Ora ti vorrei qui – Kathleen Glasgow
Titolo: Ora ti vorrei qui
Autore: Kathleen Glasgow
Editore: Rizzoli
Genere: Young Adult
Pagine: 383
Prezzo: 18,00
Trama libro
Emory Ward è una figlia obbediente e premurosa, è l’angelo custode di suo fratello maggiore Joey, è la sorellina della studentessa più popolare della scuola. Quando viene coinvolta nel terribile incidente che provoca la morte di una ragazza e porta alla luce la tossicodipendenza di Joey, che lo costringerà ad andare in rehab, il suo bisogno di essere vista e ascoltata deflagra. Muovendosi a tentoni tra le nebbie dell’adolescenza, con l’aiuto di pochi, fidati amici, Emory prova a trovare la sua voce e comincia a rendersi conto che le persone sono più complesse, e spesso fragili, di come si mostrano; si accorge che anche gli adulti possono sbagliare e che molti errori si commettono per amore; capisce che per guarire dalle dipendenze non basta seguire una lista di regole e che bisogna salvare se stessi prima di provare a salvare gli altri. Dovrà trovare la forza di affrontare a testa alta le delusioni sentimentali e le umiliazioni, il dramma che ha colpito la sua famiglia e la cappa di segreti e pettegolezzi che avvelena le piccole comunità; non c’è altro modo per capire cosa il mondo, che le vortica intorno, intende farsene di lei.
Autore
Kathleen Glasgow è una scrittrice statunitense che ha esordito nel 2016 con “Girl in pieces – E poi ci sono io“, divenuto best seller del New York Times e un fenomeno di Tik Tok pochi anni dopo. “Ora ti vorrei qui” è il secondo romanzo pubblicato in Italia. Nel 2024 esce “Come fare amicizia col buio“.
Recensione libro
Quando ho iniziato questa lettura credevo che mi sarei trovata davanti una storia di dipendenza di qualche adolescente distrutto dalle droghe o dall’alcol, e dalla sua lotta per venirne fuori. Sì, certamente è così: è la storia di Joey e della sua dipendenza dalla droga, ma è anche e soprattutto la storia di Emory, una delle tante persone che in queste situazioni vengono trascinate a fondo da fratelli, figli, mogli, amici. E’ la storia di come le dipendenze non rovinino solo la vita di chi le vive in prima persona, ma di tutte quelle persone che continuano a restare al loro fianco nonostante tutto. Devo dirlo, ho adorato questo romanzo e l’ho divorato, impossibilitata a smettere di leggere. La prima cosa che ho notato è stato lo stile di scrittura: scorrevole, intimo e toccante. La voce di Emory è capace di trasmettere con grande maestria quel senso di disagio, il sentirsi inesistente, trasparente, in una casa dove tutta l’aria è risucchiata da Joey, e per lei che è stata sempre “quella brava” non resta niente da respirare.
In questa casa a volte mi sembra di non esistere, perché non sono né bella ed estroversa, come Maddie, né un problema, come Joey. Sono soltanto io. Quella brava.
Emory è soffocata dalla sua famiglia: da un padre poco presente e da una madre che vede in lei tutto quello che le ha imposto di costruire negli anni: dei bei voti, il corso di danza, degli amici adeguati, un futuro sereno e “sicuro”. Ma è davvero così Emmy? O questa è solo la proiezione che la madre ha di lei? Lei che non ha mai voluto deluderla, e che dopo l’incidente si sente così in colpa da non voler creare ulteriori problemi ai genitori. C’è Joey per quello. Mentre leggevo questo libro, con il dispiegarsi degli eventi, nel momento del crollo mi sono sentita ferita due volte. Si è sentita ferita la me adolescente, che si è chiesta quanti problemi riusciamo a sopportare prima di venirne schiacciati; e si è sentita ferita la me genitore, che si è chiesta quanti sbagli riusciamo a fare, convinti di essere nel giusto.
E’ questo il problema degli adulti: vedono noi ragazzi come vorrebbero che fossimo, ci vedono come ciò che non siamo, anziché come le persone che siamo davvero.
Joey è l’adolescente problematico, la cui dipendenza lo porta a estraniarsi dalla famiglia per non sentire tutto quel rumore che lo circonda da quando è piccolo: il rumore dei suoi pensieri che gli dicono che non è abbastanza, che è sbagliato, che è una delusione per i genitori e per Emmy, e lo seguiamo nelle sue ricadute con la stessa ansia e angoscia della sorella. Emory invece è il danno collaterale della situazione, insieme ai suoi genitori: è l’adolescente in crisi con la sua personalità, che non ha tempo per pensare a se stessa perché la dipendenza del fratello occupa tutta la sua vita. In realtà vorrebbe solo essere vista, essere notata da qualcuno per quello che è, e non per quello che sembra.
Mostrami, vorrei scrivergli. Mostrami al mondo, non lasciare che scompaia.
E’ lei quella che dovrà imparare di più da questa tragica situazione; dovrà capire che non può aiutare il fratello se prima non aiuta se stessa; dovrà affrontare le sue paure, le sue insicurezze e i suoi sensi di colpa, e andare avanti, anche se le sembra che la sua vita sia distrutta, anche se non vede un futuro. Eppure alla fine, nonostante tutto il dolore, ho visto una luce, debole ma significativa, che ha iniziato a rischiarare la verità. E allora ho capito che c’è sempre tempo per riparare agli errori e che anche i momenti peggiori devono avere una fine, basta attenderla con coraggio e magari, se si può, cercare di avvicinarla. Una lettura profonda, toccante, intima, che consiglio a tutti i ragazzi che lottano con il desiderio di essere capiti, e a tutti i genitori che hanno il coraggio di mettersi in discussione.
A volte la nostra vita si riduce in cenere e, in attesa che il dolore passi, dobbiamo setacciarla cercando ciò che resta, ciò che possiamo salvare, per scoprire che quello di cui abbiamo bisogno è dentro di noi.
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