
The serpent and the wolf – Rebecca Robinson

Titolo: The serpent and the wolf
Autore: Rebecca Robinson
Editore: Rizzoli
Genere: fantasy
Pagine: 444
Prezzo: 18,90
Trama libro
Alla morte della madre, uccisa da una terribile magia oscura, Vaasalisa Kozár si trova a dover lottare contro lo stesso male, che ora vive in lei: un pericoloso serpente pronto a scattare appena lei dovesse perdere il controllo. E come se non bastasse, Dominik, il sadico fratello e nuovo imperatore di Asterya, l’ha costretta a un matrimonio politico con il sovrintendente Reid, il temibile Lupo di Mireh, candidato a futuro governatore del regno nemico d’Icruria, nella speranza che la uccida lui al posto suo. Ma Vaasa, forgiata nel fuoco e nell’acciaio degli insegnamenti paterni, non ha intenzione di accettare la sua sorte senza combattere. Così, la prima notte di nozze, fugge in cerca di informazioni che possano evitarle la fine della madre. Però, anche Reid non si fa ingannare facilmente. Dopo averla ritrovata, le propone un patto: in cambio del suo aiuto per salire al potere, le rivelerà i segreti della bestia che le si annida nelle viscere e a quel punto – se lei lo vorrà – sarà libera. L’innegabile attrazione tra loro rischia, tuttavia, di infrangere le regole dell’accordo e Vaasa si troverà a mettere in dubbio tutto quello in cui fino ad allora aveva creduto. Famiglia, amicizia, amore. Piano piano la finzione diventa sempre più reale, mentre le nuvole di un complotto minacciano la sua nuova vita, che forse per Vaasa inizia ad assomigliare sempre più alla felicità…
Recensione libro
Ci sono libri che si leggono con estrema facilità, che scorrono lisci come l’acqua e sanno regalare qualche ora di puro intrattenimento. Questo fantasy appartiene proprio a quella categoria: una storia che, pur senza troppe pretese, riesce a funzionare perfettamente grazie a una trama solida e a due protagonisti ben costruiti e impossibili da non amare. Lo stile dell’autrice è molto semplice, quasi essenziale. Sebbene il romanzo sia rivolto a un pubblico adulto, i dialoghi a volte mancano di un pizzico di profondità, tanto che non sempre sono riuscita a percepire le emozioni dei personaggi. L’autrice le descrive, certo, ma non è riuscita fino in fondo a farmene sentire il peso sulla pelle. Quello che invece ho amato sono stati i due protagonisti, in particolare Vaasa. Difficile trovare un’eroina simile: indomita, irriverente, feroce e spesso ironica; cresciuta dal padre per essere un’arma, ha affinato le sue qualità migliori per affrontare un mondo ostile. Eppure dietro l’armatura si nasconde una ragazza insicura, segnata profondamente dal passato; la magia che scorre in lei non è un dono ma una condanna: la percepisce come un abominio, convinta che, se qualcuno lo scoprisse, verrebbe guardata con disgusto. Per questo non vuole imparare a controllarla, ma liberarsene, anche a costo di lasciarsi consumare lentamente pur di non far male a chi le sta intorno. Il processo per capire che può essere una persona diversa da quella che il padre ha creato sarà lungo e sofferto.
Solo perché è tutto ciò che hai conosciuto finora, non vuol dire che è tutto ciò che sarai.
Accanto a lei troviamo Reid, e il rapporto che nasce tra i due è senza dubbio la parte più affascinante del romanzo. Reid che si trova davanti una sposa ben diversa da quello che si aspettava e che nonostante tutti i muri che la ragazza si è costruita intorno, non ha paura di avvicinarsi e attendere pazientemente. Non è facile per Vaasa concedere fiducia, dopo una vita segnata dal disprezzo del fratello, pronto a ucciderla, e dalla freddezza del padre, che l’ha sempre usata come pedina diplomatica. L’intesa con Reid cresce lentamente, tra diffidenze, silenzi e qualche scintilla di ironia: un equilibrio fragile ma coinvolgente, che rende le loro interazioni la vera anima della storia.
Probabilmente, il sovrintendente di Mireh si aspettava dalla principessa di Asterya una donna riservata e posata, non l’assassina in cui l’aveva trasformata suo padre, la figlia cinica e manipolatrice che aveva preteso. La prima principessa di Asterya non doveva essere un’inutile sposa, ma un’arma.
Il ritmo del romanzo è piuttosto pacato, soprattutto nella prima metà, dove l’azione lascia spazio a intrighi politici, alleanze e ai battibecchi spesso divertenti tra i due sposi. Gli ultimi capitoli, però, cambiano passo e si fanno molto più intensi, fino a un finale che mi ha colto di sorpresa: non avevo capito che si trattasse di una dilogia, e l’assenza di pagine da sfogliare mi ha lasciata con una frustrazione che i lettori capiranno bene! In conclusione, questo romanzo mi ha regalato qualche ora piacevole e spensierata. Non è una lettura che lascia un segno profondo, ma a volte non serve: basta che sappia intrattenere e trasportarci altrove. Con Vaasa ho riso, mi sono arrabbiata, ho sospirato, e anche se avrei voluto una scrittura capace di emozionarmi di più, la sua voce rimane impressa. Adesso non mi resta che aspettare il seguito, sperando che riesca a dare quella scossa che qui ho solo intravisto… e, lo ammetto, non vedo l’ora di ritrovare Reid e Vaasa per scoprire come andrà a finire.