Là dove crescono i cedri – Pierre Jarawan

Là dove crescono i cedri – Pierre Jarawan

Titolo: Là dove crescono i cedri

Autore: Pierre Jarawan

Editore: Sem

Genere: romanzo

Pagine: 448

Prezzo: 18,00


Trama

Samir El-Hourani ha solo otto anni quando la sua vita cambia per sempre. E’ nato in Germania, dove i suoi genitori sono fuggiti negli anni ’80 durante la guerra civile che stava dilaniando il loro paese, il Libano. Samir cresce in occidente, in un quartiere multirazziale dove la famiglia El-Hourani è profondamente amata. Il padre gli racconta storie del suo paese d’origine da quando è piccolo e Samir lo ascolta rapito, considerandolo un padre amorevole e onesto. Finché una foto ritrovata per caso non getta Brahim El-Hourani nello sconforto: depresso, silenzioso, l’uomo cambia completamente agli occhi della sua famiglia e una notte, senza spiegazioni, non torna più a casa. Samir è spezzato. Che fine ha fatto il padre? Cosa poteva esserci di così terrificante in quella foto da farlo fuggire? E’ tornato forse in Libano, abbandonandoli tutti? Per vent’anni Samir vivrà con il senso di colpa per non averlo saputo fermare e alla fine sarà costretto a raggiungere quel paese che tanto aveva sognato, per mettere ordine nella sua vita e seguire le tracce di un uomo che nascondeva segreti ben più complessi di quelli che il ragazzo aveva immaginato.


Autore

Pierre Jarawan è uno scrittore tedesco-libanese. E’ nato ad Amman, in Giordania, ma si è trasferito con la famiglia in Germania all’età di tre anni. Ha iniziato molto presto a scrivere novelle e racconti sulla base delle storie che il padre gli raccontava la sera. “Là dove crescono i cedri” è il suo romanzo d’esordio.


Recensione

Ci sono quei libri che quando li apri non riesci più a chiuderli. E non sai perché, non c’è una ragione razionale: non è perché rientrano nel tuo genere preferito, non è per la scrittura, non è per le emozioni che ti hanno fatto provare. Non è per nessuna di queste ragioni. O forse è per tutte. Il romanzo d’esordio di Pierre Jarawan su di me ha fatto questo effetto. La storia… oh la storia… avrei continuato ad ascoltarlo per sempre, affabulatore maestrale capace di trascinarti nella vita dei protagonisti, nella vita di un paese intero, e farti pendere dalle sue labbra. Non ha un solo difetto, non c’è una mancanza, nessun buco, nessun momento di stasi.

Pierre Jarawan ha uno stile evocativo ma pacato, intimo e caldo, una scrittura che si lascia leggere senza sforzo, che ti costringe a voltare la pagina per sapere come continua la storia. I personaggi, a partire dal protagonista Samir, sono ben costruiti e si intuiscono, anche se visti con gli occhi del ragazzo, il loro carattere e le loro emozioni. “La dove crescono i cedri” è una storia familiare, certo, ma lo scrittore è riuscito ad aggiungere sullo sfondo la storia travagliata del suo paese senza renderlo per questo pesante. Il Libano è lì, tra le pieghe della storia: possiamo sentire i suoi odori, vedere i suoi colori, le sue bellezze e le sue devastazioni. Tutte le sue contraddizioni.

Se pensi di aver capito il Libano

è perché te l’hanno spiegato male

(Proverbio libanese)

Possiamo seguire la storia di un popolo in lotta da decenni, sia internamente che oltre i confini; in lotta per la pace, per la collaborazione a volte, per la divisione troppo spesso. Un popolo che non si sente unito da tanto tempo: 18 confessioni religiose diverse, ognuna delle quali si crede un popolo a parte. Le forze politiche e militari che lo hanno controllato dagli anni ’70 hanno cavalcato l’onda della diversità, evitando il più possibile che i vari settori della popolazione trovassero un luogo comune dove vivere. La vicinanza, così come aveva fatto un tempo, avrebbe dimostrato che potevano convivere pacificamente come libanesi, e non come cristiani, musulmani, sciiti o drusi. Tenerli separati ha giocato a favore delle forze al potere, che hanno trovato appoggio nell’odio che loro stesse hanno fomentato, degli uni per gli altri. Ed è con delicatezza ma anche con estrema chiarezza che Jarawan riesce a disegnare un paese che ama, pur con le sue difficoltà, e che vorrebbe vedere rinascere. Perché i libanesi hanno sofferto e sono stati spezzati tante volte, ma sono forti e ogni volta si sono rimessi in piedi e hanno ricominciato da capo.

Ora so che mi mancherà questa città caotica, malinconica, folle, in costante movimento, questo crogiuolo di culture, religioni, lingue sovrapposte. Beirut è gioia pura e puro dolore. Beirut è perdono. Beirut è zoppa, confusa, sfregiata, ma balla lo stesso. Beirut è come me.

E poi c’è lui, Samir El-Hourani, e la sua famiglia. Lui è nato in Germania da genitori profughi e non ha mai visto il suo paese d’origine, ma il padre glielo racconta ogni sera nelle storie avventurose ed esotiche che inventa per farlo dormire. E così Samir cresce all’ombra di un uomo amorevole, benvoluto da tutto il vicinato, amato dalla moglie e ammirato dal figlio. Fino al giorno in cui una foto ritrovata per caso non lo cambia completamente, facendolo diventare taciturno e pensieroso e poi, in una sera qualunque, lo fa sparire per sempre dalle loro vite. La vita di Samir è spezzata: cosa è successo? E’ morto? Ha avuto un incidente? E’ fuggito per tornare in Libano forse, ma per colpa di chi? E così il piccolo Samir cresce con il senso di colpa, un vuoto incolmabile e tante domande che lo tormentano di notte.

Certi eventi della vita ti colgono di sorpresa. Ne seguono altri simili. Solo molto dopo, quando meno te lo aspetti, assumono un nuovo significato, perché nel frattempo sei venuto a conoscenza di particolari di cui prima eri ignaro.

A questa prima perdita ne fanno seguito altre più o meno gravi, che lo getteranno in un oblio dal quale non riesce a uscire: Samir abbandona ogni sogno, ogni speranza, con l’unica idea fissa di capire che fine abbia fatto il padre. La sola che riuscirà a scuoterlo da questa esistenza priva di vita sarà la vecchia compagna di giochi Yasmin, che lo metterà con le spalle al muro.

«Tu respiri, Samir,» disse amara «ma respirare non vuol dire vivere».

Là dove crescono i cedri” è un romanzo commovente e toccante, che segue la storia di questa famiglia lungo più di trent’anni, tra presente e flashback del passato: una storia di dolore, di sogni infranti, di speranze perse, ma anche di redenzione, di coraggio e amicizia e alla fine di un amore puro e sincero che accompagna Samir per tutta la sua vita e lo risolleva dal buio in cui si è nascosto.

Dopo tanto tempo alla deriva un’onda mi riportava sulla terraferma. Con le ultime forze rimaste mi strinsi a lei, affondandole la testa sulle spalle. Era la mia isola.

E’ stata una lettura splendida, una di quelle che ti restano nel cuore e che fatichi ad abbandonare perché ti hanno dato molto più di quello che ti aspettavi. Lo scrittore è riuscito non solo a creare una storia familiare affascinante e ricca di emozioni, ma anche a mostrare un popolo in lotta continua per la pace che spesso è divenuto profugo in altri paesi, dove ha dovuto mantenere la sua unicità pur adeguandosi alla nuova cultura.

“Un giorno sarai tu a raccontare ai tuoi figli le storie della buonanotte.” Così aveva detto papà.

Non ci sono principi, né principesse, né draghi nella storia che racconta Samir. Ma di sicuro è una delle storie della buonanotte più belle che io abbia mai letto.


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