La principessa testarda e il principe pezzato – Robin Hobb

La principessa testarda e il principe pezzato – Robin Hobb

Titolo: La principessa testarda e il principe pezzato

Autore: Robin Hobb

Editore: Fanucci

Genere: fantasy

Pagine: 228

Prezzo: 16,00


Trama

Nel Regno degli Antichi, nelle terre dei Sei Ducati, una storia ha avuto luogo che ha cambiato per sempre la condizione di coloro che posseggono lo Spirito, ossia la capacità di parlare la lingua degli animali e stringere un vincolo di dipendenza con loro. Era considerato un dono speciale, di cui la popolazione aveva sempre usufruito per il benessere della comunità. Tutto questo finché l’erede al trono di Castelcervo, la regina-in-attesa Cautela, figlia della regina Capace e di re Virile Lungavista, non dimostrò al mondo intero di essere tanto testarda e desiderosa di vivere a modo suo, da innamorarsi del suo capostalliere. Un giovane taciturno, legato dal dono al suo stallone chiazzato, con il quale condivideva scure macchie su tutto il corpo. Dal loro sfortunato e illegittimo amore nascerà un bambino che dividerà la Corte in due fazioni: Corsiero Lungavista, che tutti chiamano il principe pezzato, cambierà per sempre la discendenza della sua famiglia e la vita stessa di Castelcervo. E questa storia vale la pena di essere trascritta esattamente come il suo cantastorie ha voluto che venisse ricordata prima di morire, in modo che se ne potesse parlare per sempre.


Autore

Robin Hobb è una scrittrice statunitense del 1952, famosa per i suoi fantasy di carattere medioevale. Con il nome di Megan Lindholm ha invece pubblicato fantasy contemporanei. La trilogia più conosciuta è quella dei Lungavista, composta da “L’apprendista assassino”, “L’assassino di corte” e “Il viaggio dell’assassino“. A questa hanno fatto seguito la trilogia dei mercanti di Borgomago e quella dell’Uomo Ambrato. Ci sono poi le Cronache delle Giungle della Pioggia. “La principessa testarda e il principe pezzato“, pubblicato solo nel 2021, è in realtà un prequel della prima trilogia.


Recensione

Non ho mai affrontato la Trilogia dei Lungavista di Robin Hobb, pur conoscendola di fama, ma ne sono sempre stata incuriosita. L’uscita di questo prequel/spin off mi è sembrata l’occasione perfetta per avvicinarmi a questa saga e alle sue successive. Devo ammettere che mai un libro ha spaccato a metà il mio giudizio: è straordinario e superficiale allo stesso tempo. Come si può considerare un racconto in due modi così differenti, contemporaneamente? Proverò a spiegare le mie ragioni. Fin dalle prime pagine sono rimasta affascinata dallo stile di scrittura: scorrevole, ammaliante, fluido; una scrittura che non ha bisogno di pause, che scivola via come una bella favola, una di quelle che non vorresti che smettessero di raccontarti mai. Il mondo creato dalla Hobb, che qui appena si intravede, ma che i suoi lettori conoscono bene, è intrigante e perfetto: un tempo antico molto simile a quello medievale, dove donne e cavalieri parlano di onore e coraggio, amore, intrighi di corte, faide per la corona; il tutto mescolato con una magia appena accennata. La bravura della scrittrice nel disegnare questo ambiente è indubbia e se avevo l’intenzione di leggere i suoi libri ora sono certa che lo farò.

Qual è allora, direte voi, il problema del libro, se ne ha uno? Credo sia un insieme di piccoli elementi che non mi hanno permesso di affezionarmi alla storia dietro la scrittura. Innanzitutto non stiamo parlando di un romanzo, ma di una novella di appena 130 pagine. Non lasciatevi ingannare dalla corposità del volume: metà di esso è costituita dai primi capitoli del primo volume della Trilogia dei Lungavista. La brevità della storia e soprattutto la scelta di utilizzare Felicia, madre del cantastorie, come narratrice imparziale e onesta, che in modo quasi ossessivo ricorda al lettore di come le sia stato chiesto di raccontare solo la verità senza influenzarla con le sue emozioni, rende piuttosto difficile sviluppare empatia per i personaggi.

Le opinioni possono contenere della verità, ma la verità deve essere libera da opinioni.

Troppe poche pagine e troppa poca caratterizzazione. I protagonisti, per quanto abbiano dei caratteri distintivi propri, non sono abbastanza vividi e la loro storia rimane fredda come se fosse tratta da un libro di cronache. L’interesse del libro sta nell’aver fatto luce finalmente sull’odio che secoli più tardi insegue i possessori dello Spirito, e sulle origini del cambiamento sostanziale della stirpe dei Lungavista, che determinerà in futuro il loro destino. Temi fondamentali della vicenda sono la fedeltà e il tradimento. Legati a doppio filo dall’amore, questi due sentimenti serpeggiano per tutta la novella influenzando la vita dei protagonisti e il destino futuro della loro stirpe. L’amore passionale che non ha fiducia e crede alle dicerie; l’amore assoluto che scende a petti con la menzogna pur di non perdere la persona cara; l’amore e il rispetto per il proprio sovrano, che vengono facilmente messi da parte per il proprio tornaconto.

L’unica menzogna che le avessi mai detto era stata la mia rovina, e la sua, e quella del capostalliere. Tale è il potere di una menzogna raccontata a una persona che si ama.

Se a volte è necessario tenere nascoste alcune verità per il bene delle persone amate, qual è il limite che non va superato, oltre il quale l’amore sfocia nell’egoismo e nella distruzione?

A conti fatti, sono certa che i fan della Hobb lo apprezzeranno perché fa luce su un segreto a lungo nascosto che spiega le origini della dinastia dei Lungavista e introduce la particolare situazione di Fitz Chevalier, protagonista di “L’apprendista assassino“. Leggetelo quindi, ma senza aspettarvi la meraviglia e la profondità della narrazione tipiche della Hobb, e non rimarrete delusi. Prendetelo come un tranquillo e sintetico inizio della leggenda, oppure come un piacevole spin-off che risponde a una domanda che forse vi siete posti per tutti i successivi romanzi. Per quanto la ritenga una favola semplice e non all’altezza della fama della scrittrice, mi ha comunque convinta a recuperare l’intera saga ed entrare in un mondo affascinante, magico e cavalleresco da cui mi aspetto grandi emozioni.


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