Il sentiero delle formichelle – Alessia Castellini
Titolo: Il sentiero delle formichelle
Autore: Alessia Castellini
Editore: Piemme
Genere: romanzo
Pagine: 245
Prezzo: 18,90
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Trama libro
La storia vera delle formichelle della Costiera Amalfitana. Donne e ragazze che per secoli percorsero il sentiero dei limoni portando pesantissime ceste sulla schiena. Costiera Amalfitana, anni Quaranta. Rachele e Nannina attraversano la montagna ogni giorno come laboriose formichelle, trasportando pesanti sporte di limoni fino alla costa di Maiori, là dove il mare si estende a perdifiato. È il destino di tutte le donne di Tramonti. Rachele crede che il mondo abbia delle regole dure e invariabili ed è fiera delle tradizioni del suo paese, mentre Nannina sogna fin da bambina terre lontane dal ripido sentiero che dovranno percorrere per una vita, fino a spezzarsi la schiena e le ginocchia. Diverse sotto ogni aspetto, non possono però pensare di dividersi. Da quando sono venute al mondo, a distanza di una manciata di minuti, non hanno passato un giorno lontane l’una dall’altra. È sulle loro tracce che ottant’anni dopo arrivano in paese due sorelle, Ninfa e Alelì, convinte che questa storia sia solo il frutto della fantasia della loro nonna scrittrice, scomparsa da poco. Scopriranno invece che Rachele e Nannina sono esistite per davvero, e che il sentiero delle formichelle custodisce un segreto che la loro famiglia ha dimenticato per decenni.
Autore
Alessia Castellini è un’autrice italiana al suo esordio narrativo; ha un dottorato di ricerca in fisica teorica e ama viaggiare e scattare fotografie con la sua reflex, sempre in cerca di storie da raccontare. Con il suo primo libro “Il sentiero delle formichelle” riporta alla luce una figura dimenticata del nostro passato.
Recensione libro
Quando leggo un bel libro sono talmente presa che non riesco a metterlo giù, tanta è la voglia di arrivare alla fine. Poi, raramente, mi capitano quelle storie così tanto belle e scritte così bene che sono combattuta tra finirle e lasciarle ancora un po’ sul comodino, perché so che quando chiuderò l’ultima pagina sarà tutto finito. E’ quello che mi è capitato con “Il sentiero delle formichelle“, ma poi mi sono detta che storie come questa non finiscono mai; sono quelle che ti restano dentro, i cui personaggi si sono posizionati in un angolino del tuo cuore, in silenzio, e ne hanno preso possesso senza chiedertelo, e all’improvviso sai che li troverai sempre lì quando ripenserai a loro. La scrittura di Alessia Castellini è stata una scoperta sorprendente: è tanto scorrevole quanto elegante, intima, delicata. Non trovo le parole giuste per descrivere, invece, la sua capacità di usarle. Costruire personaggi così vividi e potenti, con una scrittura capace di farti provare le loro stesse emozioni, è un dono raro che apprezzo sempre in un autore, a dimostrazione del fatto che scrivere è facile, farlo bene è un’arte.
I sentimenti delle quattro protagoniste, due coppie di sorelle, escono fuori delle pagine, si fanno reali, concreti, li puoi sentire sulla tua pelle. Ninfa, Alelì, Rachele e Nannina non sono descritte, sono disegnate, con tanta maestria che ti sembra di essere nascosta nella loro ombra e di seguirle in questo viaggio di riscoperta di sé stesse e della loro famiglia. Un elemento che mi è piaciuto molto è che ogni capitolo inizia con una informazione su un fiore, una pianta o sulla natura in generale, in qualche modo legata all’evento raccontato in quelle pagine. La storia di Ninfa e Alelì inizia con una tragedia e le due sorelle, ancora giovanissime, si ritrovano a dover ricostruire un rapporto che è stato interrotto troppo presto e troppo bruscamente, per qualcosa che è accaduto nel loro passato e che scopriremo solo seguendole.
Ci sono vuoti che ti inghiottono e vuoti che ti abbracciano. Nei primi si precipita, nei secondi si volteggia.
Quel giorno i volti erano troppi. Contenevano il primo tipo di vuoto, quello in cui si può morire schiantati, che puzza di ciò che manca.
La piccola Alelì ha bisogno di accettare la morte dei suoi genitori e di fidarsi di nuovo di quella sorella sconosciuta che l’ha abbandonata quando aveva solo quattro anni. Ninfa deve guardarsi dentro, trovare quel centro che non ha mai avuto, lei che si è sempre sentita al sicuro rifugiandosi nelle sue zone meno in vista, nelle sue “periferie”.
Si promise che un giorno non troppo lontano avrebbe perdonato sé stessa, per come si era sempre guardata allo specchio, per avere usato gli occhi degli altri ed essersi sentita in colpa quando usava i propri.
Il viaggio che le porta a Tramonti, insieme di paesini sulla costiera amalfitana tra il mare e i Monti Lattari, è un’avventura incredibile che, attraverso il passato e il contatto con la natura, restituirà alle due sorelle la forza necessaria ad andare avanti. Ed è proprio lì che Ninfa, seguendo la storia raccontata dalla nonna scrittrice, riporterà in vita il dramma di due sorelle vissute decenni prima, nell’Italia in difficoltà del secondo dopoguerra, quando le donne svolgevano lavori pesanti al pari degli uomini o forse anche di più. E con una delicatezza rara, la Castellini riporta in vita la storia dimenticata delle formichelle, le portatrici di limoni, che ogni giorno trasportavano sulla testa, per chilometri, ceste carichi di limoni, da Tramonti alla costa, più volte al giorno. Un’usanza il cui ricordo è andato perso nel tempo e che l’autrice, con un notevole lavoro di ricostruzione storica, ha saputo regalarci. Donne forti, donne legate alla terra e alla famiglia, donne che nemmeno il sole cocente o la neve potevano fermare; figure spesso rinchiuse in matrimoni combinati solo perché economicamente necessari. Donne che non hanno avuto la possibilità di scegliere, né l’amore né la vita. Come Nannina, che amava sognare un futuro diverso, in un’altra città, ma che ha scelto di restare vicino alla sorella Rachele, ancorata alla realtà e al disagio di un’epoca.
C’è il diverso che ti irrita e quello che ti completa. Ecco, tu mi completi.
L’anima gemella non è quella a cui vuoi somigliare. E’ quella che è ciò che tu non sarai mai e che per questo ti dà sempre qualcosa in più.
L’autrice ci ha restituito il ricordo di queste donne che hanno vissuto il loro dolore in silenzio, ma anche la bellezza delle piccole comunità, nelle quali la povertà dava vita a una solidarietà oggi sconosciuta. E con la stessa bravura ha rievocato, nell’epilogo, un evento storico che cambierà per sempre il destino delle sue protagoniste, donandoci un finale inaspettato e struggente che riparerà in parte alle ingiustizie di una vita, restituendo speranza laddove c’era solo tristezza. Una lettura straordinaria da non perdere.
I suoi vuoti più grandi stavano nel profondo e l’unico modo per riempirli era far passare con grazia la bellezza tra gli interstizi oltre i quali li aveva sepolti.
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