La libraia che salvò i libri – Kerri Maher

La libraia che salvò i libri – Kerri Maher

Titolo: La libraia che salvò i libri

Autore: Kerri Maher

Editore: Garzanti

Genere: romanzo

Pagine: 315

Prezzo: 12,00


Trama

Parigi, 1919. Per Sylvia i libri sono sinonimo di indipendenza e libertà. Nessuno meglio di lei, che è una libraia, sa che hanno un potere immenso e che nulla dovrebbe ostacolarlo. Non tutti, però, credono nella magia della letteratura e c’è chi vuole ridurla al silenzio. È quello che accade all’Ulisse di James Joyce: in quelle pagine Sylvia ha ritrovato sé stessa, mentre altri vi vedono qualcosa di indecente e pericoloso. Per questo vogliono proibirlo. Sylvia deve impedirlo, e perciò decide di pubblicarlo, prima in tutto il mondo. Lei che non è un editore, ma solo la proprietaria della Shakespeare & Co., una piccola libreria dagli immensi scaffali in legno aperta tra mille difficoltà, un accogliente rifugio per chiunque ami i libri. Tra quelle mura, Sylvia sta per fare la storia e non è sola. Parigi è la città dove tutto è possibile: nei suoi caffè nascono indissolubili amicizie letterarie tra personalità del calibro di Ernest Hemingway, Ezra Pound, Gertrude Stein e James Joyce. Saranno proprio loro ad aiutarla e a sostenerla. Perché non possono permettere che i lettori non beneficino di quelle parole. Non possono permettere che la censura abbia la meglio. Anche se questo, per Sylvia, significa correre il pericolo di perdere quello a cui tiene di più: la Shakespeare & Co. e il suo amore. A guidarla e a darle coraggio sono il potere dei libri e della libertà.


Autore

Kerri Maher è una scrittrice americana, fondatrice della “YARN”, una rivista letteraria per ragazzi. “La libraia che salvò i libri” è il primo romanzo pubblicato in Italia.


Recensione

I libri che parlano di libri hanno sempre avuto un fascino del tutto particolare per me. E’ sempre un piacere ritrovare nei protagonisti la stessa passione che provo nell’aprire un libro, ed è per questo che “La libraia che salvò i libri” mi ha affascinato fin dalla copertina. Devo ammettere che non conosco l’opera di James Joyce se non per i titoli; non ho letto nulla dell’autore e non conoscevo la situazione storica e sociale in cui ha cercato di pubblicare il suo “Ulisse”. Non ero nemmeno consapevole dell’innovazione derivata dal libro, che portò tanto scompiglio nella buona società dell’epoca. È stato quindi un piacere ripercorrere insieme alla protagonista la storia letteraria di un’opera che ha cambiato per sempre la forma della narrazione, dando l’avvio al monologo intimo del protagonista, e a quella narrazione senza punteggiatura che poi è stata tanto ricalcata in seguito. Kerri Maher ha svolto un lavoro sublime nel descrivere il periodo storico in cui la vicenda si è svolta e il pregio maggiore del romanzo è di certo quello di essere riuscito a dare un quadro preciso e vivido di una società in pieno fermento, travolta dai cambiamenti e ricca di personalità intense che hanno fatto la storia della letteratura, della musica, della poesia e di ogni arte in generale.

Mentre l’America si incupiva sotto i colpi della censura, del proibizionismo, del sentimento anti-immigrati e della soppressione di qualunque idea che potesse offendere il decoro, in Francia i cambiamenti trovarono il suolo adatto. Gli anni ’20 hanno visto Parigi riempirsi di artisti stranieri, i cosiddetti bohémiens, in fuga dai loro paesi in cerca della libertà di esprimersi. Silvia Beach è stata una sorta di mecenate che con amore, passione e tenacia, ha aperto le porte della sua libreria americana a Parigi, la Shakespeare & Co., a nomi come Ezra Pound, André Gide, Ernest Hemingway, TS Eliot, Gertrude Stein, Francis Scott Fitzgerald e James Joyce. A Parigi l’Ulisse di Joyce, bandito in America perché considerato immorale, trova il modo di farsi apprezzare e riesce, grazie alla testardaggine di Silvya, a essere pubblicato. Mi è piaciuto seguire le vicissitudini di questo romanzo che, per la prima volta, univa il sublime al volgare; ho amato la forza di Silvya e le riunioni presso la sua libreria delle più fervide menti di inizio secolo. Mi sono stupita, tra l’altro, nello scoprire quanto la città, rispetto al resto del mondo, accettasse già ufficiosamente le relazioni tra persone dello stesso sesso.

Stiamo parlando di un libro che rappresenta un inno alle parole scritte, alla letteratura in ogni sua forma, alla forza che i romanzi possono avere sulle varie società. Silvya non è una semplice libraia, ma una figura capace di vedere oltre i paraocchi del costume e riconoscere i cambiamenti e difendenderli, convinta che ogni libro possa dare qualcosa a un diverso lettore.

Essere proprietari di una libreria è molto più che vendere frasi. E’ mettere le frasi giuste nele mani giuste.

Se parlando della trama non ho trovato difetti, non posso però dire lo stesso della scrittura di Kerri Maher. Non so se questo derivi dal suo stile, oppure dall’aver usato come protagonisti personaggi realmente esistiti, che forse hanno limitato la sua possibilità di intervenire sui caratteri. Ma il problema è che non è riuscita a dar loro spessore; nonostante la scrittura sia scorrevole e fluida, resta una sensazione di straniamento in sottofondo, come se il lettore non riuscisse a immedesimarsi nei protagonisti. Anche la storia d’amore tra Silvya e Adrienne, che avrebbe dovuto fare da contraltare alle vicende storiche, risulta piuttosto fredda e non comunica emozioni. Davvero un gran peccato perché il potenziale per un libro importante c’era, ma alla fine ne deriva invece una semplice descrizione di fatti per cui non ho provato empatia. Resta il valore storico dell’opera, che riporta fedelmente avvenimenti che hanno cambiato per sempre la letteratura, ma avrei gradito un maggiore coinvolgimento nelle storie dei protagonisti, che restano invece opachi sullo sfondo.


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