Luna d’Inverno – Ilaria Varese
Titolo: Luna d’Inverno
Saga: Winter Fe’
Autore: Ilaria Varese
Editore: La Corte
Genere: urban fantasy
Pagine: 366
Prezzo: 17,00
ACQUISTA SU IBS ACQUISTA SU MONDADORITrama libro
Negli ultimi anni avevo imparato ad accettare la cosa, più o meno. Per amore di mio padre dovevo cercare di essere felice. Vivere a contatto con il branco, ma senza appartenervi.
Vivere con il branco, senza davvero farne parte. Questa è la condanna di Gwenfyr Flannigain, figlia del lupo Alfa del branco di Bristol. Gwen è una sanguepuro: i suoi genitori erano entrambe licantropi. Eppure quando è nata, nella prima notte del Winter Fe’, la Luna d’Inverno durante la quale i lupi non riescono a controllare il potere animale e sono costretti a trasformarsi ogni notte per due settimane, qualcosa è andato storto. Dopo ventidue anni, quando si guarda allo specchio, Gwen vede solo di essere diversa e si sente in qualche modo difettosa: due occhi azzurri ma con una forte miopia, una notevole carenza di melanina che le dona una pelle pallida e dei capelli completamente bianchi, e soprattutto, non si è mai trasformata. Ricorda ancora il dolore che ha provato quando il padre, Roderick Flannigain, le ha confermato che ciò che desiderava di più al mondo non sarebbe mai accaduto.
Poi la mamma è morta e Gwen è cresciuta appoggiandosi totalmente al padre e al fratello Chase, nella loro fattoria del Tennessee, dividendosi tra i lupi dei boschi e gli amici umani della città. I due uomini della sua vita le hanno insegnato a difendersi e a combattere sfruttando i pochi vantaggi della sua condizione. Perché se non è una lupa, Gwen non è nemmeno umana: è in grado infatti di percepire il potere che emanano i licantropi e il suo corpo guarisce dalle ferite più velocemente del normale. Così, anche se tenta disperatamente di costruirsi una vita tra gli umani, la ragazza si sente sempre fuori posto, in entrambe i mondi. Quando si rende conto che non sarà mai davvero come il fratello e decide di darsi una possibilità di essere felice frequentando un ragazzo che ha conosciuto all’università, la finzione che ha faticato a costruire crolla improvvisamente.
Un pericolo minaccia il branco: Nicholas Hasson, capobranco del clan di Nashville, negli ultimi mesi ha sottomesso i lupi dei territori vicini e ha appena ucciso Cedric, l’Alfa della contea accanto alla loro. Nicholas ora ha il controllo di un’area troppo vasta negli stati sud-orientali. La preoccupazione per un possibile attacco sembra prendere forma quando strani incidenti accadono intorno a Gwen e la ragazza si sente osservata. Anche se il branco pensa subito a Nicholas, la cosa appare impossibile: non c’è nessuna traccia, nessuna scia da seguire, e loro sanno bene che un lupo non è in grado di nascondere il suo odore. Preoccupato per la figlia, Roderick Flannigain le impone di girare sotto la scorta dei suoi Beta, il che fa impazzire Gwen di rabbia. Ora davvero ha perso tutto, anche la libertà a cui tanto teneva. Il Winter Fe’ è alle porte, i licantropi sono nervosi e contenere il loro potere è sempre più difficile. Ma il rischio che stanno correndo è maggiore di quello che crede e lei non è disposta a perdere quel che resta della sua famiglia.
Autore
Ilaria Varese è una giovane scrittrice italiana che vive a Vercelli e frequenta la Facoltà di Lettere. Il suo romanzo d’esordio è stato “Luna d’Inverno“. E’ il primo capitolo della serie fantasy Winter Fe’, seguito da “Bacio di fuoco“, “Croce d’argento“, “Stella della notte” e “Regina delle ombre“.
Recensione
Quando mi è stata proposta la lettura di “Luna d’Inverno” ho pensato.. finalmente un fantasy tutto italiano. Ma non uno qualunque: un urban fantasy con giovani protagonisti, che si da il caso siano licantropi che vivono in una normalissima cittadina americana, tra la gente comune, come se niente fosse. I presupposti erano più che favorevoli e alla fine, quando ho iniziato il libro, ero così carica di aspettative che avevo paura di restare delusa. Al contrario, fin dalle prime pagine, mi sono trovata invischiata in una realtà alternativa (e irresistibile, ammettiamolo. Il fascino del lupo mannaro è intramontabile) che mi ha sedotta e conquistata. Lo stile di Ilaria Varese è trascinante, fresco, arguto e frizzante. Il linguaggio che usa è quotidiano, vero e giovanile, quanto più vicino possibile al lettore al quale il libro è diretto, e quindi tanto più ricco di interesse. E’ una scrittura ironica che spesso ti strappa un sorriso, grazie a una protagonista che con la semplicità e l’ingenuità dei suoi ventidue anni è capace di smorzare anche i momenti di tensione con una battuta.
Se si tralasciano alcuni aspetti della licantropia, come l’istinto di uccidere e il desiderio di sangue, un lupo mannaro sembra solo un grosso cagnolone peloso. Un peluche a grandezza naturale. Chi non ne vorrebbe uno?
La scelta del narratore in prima persona, rappresentato dalla stessa Gwenfyr, è secondo me vincente, perché aumenta il coinvolgimento del lettore. La scrittrice è capace di trasmettere emozioni e sentimenti profondi: amore, paura, senso di inadeguatezza, onore, persino odio. I personaggi presentati in questo primo capitolo della saga sono molti e alcuni di quelli principali sono già ben delineati. Il mondo creato dalla Varese non è certo originale, ma per la prima volta il licantropo non è solo una figura secondaria senza sfondo e esce dal solito cliché a cui siamo abituati. L’intero romanzo è incentrato sulla vita all’interno del branco, sulle regole rigide e a volte assurde che vengono imposte e sui rapporti profondi che si instaurano tra i lupi. Anche una semplice relazione padre-figlia diviene più fisica: dove i licantropi hanno difficoltà a usare le parole per esprimersi, viene loro in aiuto il contatto fisico. E’ un amore fatto di abbracci, di carezze, di sguardi, e a volte di liti furiose. Ma è un amore che va oltre quello umano, è vincolante, totalizzante ed è per sempre. E’ per questo che Gwen decide di non lasciare Bristol nonostante non si senta parte del gruppo; non è per timore di ferire il padre, ma perché capisce che la sua felicità non sarebbe completa se lasciasse la famiglia.
Originale è anche la rappresentazione della vita all’interno del branco e delle tradizioni e usanze a cui i licantropi devono sottostare. Una visione nuova di questa figura che popola tanto fantasy, e che a volte nel libro ci colpisce per la crudeltà e la spietatezza del loro stile di vita, che fatichiamo a comprendere. Eppure, a differenza dei romanzi che ci hanno abituato a vedere la licantropia come una condanna che gli è stata imposta, le figure di “Luna d’Inverno” sono orgogliose del loro stato. Famiglie che vantano sangue puro da generazioni, dove Gwenfyr appare addirittura come l’anello debole, un difetto genetico di cui vergognarsi. Lei stessa ha dovuto accettare con grandi sofferenze la sua condizione semi-umana. Il suo più grande desiderio era sentirsi parte del branco, potersi trasformare come il fratello per rendere orgoglioso il padre, e appartenere finalmente a un mondo nel quale ha solo un posto marginale. Gwenfyr è una figura tormentata: è una ragazza forte e agguerrita, ma eternamente fuori posto. La battaglia più dura è quella che deve combattere contro se stessa e contro l’imbarazzo di essere solo un difetto.
Una parte di me odiava quella situazione, i licantropi, mio padre e le sue regole e odiavo me stessa per ciò che ero. Troppo bassa, troppo fragile, troppo lenta, troppo umana.
L’amore e l’onore sono i due temi fondamentali del romanzo. Il legame di fedeltà dei lupi nei confronti del loro Alfa e del gruppo, per il quale sono disposti a sacrificare tutto, contro l’amore di Gwen per la sua famiglia, che invece non deve sottostare a nessuna regola. E’ lo stesso amore che Rick Flannigain prova nei confronti della figlia ed è la sua unica debolezza, perché sa che sarebbe disposto a mettere a rischio il branco che ha giurato di proteggere, pur di salvare la figlia.
Tutto questo raccontato in modo accattivante e con una struttura narrativa incalzante e ricca d’azione, nonostante la scrittura sia pacata e spesso divertente. E’ facile immedesimarsi nella protagonista, con tutti i suoi dubbi, le sue indecisioni e le delusioni che ha dovuto ignorare per anni. La trama è ricca e seducente e la lettura ti trascina pagina dopo pagina alla ricerca di risposte che l’autrice è stata bravissima a dosare. Per tutto il romanzo abbiamo la sensazione che i difetti fisici di Gwen siano qualcosa di più di quello che sembrano e il finale ci lascia con la piacevole attesa del secondo volume, in cui speriamo di scoprire il legame che sembra unire la ragazza alla Luna d’Inverno. Mi ritengo totalmente soddisfatta della lettura e sono certa che questa nuova autrice sia una voce degna di nota nel panorama del fantasy italiano. La saga di Winter Fe’ è una delle più interessanti che ho avuto modo di leggere in quest’ultimo periodo.
Lascio il Tennessee con una certa nostalgia, ma sono pronta a veder tornare Gwen più forte e con uno scopo ben preciso, perché
Alla solitudine ci si abitua. Al dolore, mai.
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