Cime tempestose – Emily Brontë
Titolo: Cime tempestose
Autore: Emily Brontë
Editore: Feltrinelli
Genere: romanzo
Pagine: 428
Prezzo: 9,00
ACQUISTA SU IBS ACQUISTA SU MONDADORITrama libro
Inghilterra, 1801. Il Signor Lockwood ha appena affittato la dimora di Trushcross Grange, nella brughiera dello Yorkshire. Per buona educazione si reca subito a Wuthering Heights, la casa colonica poco distante dove vive il padrone, il Signor Heathcliff. Qui, pieno di sconcerto, trova una famiglia piuttosto bizzarra: Heathcliff, che nonostante sia un gentiluomo ha l’aspetto di uno zingaro rozzo e scostante; la giovane Catherine, altrettanto ostile, che viene presentata come sua nuora; e il giovane Hareton Earnshaw, un nipote che sembra piuttosto un servitore. Queste tre strambe figure mostrano chiaramente di non provare affetto l’una per l’altra.
Capito l’errore commesso nel cercare di stringere amicizia con i vicini, Lockwood vorrebbe tornare a casa, ma una bufera di neve lo obbliga a restare alle “Cime” come ospite sgradito. Quella notte, un sonno agitato lo tormenta e strani incubi su una fanciulla di nome Catherine lo destano in preda alla paura. Raggiunto da Heathcliff, con il quale si lamenta che la casa sia infestata da fantasmi, è spettatore di una triste scena: in preda a un atroce dolore, il padrone implora il fantasma di Catherine di entrare in casa. Il giorno dopo, esausto, Lockwood fugge a Grange dove, attratto ormai da quegli strani personaggi, convince la domestica Nelly a raccontargli la triste storia delle due famiglie Earnshaw e Linton.
Apprende così che il vecchio Signor Earnshaw, che aveva due figli, Hindley e Catherine, tornò da un viaggio portando con sé un trovatello del quale aveva avuto pena e al quale diede il nome di Heathcliff. Col passare degli anni i ragazzi crebbero insieme, ma mentre Heathcliff e Cathy strinsero un forte legame di affetto e complicità, Hindley detestò fin da subito il piccolo intruso, geloso dell’affetto che il padre dimostrava nei suoi confronti. Alla morte del Signor Earnshaw, Hindley prese possesso della tenuta e iniziò a trattare Heathcliff come un servitore, costringendolo a lavorare nei campi. Nel frattempo, la sorella conobbe i figli dei Signori Linton, che abitavano nella vicina Grange: Edgar e Isabelle.
Gli anni passarono e, alle Cime, Hindley perse la testa per la morte della moglie Frances, ritrovandosi con un figlio appena nato, Hareton, che detestava e che crebbe come un selvaggio. Il rapporto tra Heathcliff e Catherine si fece sempre più morboso, ma iniziò a incrinarsi a causa delle differenze sociali, finché la ragazza, pur innamorata del fratellastro, decise di accettare la proposta di matrimonio di Edgar Linton. Heathcliff, ferito a morte, fuggì a Londra, dove accumulò una grossa fortuna e tornò tre anni dopo giurando vendetta non solo sul fratellastro, che lo aveva svilito per tanto tempo, ma soprattutto su Edgar, il cui unico punto debole era la sorella Isabelle, invaghita di lui.
Sconvolta dalla riapparizione dell’unico uomo che avesse mai amato, Catherine cadde in una crisi depressiva che peggiorò il suo stato di salute, tanto che dopo aver dato alla luce una figlia, la piccola Cathy, morì lasciando Heathcliff in preda a un atroce dolore e un’intenso senso di colpa. Dopo pochi anni, l’uomo si trovò finalmente in una condizione di potere nei confronti di tutti i discendenti delle due famiglie, e poté così perseguire la sua vendetta attraverso un piano malvagio e immorale.
Autore
Emily Brontë (Inghilterra 1818-1848) è stata una delle più famose scrittrici britanniche dell’Ottocento (oltre alle sorelle Charlotte e Anne). Il suo talento artistico si mostrò fin da piccola, quando creava storie di fantasia insieme ai fratelli. Fu la sorella Charlotte, che trovò il suo quaderno di poesie, a convincerla a pubblicare un volume unico dei loro scritti.
Il successo arrivò però solo quando l’editore Newby accettò di pubblicare il suo romanzo “Cime tempestose” e quello della sorella Anne “Agnes Gray“, sull’onda dello strepitoso successo ottenuto dalla stampa di “Jane Eyre“, scritto dalla sorella Charlotte. Per evitare il pregiudizio dell’epoca sulle donne scrittrici, le tre sorelle furono costrette a usare pseudonimi maschili e a rivelare solo in seguito il loro nome. All’epoca, “Cime tempestose” fu oggetto di scandalo e la critica ne condannò la mancanza di morale. Emily, già ammalata da anni, morì a soli trent’anni di tubercolosi.
Recensione
Mi è difficile scrivere questa recensione. Non trovo le parole e ho difficoltà a mettere ordine nei miei pensieri. Sono confusa, sbalordita, affranta, arrabbiata persino. La verità è che sono cresciuta con il mito di Heathcliff. Fin da bambina l’ho visto con gli occhi di mia madre, che ne parlava come se fosse una delle figure letterarie più affascinanti che avesse incontrato. E così, senza domandare, ho creato una mia storia: una storia d’amore, ovviamente, passionale e potente, ostacolata dalle avversità. Due figure che si perdono, si cercano e infine si ritrovano, unite da una passione più grande di tutto. L’amore, quello puro, quello romantico, tutto concentrato nella figura di Heathcliff. Che errore. Mai avrei immaginato di essere tanto lontana dalla verità.
Non è un eroe romantico quello che mi sono trovata davanti e quelli di “Cime tempestose” non sono quei personaggi che di solito compaiono nei romanzi di Jane Austen (che pure di poco l’ha preceduta). Capisco allora lo stupore e lo sdegno che possano aver provato i primi critici che hanno giudicato il libro, anche se a leggerlo oggi io lo considero un capolavoro indiscusso. In un’epoca in cui per la donna scrivere era considerato un oltraggio al buoncostume, quando le prime scrittrici furono costrette a pubblicare i loro libri con pseudonimi maschili per non affrontare i pregiudizi, la Brontë scrive qualcosa che non si era mai visto e lo fa con uno stile nuovo, affascinante, inquietante quasi, e sicuramente molto realistico. Il linguaggio che usa è certo elegante e ricercato, come d’uso nell’Ottocento, ma allo stesso tempo crudo, spesso volgare e rozzo nei dialoghi, fin troppo vivido e reale nelle descrizioni, soprattutto delle passioni dei protagonisti, siano esse amore, odio, disprezzo o paura. Non sembrano parole che possono essere usate da quell’essere femminile che la società vittoriana voleva relegato accanto al focolare, dedito solo alla casa, al marito e ai figli. Le donne di Emily Bronte sono diverse, così come lo è lei stessa.
Anche lo sfondo su cui si svolgono le vicende rispecchia l’animo della scrittrice e dei suoi protagonisti: la brughiera inglese, tanto piacevole e affascinante, contrasta con le colline di Wuthering Heights, le cime tempestose più alte, battute di continuo dal vento e dalle tempeste. Un ambiente freddo, la cui umidità ti entra nelle ossa e il cui vento ti seduce e ti spaventa allo stesso tempo. Luoghi ombrosi e scuri, come l’animo di Heathcliff e Catherine, eppure tanto seducenti nelle descrizioni della scrittrice. L’intera vicenda è in mano a due narratori e procede per flashback, con un incastro di eventi davvero peculiare, che nessuna sua collega contemporanea aveva mai usato. Partendo dal presente, infatti, il Signor Lockwood, affascinato dalla figura di Heathcliff, convince la governante Nelly Dean a raccontargli la storia delle due famiglie. La narrazione si alterna quindi tra questi due personaggi, che parlano sempre in prima persona, aumentando il contatto con il lettore. Ammetto che all’inizio ho avuto qualche difficoltà a orientarmi nei legami di parentela, complice anche il ripetersi dei nomi (se aprite il mio libro troverete uno schizzo di albero genealogico, lo ammetto).
Alla sua prima pubblicazione, il romanzo della Brontë fece scandalo e la critica intera si mosse negativamente contro l’autore (Emily si era firmata col nome di Ellis Bell). In primo luogo, i suoi personaggi erano quasi tutti di dubbia moralità, spesso crudeli e animati solo dalla propria personale soddisfazione. Ben lontano dal classico protagonista di un romanzo d’amore, Heathcliff è un antieroe: ha l’aspetto di uno zingaro, è rozzo, trascurato, dai modi sgarbati, eppure bello e superbo e dimostra la sicurezza e gli abiti di un gentiluomo. Ha un carattere schivo e riservato e non ama nessuna dimostrazione d’affetto, anzi disdegna qualunque segno di gentilezza altrui e l’odio che prova per la sua famiglia è pungente e fin troppo realistico.
Ruvido come il filo di una sega, e duro più di una pietra.
Se all’inizio il suo comportamento è scusato dalle sue povere origini e poi dalle condizioni di umile bracciante in cui lo relega il fratellastro Hindley, dopo la morte di Catherine il peggioramento della sua indole non trova più nessuna giustificazione. Nemmeno l’amore che prova nei confronti della ragazza riesce a far dimenticare il comportamento infimo e crudele nei confronti delle due famiglie. La stessa Catherine, nonostante il sentimento che prova per lui, ha parole dure e severe nei suoi riguardi.
Heathcliff è un essere cattivo, senza distinzione, senza educazione: una campagna arida, selvatica, tutta sassi e spine.
Catherine Earnshaw è una ragazza testarda, impertinente, collerica e superba, spesso insofferente delle regole. Nonostante capisca l’importanza di mantenere un contegno in società, è attratta dalla vita rozza e selvaggia del fratellastro e non riesce a nascondere la passione intensa che la lega a lui fin da quando erano bambini.
A che scopo sarei io stata creata se fossi interamente contenuta in me stessa? Il mio amore per Heathcliff somiglia alle eterne rocce che stanno sottoterra: una sorgente di gioia poco visibile, ma necessaria. Nelly, io sono Heathcliff! Lui è sempre nella mia mente; non come un piacere, ma come il mio proprio essere.
Che amore sconvolgente! Anche se niente e nessuno potrà spezzarlo, Catherine è tristemente consapevole della differenza sociale tra loro, motivo per cui alla fine sceglierà di sposare Edgar Linton, finendo in una vita infelice e triste. Tutti gli amori di “Cime tempestose” sono sempre dominati dalla rabbia: quello tra Heathcliff e Catherine, quello tra Linton e Cathy e infine quello tra Cathy e Hareton. Siamo così lontani dal sentimento puro e casto della letteratura romantica; tutti i protagonisti vivono il sentimento come una condanna, qualcosa che li soffoca e li distrugge, portandoli lentamente alla follia e allo sfinimento, come ammette lo stesso Heathcliff davanti alla possibilità che la donna muoia.
Il mio avvenire starebbe tutto in due parole: morte e inferno. L’esistenza senza di lei sarebbe l’inferno.
Così come condannarono questo amore distruttivo e malefico, i critici furono sconvolti dalla cattiveria e dalla razionale e premeditata violenza con cui il protagonista tratta il figlio e il nipote, per i quali nutre un odio profondo e che riduce in una condizione servile e sottomessa. Credo che quello che stupisce maggiormente, a fine romanzo, sia non solo la totale mancanza di una qualche lealtà nei vari rapporti di amicizia e amore, ma soprattutto l’assenza di una redenzione finale di Heathcliff. La vendetta che persegue per tutta la vita si placherà solo dopo aver ottenuto l’infelicità di tutti. Il che fu visto come una mancanza di moralità inaccettabile per l’epoca. Molti dei personaggi della Brontë hanno in comune la capacità di provocare nel lettore disprezzo o rabbia, spesso disgusto, essendo sempre mossi da sentimenti cattivi ed egoisti.
Elementi singolari nella storia, che non vengono spiegati dalla scrittrice, ma lasciati all’interpretazione del lettore, sono la vera origine di Heathcliff, così misteriosa, e la presenza di spiriti. Anche se giustificata con la superstizione locale, viene infatti spesso descritta l’apparizione di Catherine, prima al Signor Lockwood, poi a Heathcliff, e infine, alla morte di quest’ultimo, entrambe le anime vengono viste vagare più volte nella brughiera intorno a Wuthering Heights. Difficile da decifrare anche il rapporto della scrittrice con la religione. A un personaggio fastidioso e cattivo come quello del servitore Joseph, puritano bigotto e crudele, si affianca la visione di Heathcliff, che non mira affatto a raggiungere un improbabile paradiso, ma semplicemente un luogo in cui la sua anima si ritroverà finalmente, nella morte, con quella dell’amata.
Sono quasi giunto al mio cielo, e quello degli altri è del tutto privo di valore per me e non lo desidero per nulla.
Alla fine del romanzo resta nel lettore un senso di rabbia, di malessere per le vite tristi e meschine che i protagonisti hanno dovuto vivere, per l’odio incontrollato e ingiustificato che ha sorretto Heathcliff per tutta la vita. Eppure, allo stesso tempo, non si riesce a odiarlo davvero: nonostante tutto, resta un personaggio magnetico e seducente e siamo rapiti dall’entità dell’amore che prova per Catherine, così come dalla ferocia e dalla malvagità del suo animo. Anzi, forse sono le parole della nuora, Cathy, che ci fanno ragionare sulla tristezza e desolazione della sua esistenza, generando una sorta di compassione per lui.
Signor Heathcliff, voi non avete nessuno che vi ami, e, per quanto infelici ci rendiate, avremo ancora la vendetta di pensare che la vostra crudeltà deriva dalla vostra miseria più grande.
Insomma, un romanzo molto forte, dai tratti quasi gotici, che solo in un secondo momento ottenne il successo che meritava, quando la critica si rese conto della forza della sua scrittura e dalla grande novità imposta dall’autrice. Una storia controversa, che spinge a emozioni forti e violente, spesso negative. E’ difficile riuscire a frasi piacere i protagonisti, eppure è impossibile allontanarsene. E’ una necessità quasi morbosa quella di sapere cosa ne sarà di loro. Per quanto sia distruttivo e malsano, l’amore tra Catherine e Heathcliff è così profondo, così vero, che fa quasi male osservarlo. Ma non si può esimersi dal sostenerli, amanti sfortunati e incapaci di gestire la loro passione, travolti dalle differenze sociali, dalle famiglie e dalla vita.
E allora si, ora capisco cosa rende Heathcliff così unico e lo fa emergere nella letteratura inglese vittoriana. “Cime tempestose” è un capolavoro, che sa essere attuale anche dopo un secolo, e ancora oggi seduce e conquista con la stessa forza di quando è stato pubblicato.
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