I cavalieri della Tavola Rotonda – Howard Pyle

I cavalieri della Tavola Rotonda – Howard Pyle

Titolo: I cavalieri della Tavola Rotonda

Autore: Howard Pyle

Editore: Fanucci

Genere: romanzo storico

Pagine: 301

Prezzo: 16,00


Trama

In questo secondo volume del ciclo di Artù, sir Howard Pyle ci racconta le avventure cavalleresche di quelli che furono probabilmente i migliori cavalieri della Tavola Rotonda: sir Lancillotto del Lago, sir Tristano e sir Parsifal. Il passato di Lancillotto è immerso in quel regno fatato e inavvicinabile di cui tutti sognavano: l’isola di Avalon. Cresciuto dalla Dama del Lago, Nimue, Lancillotto tornerà al mondo comune dotato di straordinarie capacità combattive e di grande onore. Tante saranno le sue avventure in giro per il regno, spesso al fianco dei suoi compagni e della sua amata regina Ginevra. La vita di sir Tristano è stata ugualmente piena di grandi imprese e grandi onori, anche se l’amore sfortunato per Lady Isotta la Bella, a cui sarà legato per tutta la vita, porterà a entrambi tante sofferenze, sopportate con spirito docile e speranzoso nella giustizia divina. Per ultimo sir Parsifal, cresciuto al riparo di una torre isolata dal mondo, si unirà ai cavalieri della Tavola Rotonda grazie all’aiuto di Lancillotto che lo addestrerà alle arti cavalleresche. Anche lui destinato a un amore sfortunato, si dedicherà per tutta la vita alla ricerca di nuove avventure, ottenendo l’onore (riservato a pochi) di poter guardare il Santo Graal.


Autore

Howard Pyle (1853-1911) è stato un illustratore e romanziere statunitense, autore soprattutto di romanzi per ragazzi. Tra le opere illustrate che lo resero famoso vi sono “Le allegre avventure di Robin Hood” e il ciclo su Re Artù che comprende “Re Artù e i suoi cavalieri“, “I cavalieri della Tavola Rotonda” e “Lancillotto e i suoi compagni d’armi“. Ma più di tutto è ricordato per aver creato lo stereotipo moderno dell’abbigliamento da pirata, che ha influenzato i decenni successivi, soprattutto in ambito cinematografico.


Recensione

Secondo volume del ciclo di romanzi con i quali sir Howard Pyle racconta le vicende della Tavola Rotonda, questo libro si concentra sui tre personaggi più acclamati e famosi tra tutti i cavalieri di Re Artù: sir Lancillotto, sir Tristano e sir Parsifal. Nella stesura di Pyle lo stile mi ha ricordato molto quello dei trovatori, sia per la scrittura che per i valori contenuti nelle vicende. I cavalieri, quando non impegnati a difendere il regno del loro sovrano, girano per il paese con l’unico scopo di affrontare tutte le avventure in cui si imbatteranno, per accrescere il loro valore e la loro fama. Un cavaliere che si rispetti, infatti, impegna la sua vita nel tentativo di salvare chiunque si trovi in pericolo e di risolvere eventuali problemi che affliggono il popolo. Tra i principi che si impongono alla Cavalleria si fa sentire forte e autoritario il rispetto verso un altro cavaliere: un suo pari non dovrà mai offendere l’onore né di un amico né di un nemico. Un cavaliere combatte con coraggio e lealtà, non si preoccupa del pericolo né della sua morte, e quando è vinto si rimette completamente alla volontà di chi l’ha sconfitto. Ne escono figure di cavalieri che, pur di seguire i loro valori, sono disposti a rinunciare spesso ai loro desideri e a volte anche all’amore, se questo implica un comportamento poco valoroso.

L’amore, in particolare, è quello che tante volte abbiamo studiato sui libri di letteratura: l’amore cortese che non è passionale, né fisico, ma semplice adorazione della donna, vista come un essere angelico che va onorato e protetto. In questo caso Pyle sceglie di non credere a tutte le maldicenze legate al rapporto tra Lancillotto e Ginevra, lasciando al Cavaliere il merito di aver sempre onorato la sua regina.

«Ah, damigella,» disse sir Lancillotto «io servo una signora in quel modo e lei è impareggiabile, al di sopra di tutte le altre donne. Tuttavia, sebbene io sia il suo servitore, io la onoro soltanto da lontano. Poiché nel servirla io sono come uno che si trova sulla Terra ma guarda sempre in alto, verso la luminosa stella del mattino. Perché, se anche un uomo può deliziarsi di quella stella guardandola da lontano, non potrà mai sperare di raggiungere l’altitudine in cui essa si trova.»

Ma questo volume è prima di tutto il racconto di scontri sanguinosi e leggendari, battaglie coraggiose e gesta eroiche. I combattimenti sono resi nei minimi particolari, spesso vividi e cruenti, e dimostrano come i cavalieri sapevano essere allo stesso tempo magnanimi o letali. Rispetto al primo volume ho trovato una maggiore caratterizzazione dei personaggi, dovuta forse al fatto che l’autore si è concentrato solo su tre di loro. La scrittura è sempre scorrevole ma elegante, ricca di particolari, le descrizioni sono affascinanti, il racconto dei duelli e dei tornei è spettacolare. Nonostante questo ho trovato ancora una volta la stessa difficoltà ad affezionarmi ai protagonisti. Pyle ha scelto di non romanzare più di tanto la storia ma di riferirla in base ai suoi studi sulle varie leggende. Ne esce un quadro piuttosto didascalico, che può sembrare freddo all’inizio finché non ci si abitua alla sua narrazione. Occorre considerare però che questo lavoro è figlio del suo tempo: sir Howard Pyle era uno studioso di fine ottocento, che all’inizio del nuovo secolo decide di dedicarsi a una ricostruzione certosina e precisa delle tante avventure che nei secoli sono state cantate e riprodotte in varie opere. Certo è che ha fornito a tutti gli amanti delle avventure cavalleresche della Tavola Rotonda un quadro completo e affascinante, degno di competere con altri illustri colleghi.


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