’alcalde, che si reca dagli assassini e si convince di averli dissuasi. Lo sa Padre Carmen Amador, troppo impegnato nei preparativi per l’arrivo del vescovo.

La notizia della tragedia si è sparsa a Manaure con la stessa velocità con cui se ne è appresa la ragione: la sposa Angela Vicario è stata riportata furtivamente, la notte del suo matrimonio, nella casa dei genitori, con l’accusa di essere stata disonorata. Provata dalla vergogna e dalle botte della madre, la ragazza farà un nome: Santiago Nasar.

L’intero paese potrebbe evitare la sciagura, decine di persone che quella mattina incontreranno sia Santiago che i fratelli Vicario. Ma la fatalità non è amica dell’uomo e una spirale di coincidenze funeste portano il morto a passare per quella porta da cui quel giorno non sarebbe dovuto entrare.


Autore

Gabriel García Márquez (Gabo) è stato uno scrittore, giornalista e saggista colombiano di grande fama, tra i più famosi romanzieri in lingua spagnola, tanto da ricevere nel 1982 il Premio Nobel per la Letteratura. E’ uno dei principali esponenti di quel realismo magico che in quegli anni rilancerà la letteratura latinoamericana. Ha uno stile molto peculiare, ricco e ironico, nel quale unisce la realtà alla fantasia, la storia alla leggenda, lasciandoci opere mirabili come “Cent’anni di solitudine”, “L’autunno del patriarca”, “L’amore ai tempi del colera”, “Cronaca di una morte annunciata“.

Inizia la sua carriera come giornalista, recandosi spesso a Cuba, dove instaura una forte amicizia con Fidel Castro e conosce personalmente Che Guevara. Ha passato la vita tra la scrittura e la politica, nel tentativo costante di trovare una mediazione tra il suo Governo, i narcotrafficanti e i guerriglieri. Nel 2000 lotta contro il cancro, mentre porta a termine l’ultimo romanzo, autobiografico, “Memoria delle mie puttane tristi“; nel 2014 la salute già precaria dello scrittore peggiora, portandolo alla morte per polmonite all’età di 87 anni.


Recensione

Il giorno in cui l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5.30 del mattino per andare ad aspettare il bastimento con cui arrivava il vescovo.

Uno degli incipit più spiazzanti di sempre. Perché leggere un libro che nelle prime due righe ti svela il finale? Per lo stesso motivo per cui si leggono tutte le opere di Márquez: perché abbiamo davanti un incantatore. Uno di quelli veri, uno di quelli magici, come i suoi personaggi.

Santiago Nasar morirà. Tutto è stato detto e tutto è da dire. Con la sua scrittura pacata e serena, quasi da cronaca storica, con un linguaggio a volte ricercato e ricco di espressioni delle lingue del Caribe, Márquez ha la capacità di portare il lettore in un mondo dove la magia si fonde con la realtà in modo naturale e credibile. Un mondo fatto di onore, famiglie patriarcali, dovere, – “Anche l’amore s’impara” – e popolato di donne chiaroveggenti, segni del destino e miracoli inspiegabili.

Come in molte delle sue opere, l’onore e l’amore sono al centro della narrazione, confondendosi tra loro e trascinandosi a vicenda nel baratro di vite distrutte e segnate dal fato. Anche se i concittadini di Santiago Nasar nutrono dubbi sulla sua colpevolezza, l’onta va punita, l’onore va ripristinato e pur sperando che qualcuno si intrometta nel triste epilogo, nessuno si impegna più di tanto per evitare il delitto.

Dopo “Cent’anni di solitudine” lo scrittore torna con questo racconto veloce e scarno, ma dirompente. Una narrazione al contrario, che parte dal delitto per tornare indietro fino all’inizio della storia, nella quale si possono sentire i profumi del paese e della sua vegetazione, e si possono ascoltare i rumori del porto. Il suo paese è sempre descritto con amore e passione e rispecchia la magia e la vivacità dei protagonisti. Il lettore si immedesima nei suoi personaggi, passionali, vivi, carnosi, dai nomi impossibili da ricordare.

Ma alla fine occorre accettare, con un velo di tristezza, l’assurdità della vita, che viene definita da una serie di casualità a cui non ci si può sottrarre.

La fatalità ci rende invisibili.


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