Geografia di un dolore perfetto – Enrico Galiano

Geografia di un dolore perfetto – Enrico Galiano

Titolo: Geografia di un dolore perfetto

Autore: Enrico Galiano

Editore: Garzanti

Genere: romanzo

Pagine: 282

Prezzo: 17,60

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Trama

Quando sei bambino tuo padre è un supereroe. Nessuno ti spiega che anche i supereroi possono cadere e farsi male, e soprattutto farti male. Pietro lo sa fin troppo bene: suo padre lo ha abbandonato quando era ancora un ragazzino. L’unica cosa che gli ha lasciato è quella che lui chiama spezzanza, la sensazione di essere spezzati, di vivere sempre a metà. Eppure Pietro ha un vita perfetta: è diventato un professore universitario e ha una moglie e un figlio che ama. Fino a quando riceve una telefonata che cambia tutto. Deve andare a Tenerife il prima possibile: un viaggio in aereo attraverso il mare lo divide dall’attimo più importante della sua vita. Pietro corre, e più corre più si rende conto che sta andando incontro al vero sé stesso e ai suoi fantasmi. Sono lì a ricordargli che capita, a volte, di trovarsi all’improvviso lontanissimi da sé stessi, così tanto da non sapere più chi si è veramente: come i punti che gli atlanti chiamano «poli dell’inaccessibilità», quelli più lontani e irraggiungibili del globo. Quando succede, i geografi dicono che, per salvarsi, l’unica cosa da fare è guardare su. Cercare una stella, e poi andare dritti dove dice lei. Può avere i contorni di un amore o di un dolore. Di un desiderio o di una paura. Perché a volte non siamo nel posto sbagliato, stiamo solo cambiando. A volte arriva il momento di fare pace con tutte le ferite di quando si era bambini.


Autore

Enrico Galiano è professore e scrittore italiano. Si è fatto notare creando la webserie “Cose da prof”, che è divenuta famosa su Facebook e nel 2020 lo ha fatto inserire nei dieci insegnanti più influenti sul web. Nel 2017 esordisce con “Eppure cadiamo felici“, che ha un successo enorme. Seguono “Tutta la vita che vuoi”, “Più forte di ogni addio”, “Dormi stanotte sul mio cuore”, “Felici contro il mondo“, e due saggi.


Recensione

Ci sarebbero così tante cose da dire su questo romanzo di Enrico Galiano, che è impossibile sintetizzarle in una semplice recensione. È una di quelle storie così intime eppure così comuni, che sono convinta che ogni lettore sarà toccato a modo suo. C’è chi si ritroverà nel protagonista, chi sarà felice di avere sistemato le cose prima che arrivassero allo stesso suo punto, chi semplicemente si lascerà trascinare dalla sua storia. E’ la prima volta che leggo Galiano, e ho trovato una scrittura fluida e pacata, caratterizzata da una dolcezza e una cura estreme nel sondare i sentimenti umani e riportarli sulla carta. Galiano entra nel cuore del lettore in punta di piedi, senza fare rumore, lo fa in tanti piccoli pezzi con una delicatezza meticolosa e poi con la stessa bravura rimette insieme i cocci, per lasciarti una visione nuova della storia. Non c’è dubbio che in questo caso particolare sia stato facilitato dall’aver raccontato in parte la sua storia personale; io credo che quando quello che racconti ti è capitato davvero sia più facile farti comprendere dal lettore. E’ stato di sicuro un atto coraggioso esprimere il dolore e quella sensazione di rottura dovuti all’abbandono del padre. Pietro, il protagonista, sembra avere una vita in apparenza perfetta, eppure fin da quando è bambino ha sempre avuto la sensazione di non essere integro: lui la chiama “spezzanza“, quel sentirsi spezzato, rotto, pieno di punti taglienti. Angoli che graffiano, anche se li ha sempre nascosti al mondo, ma che sono lì e che, anche quando la vita sembra prendere la piega giusta, restano comunque impossibili da aggiustare.

La spezzanza esiste ed è quando ti senti spezzato, sempre. Anche quando sorridi, anche quando sei felice; sai che sei rotto in qualche punto. La spezzanza esiste ed è non sapere bene dove, ma avvertire da qualche parte un punto spezzato, in te, un punto che non c’è niente da fare, non lo si riesce a riparare.

Il problema di essere rotto è che a volte queste crepe ti aiutano a diventare forte e affrontare il mondo, altre invece, come è successo a Pietro, ti impediscono di vivere la felicità, perché sei rimasto talmente scottato che ogni volta che si avvicina il tuo istinto di sopravvivenza tende ad allontanarla, in modo che non possa farti male, quando non ci sarà più. E forse è proprio questo che Pietro ha fatto per tutta la sua vita, e se ne rende conto solo ora che sta cercando di arrivare in tempo, prima che quell’unico padre che abbia mai sentito come tale, muoia. Perché ha tanta fretta, ancora non lo sa. Non vuole recriminare, non vuole rivangare il passato; vuole solo capire che cosa è successo, e il perché di tutto quel dolore che si porta dietro da quando ha otto anni. E sarà forse proprio in quel dolore che si ritroverà, finalmente, nel momento in cui si sentirà più perso.

E’ questo che ti ricorda il dolore, è il posto dove vieni a riscoprirti vivo, dove ti ricordi che anche tu, come tutti, non hai tutto il tempo del mondo. Ed è giusto farlo, prima o poi, bisogna perdersi perché, come mi ha detto una volta una persona: come fai a trovarti se non ti sei mai davvero perso?

Il rapporto tra un padre e un figlio è qualcosa di complesso, a volte precario, a volte indistruttibile. Qualcosa di fisico che va oltre ogni spiegazione, che può regalare tanta gioia quanto dolore. E se una cosa ho capito, ascoltando davvero le parole dell’autore, è che quando finalmente diventiamo genitori noi stessi, ci ripetiamo sempre la stessa frase, come se volessimo esorcizzare il futuro..Speriamo di non ripetere gli stessi errori dei nostri genitori. Ma forse, in fin dei conti, non è quello di cui abbiamo più paura. Forse quello che temiamo veramente è che i nostri figli non saranno capaci di perdonarli, quegli errori che di certo faremo. Questo, fa davvero paura.

Essere genitori è esattamente questo, essere lì, mani sui fianchi, accompagnare la vita e poi a un certo punto togliersi, ma in quel togliersi esserci ancora, esserci come non mai, lasciare come eredità nel cuore la sicurezza che tu sarai sempre lì, anche quando non ci sarai.

Mani che fai sentire salde sui fianchi, abbracci che restano impressi e che fanno poi tollerare ogni solitudine, parole dette con così tanto amore da bastare per tutti i silenzi a venire.

Un romanzo intenso, commovente, delicato, che trascinerà, ne sono certa, il lettore nella vita spigolosa di quest’uomo che ha sempre voluto solo una cosa: avere un padre normale, una famiglia comune, come tutte le altre, e che all’ultimo, in un finale che mi aspettavo ma che mi ha colpita ugualmente, riuscirà a fare i conti con il passato per poter vivere davvero il presente.


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