La grande Gilly Hopkins – Katherine Paterson

La grande Gilly Hopkins – Katherine Paterson

Titolo: La grande Gilly Hopkins

Autore: Katherine Paterson

Editore: Mondadori

Genere: romanzo per bambini

Pagine: 206

Prezzo: 14,00

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Trama

Gilly Hopkins ha solo undici anni, ma ha già vissuto più vite di quelle che ci si aspetta da una bambina della sua età. Della mamma, che l’ha abbandonata quando aveva tre anni, ha un ricordo vago alimentato da una fotografia sulla quale la donna le ha lasciato scritto tutto l’amore che prova per lei. Da quel momento, Gilly è passata da una coppia affidataria all’altra, diventando un’esperta nel farsi cacciare. Perché Galadriel, come solo la mamma ha il permesso di chiamarla, sa bene che la donna tornerà a prenderla e la loro famiglia sarà di nuovo riunita. Sbarazzarsi dell’ultima mamma adottiva sarà facile come sempre, pensa Gilly; ma quando arriva a Thompson Park la ragazzina si trova davanti persone davvero bizzarre.

Maime Trotter è un donnone massiccio, così grande che Gilly si chiede come faccia a muoversi; è fastidiosamente sorridente e positiva e ha un rapporto sdolcinato fino alla nausea con il piccolo William Ernest, il bambino che ha adottato prima di lei e che sembra anche essere un po’ lento. Come se non bastasse, ogni sera, a cena, i due hanno l’abitudine di ospitare l’anziano vicino di casa, il signor Randolph, che oltre a essere cieco è anche sgradevolmente nero. “La grande Gilly”, come tutti la conoscono nell’ambiente, non può permettere a nessuno di tenerla richiusa in una gabbia di matti e ha già in mente un piano per riconquistare la libertà. Purtroppo per lei, l’ennesimo guaio in cui si caccerà scatenerà una serie di conseguenze che, dopo tanto tempo, le faranno provare sentimenti che aveva nascosto con cura in fondo al cuore.


Autore

Katherine Paterson è considerata una delle più importanti scrittrici per ragazzi. Nata in Cina nel 1932, dove ha vissuto fino alla scoppio della guerra, ha poi cambiato casa più di trenta volte, finché l’incontro con il futuro marito non l’ha convinta a stabilirsi negli Stati Uniti. Il suo romanzo più famoso è sicuramente “Un ponte per Terabithia“, dal quale è stato tratto un film. Per i suoi contributi allo sviluppo della letteratura per bambini e ragazzi ha vinto sia lo Hans Christian Anderson Award che lo Astrid Lindgren Memorial Award. Molti dei suoi romanzi trattano il difficile tema della perdita di una persona amata e, come lei stessa ha detto, hanno come protagonisti eroi di ogni spiacevole sorta, motivi per cui le sue opere sono state inizialmente criticate. Tra i libri tradotti in italiano ci sono “La grande Gilly Hopkins”, “La mia rivoluzione“, “Io me ne vado“.


Recensione

Sono arrivata a questo libro per caso, scoprendo che l’autrice era divenuta famosa in Italia per i suoi romanzi per ragazzi dopo l’enorme successo di “Un ponte per Terabithia“, che io non ho letto ma di cui ho visto la trasposizione cinematografica. Non sapevo bene cosa aspettarmi quindi, ma di sicuro non credevo di trovare una storia così dura. Con una scrittura leggera e quotidiana, adatta ai bambini di ogni età, un linguaggio spesso ironico e velatamente moraleggiante, la Paterson è riuscita a creare una storia che ti rapisce totalmente. Non vi nascondo che a metà libro è scappata qualche lacrima. Tutte le figure di questo libro sono straordinarie, dalla protagonista fino all’insegnante della scuola e lo stile dell’autrice è così pacato e trascinante insieme che potrei rileggerlo da capo provando le stesse emozioni.

Gilly Hopkins (Galadriel all’anagrafe, ma guai a chiamarla così) è una figura contraddittoria: anche se la conosciamo nel suo momento peggiore, quando il suo scopo è farsi odiare da tutti (e cielo, se ci riesce bene!) non si può davvero detestarla. Perché nonostante il suo carattere scontroso, i suoi modi cinici e il suo comportamento fuori dalle regole e spesso cattivo, si sente di fondo un dolore che la divora. Gilly ha vissuto tutta la sua vita nell’attesa del ritorno della madre, cosa di cui non dubita nemmeno per un istante. Tutto quello che c’è nel mezzo è un fastidioso rallentare questo fatidico incontro. Solo una volta, nella lunga scia di famiglie adottive, Gilly si è permessa di affezionarsi ai nuovi genitori, ma è stato un errore che ha pagato caro e ora è consapevole che non provare nessun sentimento di affetto è l’unico modo per non soffrire oltre. Così, delusa dal mondo, lo affronta a modo suo, decisa a tenere a distanza chiunque tenti di avvicinarsi.

Gliel’avrebbe fatta vedere lei al mondo. Avrebbe fatto vedere a tutti chi era Galadriel Hopkins. Che non credessero di poterla mettere nel sacco.

Ma se guardiamo in profondità, Gilly è una ragazzina dalle mille facce: educata ma cattiva, disinteressata agli altri ma onesta, senza peli sulla lingua ma sincera, desiderosa di trovare un posto nel mondo e indifesa davanti ai sentimenti. Gilly è tremendamente insopportabile e teneramente vulnerabile, tutto nella stessa piccola persona che non si può fare a meno di amare. Convinta che la felicità possa arrivare solo nella forma della donna che le sorride dalla fotografia, Galadriel non può ammettere nemmeno con se stessa di cosa ha davvero bisogno.

Quel che cercava lei era qualcosa su cui Trotter non aveva alcun potere: smettere di essere una “bambina in affido”. Essere vera, senza virgolette. Essere cigno, non più brutto anatroccolo, essere Cenerentola con tutte e due le scarpine ai piedi, Biancaneve dopo i nani…essere Galadriel Hopkins, finalmente diventata se stessa.

Anche le figure di Maime Trotter, la nuova mamma adottiva, e del piccolo William Ernest, sono caratterizzate in modo splendido. Trotter è la rappresentazione della calma e della tenerezza, nonostante sia incisiva nei modi e il suo sguardo non lasci possibilità di trattativa. Oltre a una meravigliosa costruzione psicologica dei personaggi e al cambiamento di Gilly, ci sono sullo sfondo varie tematiche piuttosto serie, toccate con estremo tatto dall’autrice. Prima fra tutte la diversità del piccolo William Ernest, che ha difficoltà negli studi perché più lento dei suoi compagni e ha un carattere chiuso e impaurito dal mondo, forse per il suo vissuto precedente. Quando Gilly si permetterà di insinuare davanti a Trotter che il bambino possa essere ritardato, la reazione della donna metterà in chiaro che nessuno deve permettersi di trattare suo figlio in modo diverso o anche solo offenderlo. E alla fine, le strane abitudini del bambino faranno breccia nel cuore di Gilly, che vedrà in lui solo un esserino che è stato rifiutato da qualcuno, proprio come lei.

Scritto nel 1978, quando ancora in alcuni stati del Sud era considerata spiacevole l’unione di bianchi e neri, il libro mostra l’insensatezza dei pregiudizi sociali. Inizialmente diffidente e quasi infastidita dalla presenza non solo del vecchio vicino ma persino dell’insegnante nera, Gilly sfogherà tutto il suo disappunto su quest’ultima, che invece le darà una grande lezione di vita.

Tu e io siamo tra le persone più rabbiose che io conosca. A me è sempre stato insegnato a negare la mia. Ed è questo che mi porta a invidiarti. La tua rabbia è ancora in superficie e tu puoi guardarla in faccia e fare amicizia con lei, se vuoi.

La grande Gilly Hopkins” è un libro molto toccante, una storia fin troppo vera per tutti quei bambini abbandonati dai genitori, che si sentono dei pacchetti postali, spediti da un indirizzo all’altro ogni volta che si presenta un problema. Non mi meraviglia che i libri della Paterson abbiano trovato un muro nella critica del tempo: le sue storie sono dure, spesso senza lieto fine, o perlomeno con un finale che non si discosta mai dalla realtà. I suoi protagonisti sono ragazzini problematici e a volte poco simpatici, messi alla prova dalla vita e costretti a redimersi da soli o a trovare un modo per andare avanti. Questo romanzo racconta una storia di comprensione, di amore, di tenerezza, di sincera amicizia, ma anche di grande delusione, di perdite e di accettazione della realtà dei fatti. Non vi aspettate il classico lieto fine, perché nella vita reale non è quello che accade sempre. Aspettatevi invece la storia meravigliosa di una ragazzina che, con quella vita, impara a convivere e a godere degli aspetti postivi, anche se si ritrova con un futuro diverso da quello che aveva sempre sognato. Ma a volte quello che ottieni è più importante di quello che desideravi.

«Mio dolce tesoro, non te l’ha mai detto nessuno?»

«Che cosa?»

«Che tutte quelle storie del lieto fine sono balle.»

«Ma se la vita è tanto brutta, perché tu sei così felice?»

«Ho detto brutta? No, ho detto dura. Niente rende felici come riuscire bene in un compito difficile, non è vero?»


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