Luna Nera. Le Città Perdute – Tiziana Triana

Luna Nera. Le Città Perdute – Tiziana Triana

Titolo: Luna Nera. Le Città Perdute (vol 1)

Autore: Tiziana Triana

Editore: Sonzogno

Genere: fantasy

Pagine: 527

Voto del Pubblico (IBS): 3 su 5

Prezzo: 18,00

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Trama

Italia del 1600. Nella cittadina di Torre Rossa, poco distante da Roma, la sedicenne Adelaide e il fratellino Valente vivono nella piccola casa che ha lasciato loro la nonna Antalia, unica parente con la quale sono cresciuti dopo la morte improvvisa dei genitori. Ma ora che anche la nonna non c’è più, Ade prosegue il suo lavoro di levatrice per mantenere Valente. I tempi sono però oscuri per le donne, e quando la figlia appena nata del capovillaggio muore nella notte, Ade viene accusata di averla uccisa con un maleficio. A Torre Rossa e nei villaggi vicini si sparge la voce che la ragazza sia una strega.

Nella vicina Serra, nel frattempo, la Compagnia dei Benandanti, capeggiata da Sante Montesi e finanziata dalla Chiesa, prepara un esercito di ragazzi che combattono in nome del Signore, convinti di essere nati con un unico destino: sconfiggere il male che si annida nelle donne e liberare il mondo cristiano dalla stregoneria.

Quando Pietro, l’unico figlio maschio che Sante aveva mandato a Roma a studiare medicina, ritorna a Serra, la trova profondamente cambiata ed entra subito in contrasto con il padre, che vorrebbe costringerlo a seguire il suo esempio. Ma il giovane, illuminato dagli studi scientifici e medici, non crede nella magia e nelle superstizioni e nonostante il rispetto che prova per il padre, resta sempre più deluso dal comportamento estremista dell’uomo. Quando Ade si reca al villaggio per il consueto mercato e rischia il linciaggio da parte dei paesani, Pietro sarà l’unico che si schiererà dalla sua parte, portandola in salvo. L’incontro tra i due giovani è magnetico e ne nasce immediatamente un sentimento reciproco.

E’ chiaro però che il paese la vuole ormai sul rogo e preoccupata per il fratello, Ade prende l’unica decisione possibile: rifugiarsi nel bosco in una comunità di sole donne, anche loro in fuga dal mondo e sospettate di stregoneria. Sono le Città Perdute, ognuna con una storia oscura e dolorosa, accolte da Tebe, la capostipite, quando la vita ha voltato loro le spalle. Nella nuova casa Ade, durante un periodo di apprendistato, scoprirà che non è magia quella che usano, ma conoscenza, studio delle scienze e delle piante e abilità personali sviluppate con pazienza.

Noi siamo noi. Streghe è come ci chiamano gli altri.

Eppure, in quel bosco, ognuna di loro nasconde un segreto. Tebe e la vecchia Janara hanno accolto Ade dopo averla cercata per lungo tempo, convinta che sia al centro di un’antica profezia. Ade nasconde il segreto inconfessabile per il quale la nonna le fece promettere di proteggere Valente dal mondo esterno, mentre il bambino continua a riempire la casa di strani e ossessivi disegni, il cui unico soggetto è una luna nera circondata dai raggi del sole. Quando Tebe scopre che in città sarà esposto un libro segreto, che la Chiesa di Roma cerca da secoli, la donna si convince che sia quello che stanno cercando anche loro da anni e sarà disposta a mettere in pericolo tutte le Città Perdute pur di rubarlo. Il ballo organizzato a Palazzo sembra l’occasione perfetta. Ma insieme al libro le aspetteranno anche i Benandanti, con il loro rogo già pronto, e Pietro, deciso a salvare Ade.


Autore

Tiziana Triana è direttrice editoriale per Fandango Libri e lavora a Roma. “Le Città Perdute” è il primo volume della trilogia “La Luna Nera”, da cui Netflix ha tratto una serie tv italiana in onda da fine gennaio 2020.


Recensione

Parte oggi su Netflix la nuova serie televisiva, tutta italiana, tratta dall’omonimo romanzo “Luna Nera” di Tiziana Triana. Così mi sono sentita in obbligo di leggerlo, un po’ perché l’attenzione, sia positiva che negativa, attorno a questo libro è enorme, un po’ perché come sempre non so resistere a un fantasy. Non credo che il mio giudizio sia di parte solo perché mi piace questo genere; di delusioni ne ho prese tante e penso di essere obiettiva quando affermo che il romanzo della Triana è… semplicemente… splendido. E’ la prima volta che mi imbatto in una storia di streghe ambientata nei secoli passati e non ho quindi termini di paragone. Quello che vi posso dire è che più di 500 pagine sono volate senza che me ne accorgessi. La scrittura è trascinante: un linguaggio semplice ma preciso, sempre adatto all’epoca in cui si svolgono le vicende; perfettamente adeguate le ricostruzioni storiche di ambienti, costumi e abitudini. L’autrice non tentenna mai e crea uno sfondo storico credibile e affascinante. I personaggi mi sono piaciuti molto, ben caratterizzati, forti e appropriati al loro ruolo.

Devo fare i miei complimenti alla scrittrice per due motivi. Primo, ho dubitato (diciamoci la verità: ho avuto tanta tanta paura) fino alle ultime pagine che fosse un fantasy, perché non vedevo conferma negli eventi che ci fosse della magia vera. Come Pietro, ho creduto fino all’ultimo che con la ragione si potesse spiegare tutto quello che accadeva. Secondo, o mi prendo la responsabilità di averlo letto con poca attenzione, oppure riconosco all’autrice di essere stata davvero abile. Non mi vergogno ad ammettere di aver capito quale fosse la tanto temuta e preoccupante verità sul piccolo Valente solo a pagina 523. Voi direte “ma sono 527 pagine…quindi hai dovuto leggerlo?” Esatto! Game, set, match, per Tiziana Triana. Ora mi aspetto un adeguato proseguimento, ma questa volta terrò gli occhi aperti.

Ho letto critiche riguardo alla presenza di troppi elementi diversi all’interno del libro. Troppe storie iniziate che non arrivano a nulla. Devo dissentire. Quando ho iniziato a leggerlo sapevo che era il primo di una trilogia e non mi aspettavo quindi che l’intero intreccio venisse svelato nel primo volume. So che le saghe possono inizialmente seminare molto per raccogliere in seguito. Trovo che quello che è stato rivelato in “Città Perdute” sia sufficiente alla buona riuscita del romanzo. Tutto il resto spero verrà dopo. Io per il momento ho apprezzato la lettura di “Luna Nera” per quello che è: un racconto ben scritto, potente, che intreccia verità storica e fantasia. Un romanzo dove l’autrice è riuscita a farmi restare col fiato sospeso dall’inizio alla fine, complici anche i vari flashback che nella seconda parte del libro confessano la storia delle misteriose Città Perdute.

Luna Nera” è il racconto di donne logorate dal pregiudizio e dall’ignoranza: quello che in realtà è solo conoscenza, studio e abilità personali, viene considerato da chi non lo capisce come stregoneria. Il mondo condanna ciò che non può interpretare e cerca un colpevole per i mali terreni, persino per un raccolto sfortunato. Siamo nel 1600, nel pieno dell’Inquisizione, quando i testi che prospettano risposte scomode vengono inseriti nell’Indice e bruciati. In questo clima di ignoranza, di paura, di povertà, l’uomo ha bisogno di affermare il suo posto predominante nella società e i cambiamenti che iniziano a serpeggiare tra le donne sono pericolosi e malvisti. E così, una donna che sa usare le erbe, guarire i malati, esercitare una qualunque arte che è sempre stata appannaggio dell’uomo, fosse anche solo la pittura, viene considerata adoratrice del demonio e capace di gravi magie. La considerazione della donna è ancora così bassa da non tollerare nessun cambiamento e quando se ne intravedono se ne dà la colpa a forze oscure.

Non dimentichiamoci mai che se Dio si è fatto uomo per salvarci, Satana si è fatto donna per dannarci.

In questo contesto, anche la donna che fino al giorno prima forniva il paese di erbe medicinali diviene espressione del demonio e una sola accusa può far dimenticare il passato e sotterrare il buonsenso.

La menzogna sussurrata da tante voci è più forte della verità urlata da una persona sola.

Così Ade fugge tra le Città Perdute, donne che hanno alle spalle una comune storia di esclusione dalla società, ma che hanno deciso di non sottomettersi alle ingiustizie e che hanno in sé i primi germogli di un cambiamento epocale. Il loro scopo è quello di liberare tutte le donne del mondo dalla follia e dal pregiudizio, permettere loro di vivere liberamente il desiderio di studiare, conoscere, prendere posto nella società non solo come complemento dell’uomo. Dall’altra parte, c’è la follia estrema dei Benandanti, convinti di agire in nome di Nostro Signore e per questo liberi di usare ogni metodo per scardinare il male che si annida nell’essere femminile. La scrittrice ha saputo esprimere con molta chiarezza e in modo a volte crudo e diretto il concetto di inferiorità della donna. Così come è molto potente il dissidio tra le convinzioni religiose pacate del giovane sacerdote Filippo e quelle pericolose di Sante.

– Il perdono è l’esempio più grande dell’amore di Dio

– Vi confondete, è Gesù Cristo che perdona, non Dio. Dio punisce.

Quella di Sante è una forma di estremismo che fa riflettere e spaventa, un odio tanto profondo e descritto così egregiamente dalla scrittrice che appare in tutta la sua potenza distruttrice. Un’eccellente spiegazione dei danni causati fin dall’antichità da una religione vissuta nel modo sbagliato e utilizzata come scusa per mantenere uno status quo che fa comodo ad alcuni gruppi di persone.

Contro tutto questo odio si scontra l’amore tra Pietro e Ade: un sentimento puro e profondo, fatto di reciproca fiducia. Pietro, forte delle conoscenze acquisite nelle Accademie di Roma, non crede nella stregoneria e nelle superstizioni e la sua fede in Adelaide non cederà fino alla fine perché non ha paura di ciò che è “diverso”.

L’amore trova sempre una strada.

E’ una storia di passioni, di grande odio, di paure irrazionali, ma soprattutto di rivincita personale. In un mondo in cui la donna “deve stare al suo posto”, le Città Perdute incarnano una figura nuova. La voglia disperata di uguaglianza, di imporre se stesse al mondo e di farsi accettare per quello che sono. Una guerra lunga e dolorosa che sono disposte ad affrontare per il bene delle generazioni future. E poi, chissà…potrebbero non essere così deboli e impotenti come sembrano. E noi aspettiamo solo il momento della loro rivincita. Perché siamo donne e in fondo ci sentiamo tutte un po’ streghe.

Una strega non dovrebbe mai avere paura, neanche nella foresta più fitta, perché sa, nel profondo del proprio cuore, di essere lei la creatura più terrificante.


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