I fiumi di Londra – Ben Aaronovitch

I fiumi di Londra – Ben Aaronovitch

Titolo: I fiumi di Londra

Autore: Ben Aaronovitch

Editore: Fanucci

Genere: fantasy poliziesco

Pagine: 288

Prezzo: 14,00

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Trama

E’ una notte buia e fredda a Londra, simile a tante altre notti invernali, eppure per l’agente della Polizia Metropolitana Peter Grant, sarà l’inizio di un’avventura a cui è difficile credere, ma che è tanto facile seguire. Soprattutto per una recluta della polizia che dopo i due canonici anni di prova vorrebbe finalmente avere un ruolo sul campo. Sfortunatamente il suo capo non vede in lui niente di speciale, così, mentre è di guardia a Covent Garden, dove è appena stato commesso un efferato omicidio, Peter ha in testa solo tre cose: non congelare, evitare il noiosissimo lavoro di scrivania a cui è stato assegnato, ed entrare nei pantaloni di Lesley May, la collega che continua a trattarlo come fosse il suo migliore amico.

Mentre è lì in piedi ad attendere il cambio turno, una strana figura gli si accosta, confidandogli di aver assistito all’assassinio. Sarebbe l’occasione perfetta per Peter per mettersi in mostra, se solo il testimone non fosse molto molto morto e quindi poco attendibile. Passato l’iniziale sbigottimento, la sua mente razionale decide di sfruttare la situazione e la notte successiva si reca dinuovo a Covent Garden in cerca dello spirito. Fa invece la conoscenza del misterioso Ispettore capo Nightingale, che lo richiede come suo assistente personale per il caso. E’ in questo modo bizzarro che Peter scopre un mondo invisibile sotto la superficie della sua città, popolato da maghi, vampiri, spiriti dei fiumi e ninfe e chissà quali altre strambe creature, a partire dall’inquietante domestica del Castello, sede della società magica per cui opera l’Ispettore. Quando Nightingale gli svela che anche in lui è nascosta la magia, Peter capisce di voler fare parte di questo mondo e inizia l’apprendistato per diventare un mago.

Nel frattempo però, Londra pare essere caduta vittima di una follia omicida che continua a causare morti. Tutti i delitti sono caratterizzati non solo da un’eccessiva violenza, ma dalla totale mancanza di logica. Mentre indagano sui vari casi, scoprono così che gli omicidi stanno ricalcando una famosa opera teatrale di burattini, messa in scena nel secolo precedente. Il loro compito sarà quello di capire quale spirito sta orchestrando questa follia, mentre cercano di sfuggire a ninfe tanto affascinanti quanto ammaliatrici, vampiri sopiti in vecchi ruderi, e divinità fluviali che si contendono i quartieri di Londra.


Autore

Ben Aaronovitch è uno scrittore inglese nato nel 1964, conosciuto nel suo paese soprattutto come sceneggiatore di famose serie tv, tra cui Dark Knight, Jupiter Moon e per aver scritto alcuni episodi di Doctor Who alla fine degli anni ’80. Ha pubblicato diversi romanzi, tra cui la serie urban fantasy (edita parzialmente in Italia) incentrata sul poliziotto Peter Grant, di cui “I fiumi di Londra” è il primo capitolo. Nel 2020 è uscito il secondo volume “La luna su Soho“.


Recensione

Credo abbiate capito ormai che adoro il fantasy e la fantascienza, ma non sono un’appassionata di polizieschi. Potete immaginare quindi la mia curiosità quando ho letto la trama di questo romanzo. La prima cosa che ho pensato è stata che era davvero un’unione bizzarra e non sapevo cosa aspettarmi. Dopo poche pagine lo stile peculiare dello scrittore mi aveva già conquistata, al di là della storia. Ben Aaronovitch ha una scrittura fluida e scorrevole, quotidiana, lineare e mai faticosa. La narrazione in prima persona da parte del protagonista Peter Grant contribuisce a coinvolgere totalmente il lettore, perché accentua quell’ironia che caratterizza tutto il libro. Impossibile resistere a un personaggio così divertente, che con il suo sarcasmo e quello humor tipicamente inglese riesce a sdrammatizzare anche le scene più serie, ridendo di se stesso e degli altri. Credo che uno dei lati più interessanti del romanzo sia proprio la caratterizzazione del protagonista: questo giovane agente della Polizia Metropolitana di Londra con tanta voglia di rendersi utile, di lavorare sul campo, intelligente e coraggioso, ma come dice la sua collega Lesley, perennemente distratto e con la testa tra le nuvole. Il mondo di Peter è fatto di piccoli particolari che agli occhi degli altri sembrano insignificanti e il ragazzo si perde nell’osservazione di ciò che lo circonda, con una curiosità fuori dal comune, che a volte lo porta a estraniarsi dalla realtà contingente. Peter Grant è uno dei personaggi più divertenti che ho incontrato nella letteratura fantastica moderna, ed è interessante e originale soprattutto per la semplicità con cui affronta l’esistenza di un mondo che credeva fosse presente solo nelle favole e al quale si sente subito legato.

Era destino che dovessi incontrarlo io o poteva accadere a chiunque altro? Ogni volta che mi pongo la stessa domanda mi ritrovo a citare mio padre, che con la sua saggezza una volta mi disse:«Chi lo sa per quale cazzo di motivo succedono certe cose?»

Un altro aspetto che mi ha catturato immediatamente, forse dovuto al mio amore intenso per la città di Londra e per la cultura britannica, è la presenza della capitale come protagonista indiscussa della storia. Le descrizioni precise e accurate dei quartieri non solo non risultano mai pesanti o noiose, ma anzi riescono a comunicare perfettamente quell’alone di ombra e di mistero che sembra sempre aleggiare sulla città, soprattutto dopo una certa ora. La trama è piuttosto complessa, tanto che all’inizio ho faticato a tenere a mente tutti i passaggi e gli intrecci che li uniscono. A metà libro c’è forse un momento di stallo, in cui pare che l’azione rallenti, ma dopo pochi capitoli le svolte della storia trascinano il lettore in una serie di eventi incalzanti e avvincenti che portano verso il finale in modo naturale e coinvolgente.

Ho trovato l’idea di base abbastanza originale: il mondo concreto e governato da regole ferree di un agente di polizia, che si scontra con una realtà dove la magia circonda l’uomo senza che questo se ne accorga. Figure magiche, strambe, a volte paurose, ma più spesso ambigue, mescolate tra noi da sempre, che controllano il regolare flusso della vita e della natura. Gli spiriti dei fiumi di Londra, capaci di gestire e influenzare il tempo, gli eventi naturali e i vari elementi, ci ricordano alla fine che l’uomo è solo un ospite dell’ambiente in cui vive, che invece possiede forze potenti e oscure con le quali mantiene un costante equilibrio nel mondo. Mi è piaciuto molto lo stretto legame tra le scienze e la magia, sviluppato attorno alla figura del padre della rivoluzione scientifica Isaac Newton, che pare sia stato, nella storia di Aaronovitch, il primo ad aver dato un fondamento teorico alla magia (tanto da essere addirittura il fondatore della società segreta di cui fa parte Nightingale). La ricerca del serial killer che vaga per Londra sfocerà in qualcosa che va ben oltre la semplice violenza e che i protagonisti inizialmente sottovaluteranno.

«Date per scontato che siamo di fronte a una specie di serial killer sovrannaturale. E se fosse completamente diverso?»

«Cioè?»

«Cioè una manifestazione dell’andamento della società, del crimine e del disordine. Lo spirito della ribellione e della sommossa londinese.»

Una considerazione, quella di Lesley, che all’interno di una storia così umoristica, appare ancora più comica per la sua serietà. Ma potrebbe avere ragione? La trovata di Aaronovitch di utilizzare la Londra arrabbiata, stanca, convinta che il sistema venga sfruttato da una fetta di popolazione (perlopiù straniera) che si adagia sui sussidi statatli, che non paga le tasse, mentre i londinesi fanno sacrifici, è originale e regge il gioco, oltre a svelare forse una velata critica alla società contemporanea. E allora, da buon umorista, perché non utilizzare una figura che arriva direttamente dalla commedia dell’arte italiana, Pulcinella, che nel XVIII secolo fu usata nei teatri di marionette inglesi: “Punch” diviene all’epoca una maschera negativa, che si fa beffe delle autorità e compie misfatti per puro desiderio di ribellione. Punch è lo spirito della sommossa che incarna i pensieri dei londinesi. Non è un uso nuovo della figura (ci sono riferimenti a Punch e Judy in molta letteratura e soprattutto nel cinema), ma è originale il modo in cui l’autore la sfrutta.

Alla fine, quindi, un romanzo ben scritto, che si legge velocemente e con piacere, sia che vi piacciano i polizieschi con un pizzico di fantasia, sia che prediligiate il mondo della magia. Come primo libro di una trilogia devo dire che mi ha soddisfatta e mi ha lasciato con la curiosità di proseguire la conoscenza dei personaggi introdotti in questo capitolo. Ci aspettiamo grandi cose dal giovane apprendista mago e attendiamo il secondo volume.


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