Zucchero bruciato – Avni Doshi

Zucchero bruciato – Avni Doshi

libro zucchero bruciato

Titolo: Zucchero bruciato

Autore: Avni Doshi

Editore: Nord

Genere: romanzo

Pagine: 380

Prezzo: 19,00


Trama libro

Tara è sempre stata una ribelle, contro tutto e tutti. Costretta a un matrimonio di convenienza, è scappata di casa, si è presa diversi amanti, ha vissuto a lungo insieme con un guru e si è persino ridotta a fare la mendicante. In tutto ciò, sua figlia Antara, per lei, è sempre stata un peso, una valigia da portarsi appresso e poco più. Però il tempo della ribellione di Tara adesso è finito; ha quasi sessant’anni e l’Alzheimer la sta consumando, a poco a poco ma inesorabilmente: lascia il fornello acceso per tutta la notte, dimentica le incombenze quotidiane, si ostina a telefonare ad amici morti da tempo. E non ricorda più i piccoli e grandi gesti crudeli nei confronti della figlia, che sono invece marchiati a fuoco nella memoria di Antara. Eppure, nonostante tutto, Antara si sente in dovere di occuparsi di quella madre che non si è mai presa cura di lei. E così, mentre la convivenza forzata la induce a ripercorrere le pagine più dolorose del suo passato, cerca di sbrogliare la matassa di tradimenti, riconciliazioni e rotture, e di sciogliere una volta per tutte il nodo di quel legame che ha forgiato il suo cammino, ma che adesso rischia di soffocarla. 


Autore

Avni Doshi è nata in New Jersey e ha studiato storia dell’arte al Barnard College di New York e alla University College London, prima di trasferirsi a Dubai. Il suo romanzo d’esordio, “Zucchero bruciato”, si è subito imposto all’attenzione di pubblico e critica, vincendo numerosi premi ed entrando tra i finalisti del Booker Prize. È stato tradotto in più di 28 Paesi.


Recensione libro

Mentirei se dicessi di non aver mai gioito dell’infelicità di mia madre. Da bambina ho sofferto per colpa sua e qualunque pena lei abbia sopportato in seguito mi è parsa una sorta di redenzione: un ribilanciamento dell’universo, un modo per ripristinare il giusto ordine tra causa ed effetto.

Ho capito che si trattava di un libro diverso dal solito quando ho letto le prime pagine. Di rapporti madre-figlia complessi ne ho letti molti, ma qui c’è dell’altro, qualcosa che va al di là della comprensione, che la scrittrice tenta di mettere a nudo con questa sua storia che ti spiazza, ti colpisce, ti lascia stordito. Lo stile di scrittura di Avni Doshi è a dir poco tagliente: usa le parole (poche, frasi brevi e concise) per incidere un pensiero nella mente del lettore. Non c’è edulcorazione nella scrittura: è Antara, pura, schietta, che si mostra per quello che è, o forse per come è stata modellata. La prima cosa che salta agli occhi dopo pochi capitoli è che nonostante questa madre ormai anziana e malata sia stata un pessimo genitore e abbia rovinato l’infanzia della figlia, trascinandola da un posto all’altro, facendola vivere senza radici e senza regole; nonostante non l’abbia forse mai considerata come una figlia, ma solo come un peso ingombrante e limitante per la sua voglia di libertà; nonostante tutto questo, Antara insinua nel lettore un senso di incomprensione, quasi di fastidio. Dovremmo avere compassione per lei, provare empatia per questa donna che ha sofferto così tanto, eppure alcuni suoi comportamenti ci lasciano perplessi e dubbiosi.

Quel rapporto incomprensibile tra una madre e una figlia, che a volte mescola un grande amore con un insopprimibile odio, qui ha il sopravvento sulla vita di Antara e ancora dopo vent’anni continua a modellarla. La madre malata di Alzheimer sta dimenticando lentamente tutto il suo passato, compresi i mille piccoli gesti inflitti con cattiveria alla figlia o le innumerevoli frasi dette solo per farla soffrire. Invece di lasciarla andare, Antara è infastidita e distrutta da questa malattia che sembra l’ennesima crudeltà da parte della madre anziana: la donna dimenticherà tutto, mentre in lei il dolore del ricordo sarà infinito.

Secondo lei le mie qualità positive erano dovute all’età, ed era certa che a quarant’anni sarei stata più brutta di lei.

Avevo la netta sensazione che provasse piacere nel dirmi quelle cose, nel sapere che avrei sofferto quanto lei; si consolava al pensiero che il dolore non sarebbe finito, non mi avrebbe risparmiato.

Così Antara cerca di trovare cure alternative per farle ritrovare la memoria, si prende cura di lei, la porta in casa sua nonostante ora abbia anche lei una famiglia. Eppure quello che sembra il comportamento di una figlia perfetta, che ha perdonato ed è andata avanti, crea nel lettore nel senso di disturbo, di malessere, dovuto alla consapevolezza che la ragazza agisce solo per un senso di rivincita nei confronti della madre. Ne esce un quadro malato e disturbante di un rapporto che ha cambiato Antara per sempre, rendendola forse molto più simile alla madre di quanto lei stessa voglia ammettere, persino ora che è diventata madre lei stessa e che si sente inadeguata nei confronti della bambina.

Forse le nostre madri creano un vuoto dentro di noi, e i nostri figli continuano ad avverare la profezia.

Il sentimento tra le due donne è sviscerato con una vividezza quasi crudele, con una narrazione che salta dal presente al passato rivelandoci poco alla volta tutte le cattiverie che la piccola Antara ha dovuto subire e il modo in cui queste l’hanno forgiata. Un libro dal forte impatto emotivo, che non si preoccupa di mostrare il lato peggiore delle due donne, mentre le narrazione in prima persona da parte di Antara non fa altro che accentuare il senso di disagio. Rapporti difficili e disturbanti con un genitore sono purtroppo sempre esistiti, ma la protagonista di questo romanzo dovrà affrontare un percorso interiore per capire se può andare avanti nonostante il passato, o se ormai è troppo tardi e ciò che è stato l’ha definita per sempre. Una lettura intima, tagliente, spesso cinica, che mi ha colpito profondamente e mi ha trascinato nelle vite imperfette di queste due donne. Un esordio notevole capace di toccare l’animo nel profondo e raccontare con stremo coraggio due vite spezzate, per dimostrarci che la redenzione, alla fine, non è per tutti.


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