Le transizioni – Pajtim Statovci

Le transizioni – Pajtim Statovci

Titolo: Le transizioni

Autore: Pajtim Statovci

Editore: Sellerio

Genere: romanzo

Pagine: 261

Prezzo: 16,00

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Trama

Un ragazzo che sa diventare una donna: si chiama Bujar, e può essere una giovane di Sarajevo corteggiata da uomini di ogni età oppure un affascinante spagnolo che fa innamorare ragazze alle quali non riesce a concedersi. Bujar inventa continuamente se stesso e la propria storia, come un impostore che si appropria dei frammenti che carpisce agli altri, del passato delle persone che ha amato, dei loro nomi, perché può scegliere chi vuole essere, il paese da cui proviene, i dettagli della propria esistenza, semplicemente mentre si racconta a un amico o a una sconosciuta, nel resoconto di una vita trascorsa in viaggio e in fuga, dall’Albania all’America, passando per Roma, Madrid, Berlino, Helsinki. Perché, come dice lui stesso, «nessuno è tenuto a rimanere la persona che è nata, possiamo ricomporci come un nuovo puzzle». A partire dall’adolescenza poverissima a Tirana, «la discarica d’Europa, il fanalino di coda dell’Europa, la prigione a cielo aperto più grande d’Europa», Bujar narra la sua storia in prima persona. I genitori, la sorella, l’amicizia con Agim, coetaneo e vicino di casa, rifiutato dalla famiglia per il suo orientamento sessuale. Entrambi fuori luogo in un paese devastato, sempre più dipendenti l’uno dall’altro, decidono di lanciarsi verso un futuro che gli appartenga. Vivono per le strade di Tirana, poi sulla costa, fino al viaggio da clandestini in Italia attraverso l’Adriatico. Dall’isolamento e l’umiliazione, dalla vergogna della solitudine, prende forma man mano un diverso Bujar, una creatura nuova che non ha più origine e nazionalità, e che è pronta a sfidare e ad abitare il mondo intero.


Autore

Pajtim Statovci è un autore finlandese, nato in Kosovo nel 1990 ma fuggito dal paese con la famiglia a soli due anni. Ha esordito con “L’ultimo parallelo dell’anima“, raggiungendo il successo con “Le transizioni” e poi con “Bolla“.


Recensione

Nei momenti di maggiore debolezza provo una tristezza opprimente, perché so di non rappresentare niente per gli altri, io non sono nessuno ed è come sentirsi morire. Se la morte fosse una sensazione, sarebbe questo: l’invisibilità, vivere la tua vita in abiti scomodi, camminare con scarpe strette.

In quest’unica citazione si condensa tutta la tristezza, l’amarezza e quel senso di solitudine e di inadeguatezza che sembra sempre provare il protagonista di questo libro. Ne ho rimandato la lettura per troppo tempo per paura di quanto potesse essere doloroso, e oggi posso dire che sono pentita di non averlo fatto prima. E’ uno dei romanzi più intimi e toccanti che mi sono capitati negli ultimi anni; di quelli che fanno male, ma che ti aprono gli occhi su tante cose. E quando una storia ti costringe a pensare, per me è valsa la pena leggerla. “Le transizioni” è un libro piuttosto strano, almeno all’inizio: Bujar comincia a raccontare la sua storia partendo da un evento drammatico, dopodiché la narrazione alterna presente e passato per ricostruire la sua vicenda, cosa l’ha portato a oggi e quello che avverrà dopo. Ma ogni volta che si racconta, Bujar è una persona diversa: può essere un ragazzo albanese fuggito dal suo paese, una ragazza spagnola, un immigrato italiano. E ogni volta che cambia forma, cambiano anche i ricordi del suo passato, tanto che all’inizio ho avuto qualche dubbio sul fatto che fosse un unico narratore. Finché non capisci che Bujar è solo in cerca di se stesso, della sua identità di genere, e che forse, dopotutto, non ama essere chiuso in una sola definizione.

Non sarebbe meglio se potessimo vivere tutti come se i generi non esistessero affatto? Non sarebbe meglio concentrarsi sull’essere unici invece che sull’essere uomo o donna?

Bujar vive la sua adolescenza in un paese e in un periodo storico (gli anni Novanta) in cui essere gay o transessuale è una condanna, qualcosa da tenere nascosto e di cui vergognarsi. Il suo tormento nasce dall’impossibilità di vivere l’amore con libertà, senza la paura costante di essere picchiato o deriso; lui che vorrebbe avere il tempo di guardarsi dentro e capirsi davvero, non essere costretto a vivere secondo la morale imposta.

Nessuno è tenuto a rimanere la persona che è nata, possiamo ricomporci come un nuovo puzzle.

Sullo sfondo della sua vita c’è un’Albania raccontata con cruda onestà e forse anche un misto di rabbia e vergogna per un paese che non ha saputo uscire dalla povertà, dalle difficoltà imposte da decenni di governo sbagliato, e che Bujar arriva a ripudiare come casa propria.

Solo allora capimmo come l’Albania rappresentasse la pecora nera d’Europa, un posto surreale senza direzione e senza senso, un posto di cui nessuno sapeva nulla. Vivevamo fuori dal tempo, in un pezzo di terra insignificante abbandonato dal buon senso.

Tante tematiche serie e delicate, quindi, in questo romanzo che ti cattura con la sua scrittura intima ma freddamente realistica, spesso cruda, che non risparmia né i pensieri più oscuri, né negli avvenimenti più violenti. È una narrazione che scava nella mente del protagonista senza preoccuparsi di alleggerire il peso della verità che sta mostrando, e che sa descrivere con maestria amore e odio allo stesso tempo, frustrazione e serenità, senso di inadeguatezza e ricerca di inclusione in qualcosa che Bujar insegue da anni e che forse ha paura di trovare. In un finale distruttivo, che rimette insieme alcuni pezzi del puzzle che non combaciavano, capiamo finalmente una parte del dolore che questo ragazzo si porta dietro e che forse ha influenzato le sue stesse scelte di vita. Una lettura straordinaria per capire le condizioni sociali di alcuni paesi dell’Est in un momento davvero triste della loro storia, ma soprattutto per scavare nell’animo di una persona che non si è mai amata, e che cerca disperatamente di sopravvivere alla società ma anche a se stessa, alla sua incapacità di amarsi.

Il mio testo, invece, è una storia che presento agli altri come il racconto della mia vita. Il protagonista sono io, un obbrobrio che ha provato a fuggire dalla sua bruttezza per tutta la vita, ma non fa che ritrovarsi ripetutamente davanti la sua immagine raccapricciante.


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