La signora dell’acqua – Elena Pigozzi
Titolo: La signora dell’acqua
Autore: Elena Pigozzi
Editore: Piemme
Genere: romanzo
Pagine: 348
Prezzo: 17,50
Trama libro
Sul fianco di una montagna, affacciata sul lago, in un luogo dimenticato e nascosto tra la provincia di Trento e di Verona, c’è una casa bianca. Da lontano, quando il sole illumina i muri, sembra una perla o una conchiglia, appoggiata per caso in quel luogo impervio. È lì che Giovanni ha deciso di costruire con i pochi soldi portati a casa dopo gli anni nella ‘Merica’ ed è lì che ora Sara, sua nipote, ha fatto ritorno dopo molti anni di assenza, perché la casa è in pericolo, al suo posto vogliono costruire un’autostrada, e Sara non può permetterlo. In quella casa, infatti, si sono intrecciati i destini di Giovanni e della moglie Ines, le vite brevi di Erminia, Maria, Giuseppe e degli altri fino a Italia e a Sara. E, soprattutto, è lì che Sara ha ricevuto il dono che si tramanda nella loro famiglia, il dono dell’acqua. Come Giovanni, anche Sara sente l’acqua e sa come e dove trovarla, avvertendo con la forcella di salice la vibrazione che indica quale sia il luogo. I doni, però, come le ha sempre ricordato suo nonno, sono croci da accettare e da sopportare. E così è stato per lei che in un pozzo ha perso l’amore della sua vita. Ora che è tornata a casa, è giunto per Sara il momento di ripercorrere tutta la storia familiare che ha condotto fino a lei, una storia di risvegli e di ritorni, di ferite che segnano, di madri e figlie che si scelgono, di un continuo mutare che poi sempre riporta a casa. E, in particolare, di quel dono amato e odiato. Quello sarà il suo lascito per la figlia Mirta, a cui spera di riavvicinarsi, e sarà il suo modo per mettere in salvo l’amata casa.
Autore
Elena Pigozzi è una scrittrice e giornalista italiana. Ha pubblicato diversi libri umoristici, “Come difendersi dai Milanesi”, “Come difendersi dai Romani”, “Come difendersi dai Napoletani” oltre al romanzo “La signora dell’acqua“.
Recensione
Oggi vi propongo un romanzo che ho appena terminato e che mi ha commosso profondamente, grazie alla capacità dell’autrice di far sì che il lettore provi empatia per i suoi personaggi. Nonostante le protagoniste sembrino solo due, Sara e Mirta, in verità ci troviamo di fronte a una storia familiare (con tanto di utilissimo albero genealogico all’inizio) che attraversa decenni, partendo dal nonno Giovanni fino ad arrivare alla sua pronipote Mirta. Una famiglia allargata, quella da cui parte tutta la storia, che vede in Giovanni e Ines i capostipiti di quattro generazioni che dovranno affrontare numerosi dolori, due guerre, svariate perdite, ma che conosceranno anche l’amore delicato e totalizzante, spesso sfortunato, che segnerà per sempre le vite di tutti loro.
Per me l’amore è stato un lampo di luce. Ha fatto un ampio chiarore, poi è sparito nel buio.
La scoperta dell’autrice è stata una piacevole sorpresa: la sua scrittura è intima, delicata, si prende il suo tempo per raccontare i sentimenti dei suoi protagonisti; è uno stile a volte poetico e introspettivo che sa evocare emozioni e pensieri. La narrazione è costituita da continui salti temporali tra il presente di Sara e Mirta, ultime due donne rimaste della famiglia, e i fashback con cui l’autrice svela poco alla volta le vicende che hanno portato alla costruzione della casa bianca, che farà da sfondo a tutta la loro storia. Il rapporto tra Sara e Mirta appare fin da subito difficoltoso e compromesso da qualcosa che all’inizio non comprendiamo. Il ritorno di Sara alla casa dei suoi nonni è un ritorno alle origini, è il richiamo della famiglia e dell’acqua, quel legame con l’elemento che ha ereditato dal nonno e che la trascina di nuovo nella valle. La casa bianca parla a Sara dei suoi nonni, delle sue zie e dei loro amori, della madre mai conosciuta e del padre perduto e poi ritrovato.
Con la mano sulla porta ho la certezza di riconoscere il rumore di un respiro. Accosto meglio l’orecchio e la voce si fa nitida, il respiro battito, e l’alito caldo.
Ogni capitolo ci svela un pezzetto in più che va a costruire un puzzle complesso e intricato di amori, dolori, nascite e perdite, guerre, ritorni e abbandoni. Ogni singolo capitolo delinea sempre di più i personaggi, che all’inizio sono solo nomi e in breve divengono figure vivide e potenti che sanno creare nel lettore empatia e fascino. La forza del libro, oltre che nelle vicende appassionanti, sta secondo me nella narrazione molto particolare: alcuni capitoli sono scritti in prima persona, altri in terza. Si alternano continuamente, senza una linea precisa, ma riuscendo a creare maggiore attenzione nel lettore e a sottolineare il ricordo del passato, fino a quando la storia torna definitivamente al presente e i narratori si limitano a Sara e Mirta. Attraverso il ricordo di tutte le vite che sono passate nella casa bianca, Sara dovrà far pace con quel dono che ha ereditato dal nonno e che per tanto tempo ha voluto soffocare.
Anche dentro di me c’è una sorgente, Mirta. Come in te e in ciascun individuo. Per anni l’ho sepolta nel dolore e nella rabbia, allontanandomi da te e da ogni cosa. Ora la riconosco muovermi verso di te.
“La signora dell’acqua” è una storia di resilienza, di coraggio, di forza, che le varie donne della famiglia hanno portato avanti per tutta la loro vita, anche quando le loro scelte le hanno allontanate dai loro cari. Alla fine, Sara riuscirà a ritrovare la forza dell’acqua, che la trascina avanti verso il futuro per poterle restituire quel rapporto con la figlia che credeva di aver perso. Una lettura quindi molto piacevole e delicata che vi farà innamorare di tutte le sue donne e vi lascerà un messaggio di speranza e di resistenza.
Impara dall’acqua. Non opporti agli ostacoli, ma vai avanti, scorri fino a superarli, come fa lei. Se necessario, aggirali.
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