
Cara morte, amica mia – Gaia Trussardi

Titolo: Cara morte, amica mia
Autore: Gaia Trussardi
Editore: Francesco Brioschi
Genere: romanzo
Pagine: 150
Prezzo: 18,00
Trama libro
In seguito a due improvvise perdite famigliari, Gaia Trussardi è precipitata in un vortice di dolore e paura. Ovunque andasse, la morte pareva inseguirla quasi fosse una persona in carne e ossa, una “sorella siamese”. Ormai adulta, Gaia, in un gesto coraggioso e intimo, le scrive una lettera: Cara Morte, amica mia. Un racconto fatto di ricordi, da cui emergono domande esistenziali, e dove lei, la morte, è chiamata a vivere i momenti più significativi della vita. Da persecutrice si è forse trasformata in quell’amica in grado di stimolare quesiti e indirizzarne le risposte.
Recensione libro
Certe storie ci sfiorano senza lasciare traccia. Accade così anche se si tratta di nomi noti, marchi onnipresenti nei cassetti e nei guardaroba delle nostre case. Trussardi, negli anni Novanta, era ovunque, eppure di ciò che accadde realmente dietro quel nome io non ricordavo nulla. Adolescente in quegli stessi anni, non avevo idea della tragedia che li colpì. È stato solo prima di iniziare questo libro che mi sono fermata a cercare qualche informazione. E quello che ho scoperto mi ha colpita con una forza inaspettata: Gaia Trussardi perde il padre a soli vent’anni, in un terribile incidente d’auto. Un uomo che per lei era tutto, guida, sostegno, amore incondizionato. La sua scomparsa improvvisa lascia un vuoto che il tempo non riesce a colmare ed è proprio quel vuoto il protagonista di questo libro. Gaia sceglie una forma narrativa inusuale ma interessante: alterna la cronaca degli eventi a un dialogo sotto forma di lettera con quella entità, la morte, che da persecutrice si trasforma quasi in confidente. Il dolore si insinua in ogni pagina, è asciutto, tagliente, come lo è stata Gaia negli anni successivi alla perdita: incapace di lasciarsi davvero andare, di costruire relazioni autentiche, quasi in colpa per essere rimasta viva. Il suo unico controllo possibile è quello sul corpo, sul cibo, come se potesse tenere a bada il dolore non nutrendosi, non dando forza a quella presenza nera che sente accanto.
La casa non era più il rifugio sicuro. In verità l’avevi rasa al suolo: le mura sbriciolate, le fondamenta sprofondate irrecuperabilmente, e io mi trovavo a piedi nudi sulla terra arida e sconnessa di un dolore insopportabile.
Chi ha vissuto gli anni Novanta ritroverà frammenti di memoria in queste pagine: Gaia rievoca quel decennio con finezza e precisione, e mentre si muove tra ricordi la sua scrittura si fa raffinata, elegante, a tratti ricercata. Alcuni passaggi richiedono attenzione, perché il linguaggio, pur bellissimo, a volte tende a distanziarci. Ma è una distanza necessaria forse a gaia per riflettere sull’esistenza e sul senso del lutto. Poi, all’improvviso, arriva una seconda perdita, ancora più inspiegabile: il fratello maggiore muore nello stesso identico modo del padre. È un colpo che farebbe crollare chiunque. Invece Gaia, dopo anni di torpore e rinuncia, risponde con una fame di vita, di esperienze, di desiderio di sentire, di amare, che finalmente riverserà sui due figli in arrivo.
E proprio in quel momento capiamo cosa significa davvero “fare pace con la morte”. Non superarla, perché certi dolori non si superano, ma accettarne la presenza costante. Accettare che dopo una perdita così grande la vita non potrà mai tornare com’era, ma potrà, forse, reinventarsi. Una lettura potente e profondamente autentica. Non è facile, né consolatoria; ma è onesta, coraggiosa, e capace di toccare corde profonde. Gaia Trussardi ci apre le porte del suo dolore, e lo fa con una scrittura piena di eleganza, di malinconia, e infine, di luce.
Solo col tempo ho imparato che la tua venuta mi ha obbligato a dover inventare un nuovo puzzle che abbia i miei colori preferiti, le mie forme preferite e che può anche venire distrutto di nuovo, e poi ancora. Ma io lo ricostruirò ogni volta in diverse varianti.