Ma non è una cosa seria – Luigi Pirandello

Ma non è una cosa seria – Luigi Pirandello

Titolo: Ma non è una cosa seria

Autore: Luigi Pirandello

Editore: Edimedia

Genere: commedia teatrale

Pagine: 80

Prezzo: 10,00

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Trama

Memmo Speranza, allegro e spensierato conquistatore di donne, che abbandona regolarmente, è appena sfuggito alla morte in duello con un infuriato mancato cognato. Non vuole più correre simili rischi e allora ha la bella idea di sposarsi di modo che nessuna sedotta e abbandonata potrà più pretendere il matrimonio da lui. Naturalmente sarà un matrimonio in regola con la legge, ma finto nella realtà. Per moglie fittizia, Memmo prenderà Gasparina, proprietaria di una pensione, donna semplice, umile e sottomessa che certo non darà fastidi e che, anzi, ringrazierà la sorte di essersi potuta sposare, lei che si considera una donna insignificante e senza nessuna di quelle attrattive che fanno innamorare gli uomini. L’unico che si oppone a questa faccenda poco seria è un avventore della pensione, l’anziano signor Barranco, segretamente innamorato di Gasparina. Memmo però, proverà a sue spese come spesso la logica non salvi dalla pazzia.


Autore

Luigi Pirandello (1867-1936) è stato drammaturgo, scrittore e poeta italiano di notevole fama. Nel 1934 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura, per il rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale. Inizialmente non apprezzato dalla critica, divenne in seguito famoso in tutto il mondo, tanto che le sue commedie arrivarono anche a Broadway.

Dopo una iniziale prosperità economica, Pirandello dovette combattere per tutta la vita con problemi di liquidità, oltreché con la tristezza di accudire la moglie, affetta da una malattia mentale e chiusa ben presto in una casa di cura. Tra i romanzi e le opere teatrali che ne hanno sancito la notorietà ci sono “Il fu Mattia Pascal“, “I vecchi e i giovani”, “Liolà”, “Così è (se vi pare)”, “Il gioco delle parti”, “Sei personaggi in cerca d’autore“, “Uno, nessuno e centomila, “Ma non è una cosa seria“.


Recensione

Tra le opere forse meno note, ma secondo me più brillanti del grande maestro, “Ma non è una cosa seria” è una commedia dell’assurdo dove Pirandello sfida le convenzioni sociali, contrastandole con lo scherzo e togliendo loro quella serietà che l’uomo gli conferisce. Cosa è serio per davvero, e cosa lo è solo perché noi lo consideriamo tale?

Come matrimonio, non è una cosa seria! Serissimo sarà agli effetti. Cose serie, del resto, si persuada, signor Barranco, sono quelle sole a cui diamo importanza!

E così persino il matrimonio, istituzione sacra e serissima, diventa una finzione e Memmo Speranza si libera del peso sociale di essere sposato. Lo stesso Memmo che poi cadrà vittima del suo scherzo, quando Gasparina, abbandonata la povertà e la convinzione di essere una donna per nulla interessante, rifiorirà di quella bellezza che il suo stato sociale le aveva offuscato. Gasparina è forse l’unico personaggio davvero positivo della storia, donna tranquilla e fedele a se stessa, che si pentirà di aver imprigionato l’uomo e vorrà renderlo libero. Pirandello si sofferma anche a sottolineare lo stato delle donne, che la società purtroppo ancora vuole attaccate al focolare e brave mogli. Lo studio non fa per loro, anzi le rovina, perché non essendo abituate a tanta fatica intellettuale perdono la loro freschezza.

Si sciupano queste benedette figliuole! Troppe materie da studiare. Enorme sovraccarico intellettuale. E pèrdono, pèrdono il fiore della femminilità, la fragranza: quel certo non so che – che è il loro fascino.

È bellissimo, anche se forse un po’ triste, il concetto dell’eternità di un momento felice che non può che sopravvivere in quell’attimo finito. Ciò che ci rende felici in un dato istante non può essere ripetuto per sempre perché le emozioni che ci ha dato la prima volta sono irripetibili, e cercarle di nuovo, nella routine, porta solo alla noia e al dispiacere di una ricerca inutile e senza frutto di una cosa che non può ripetersi.

Insegnare alle ragazze il concetto di quest’eternità – l’unica consentita all’uomo: chiusa e vissuta veramente in un solo momento, che non può più ripetersi, che non può esser più quello; ma fastidio, stanchezza, nausea, prigionia insopportabile, a volerlo perpetuare!

I personaggi di Pirandello sono come sempre eccessivi, specchio della società che lo circondava e che studiava minuziosamente nei suoi difetti e nei suoi limiti. Come spesso accade nelle sue opere, li rende ironici e assurdi, non tanto lontani poi dalle persone reali. E resta il messaggio più importante di questa commedia, che Memmo imparerà a sue spese: la vita non può essere sistemata con la logica. Quando credeva di essere savio ha trovato l’espediente perfetto per salvarsi dalla sua follia nei riguardi delle donne; ora che è di nuovo innamorato della ragazza che non ha voluto sposare, ma non può più averla, si accorge di essere stato pazzo allora, seguendo una logica folle che gli ha rovinato la vita.

Essendo una commedia teatrale e non un romanzo, la sua lettura è più immediata e scorrevole; c’è meno spazio per le dissertazioni che gli sono tanto care, anche se resta sempre complicato seguire alcuni ragionamenti dei protagonisti quando si lanciano nelle esplorazioni della vita. Io la trovo deliziosa e di sicuro uno spaccato interessante della società dell’epoca. Ho avuto il piacere di vederla rappresentata a teatro e ne sono rimasta affascinata, perché riesce a essere al contempo assurda e seria, proprio come la vita.

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