Tre volte all’alba – Alessandro Baricco
Titolo: Tre volte all’alba
Autore: Alessandro Baricco
Editore: Feltrinelli
Genere: romanzo
Pagine: 94
Prezzo: 7,00
ACQUISTA SU IBS ACQUISTA SU MONDADORITrama libro
Tre storie differenti. Due persone che “si incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima“.
Uno. Un uomo attende nella hall di un albergo con una valigia al suo fianco. Ha fretta. Ha un appuntamento. Una donna sconosciuta lo avvicina e lo trattiene con una conversazione farneticante sulla vita. Mentre la notte svanisce lentamente, i due saliranno in camera di lui, continuando a parlare. Eppure l’uomo continua ad avere fretta, deve andare. Ma ormai è troppo tardi. Sta arrivando l’alba.
Due. Il portiere di un albergo consegna le chiavi di una camera a una coppia improbabile. Lui è un tipo poco raccomandabile, lei ha solo sedici anni ed è perfetta. Poco dopo, la ragazza scende a chiedere degli asciugamani di cui non ha bisogno; vuole parlare, ha paura di risalire in camera. Lui la spaventa, è uno stronzo, ma è per questo che lo ama, perché è un tipo forte, cattivo, come è convinta di essere anche lei. Fugga, le dice il portiere. Non posso, risponde lei. Così, mentre la notte lascia il posto all’alba, i due si nascondono per le strade della città raccontandosi la storia della loro vita.
Tre. Un bambino ha appena assistito all’incendio che ha distrutto la sua casa e ucciso i suoi genitori. Il detective Jo Pearson, che lo tiene in custodia in una stanza d’albergo, decide di trascinarlo via da quello squallore e portarlo dove sa che potrà trovare un po’ di pace; nell’unico posto in cui lei l’ha sempre trovata. Dall’unico uomo che abbia mai amato, ma dal quale è fuggita. Più volte. All’alba, scoprirà se lui è ancora disposto ad aprire la porta.
Autore
Alessandro Baricco è una figura piuttosto eclettica nel panorama culturale italiano. A sessant’anni collabora con La Repubblica come critico musicale; con La Stampa per la pagina culturale; conduce alcune trasmissioni televisive e nel 1994 ha aperto a Torino la Scuola Holden per lo storytelling e le arti performative. La sua produzione letteraria, che ha provocato fin da subito reazioni contrastanti (tra un pubblico che lo adorava e una critica che gli era sfavorevole), oggi comprende “Castelli di rabbia”, “Oceano mare”, “Seta” e il testo teatrale “Novecento. Un monologo” (da cui è stato tratto il film di Tornatore “La leggenda del pianista sull’oceano“).
Recensione
Dopo aver letto “Novecento. Un monologo” ero pronta allo stile scarno e veloce di Alessandro Baricco, eppure mi ha sorpreso dinuovo. Il modo in cui gioca con il tempo, creando storie inverosimili ma realistiche, è sempre affascinante. Leggerlo è un piacere, e questo romanzo in particolare, con la sua scrittura veloce, frammentata, essenziale e il suo linguaggio ricercato ed elegante, risulta un testo che scorre facilmente, grazie anche al largo uso del discorso diretto, che caratterizza quasi tutto il testo, dove i dialoghi sono riportati senza virgolette e punteggiatura, in un flusso ininterrotto di pensieri.
Lo scrittore crea personaggi appena accennati che ti segnano con la loro amarezza e la loro speranza. Ti rendi conto che fai parte di una vita che scorre costante, a dispetto del tuo desiderio di migliorarla e di trovare il coraggio di ricercare qualcosa di più.
Pensava alla misteriosa permanenza delle cose, nella corrente mai ferma della vita.
Conciliare tra loro le tre storie è spiazzante; Baricco usa il tempo in modo relativo. I due protagonisti, Malcolm e Mary Jo si incontreranno in momenti differenti delle loro vite, in tempi modificati e paralleli, dove ognuno di loro due vive una versione diversa di se stesso, ma una vita simile. Per questo non si incontreranno mai due volte nella stessa linea temporale e ogni volta sarà la prima.
Il momento della giornata scelto da Baricco per questi incontri è fondamentale: lo spazio di tempo che separa la notte dall’alba. E’ un’alba decisiva, un’alba che simboleggia il desiderio di una vita migliore, la possibilità di redenzione, dimenticando il passato. E già nella fantasia, comune a tutti gli uomini, di cambiare vita, c’è un senso di sollievo, e in questo “c’è qualcosa di commovente, non di pazzo“. Ognuno di loro ha storie passate con cui fare i conti, errori da espiare, decisioni da prendere, amori da riconquistare. E alla fine di questi brevi racconti decidi che il messaggio è confortante e forse c’è una speranza.
Basta approfittare della luce giusta, di quell’alba che lascia indietro la nostra notte.
E’ la luce giusta per tornare a casa, è fatta apposta per quello
La luce?
Non c’è luce migliore per sentirsi puliti
Andiamo
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