Mal di terra – Cecilia Soldano

Mal di terra – Cecilia Soldano

Titolo: Mal di terra

Autore: Cecilia Soldano

Editore: Bookabook

Genere: romanzo

Pagine: 309

Prezzo: 15,00

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Trama

1986. Una piccola isola al largo della Toscana, pochi chilometri quadrati battuti dal Maestrale, dove vivono solo otto persone, in un mondo governato da regole diverse da quelle della terraferma. Sull’isola dei gabbiani, come la chiamano gli altri, Lisa e Apo, unici due bambini, crescono come se fossero fratelli, accomunati dal fatto di avere un solo genitore presente. Il padre di Apo lavora sulla terraferma tutto l’anno. La madre di Lisa scompare per giorni, tornando ogni volta sempre più cupa. Ma se la bambina deve convivere con questa mancanza, Apo non se ne accorge nemmeno. Il suo mondo è ancora diverso, fatto di silenzi rotti da urla improvvise, di difficoltà a relazionarsi col prossimo, del tempo che passa lasciandolo sempre bambino. Ma Lisa ha imparato ben presto a entrare in quel suo mondo ristretto e si è ritagliata uno spazio dal quale riesce a comunicare con lui e gestire le sue crisi.

2001. Lisa ha ormai vent’anni. Ogni giorno il traghetto la porta sulla terraferma dalla quale raggiunge l’Università. Ogni sera Apo attende al molo che lei ritorni per continuare i giochi interrotti. Alla fine, dopo tante fughe, la madre di Lisa ha deciso di non tornare più e lei è cresciuta con un padre silenzioso e con Fiorenza, la mamma di Apo, amorevole, impetuosa e brusca come il mare che la circonda. Ma l’isola improvvisamente diviene troppo stretta per la ragazza, che si rende conto di aver seppellito i suoi desideri sotto le necessità della sua stramba famiglia. Dopo una tragedia che li travolgerà come il mare in tempesta, Isa deciderà di seguire gli indizi lasciati dalla mamma fino a Milano, dove il suo passato la attende per stipulare una tregua che necessita da sempre. Dopo aver toccato il fondo, forse Lisa potrà rinascere.


Autore

Cecilia Soldano è nata a Milano nel 1984. Impiegata nel campo delle comunicazioni, ha da sempre una passione per la scrittura. “Mal di terra” è il suo romanzo d’esordio.


Recensione

Ho appena terminato di leggere “Mal di terra” e mi serve qualche minuto per riordinare le idee, per inquadrare i sentimenti contrastanti che ho provato, soprattutto per comprendere quel malessere che da Lisa si è allungato verso di me e mi ha quasi soffocata, prima di restituirmi la capacità di respirare. Perché quel senso di inadeguatezza, di colpa e di incomprensione di se stessa e del mondo che la circonda, la scrittrice è stata davvero molto abile nel farlo arrivare a me che sono dall’altra parte della pagina. La scrittura di Cecilia Soldano ha quelle caratteristiche che mi conquistano sempre fin dalle prime righe, quando capisco che tra me e l’autore accadrà qualcosa di speciale. E’ una scrittura elegante e fluida al tempo stesso, ricercata e introspettiva ma con una grande carica evocativa. E’ asciutta, diretta, eppure spesso raggiunge picchi di poesia che ammiro.

I suoi occhi sono sempre nascosti dai capelli, lunghi e in festa. Lisa conosce a memoria la consistenza di quei capelli: sono stopposi, aggrovigliati e amano stare insieme. Scioglierli è un dolore, un atto contro natura, così lei ha sempre pensato fosse ingiusto disciplinarli.

La scrittrice sa comunicare con le parole sentimenti forti e diversi, a volte evidenti, altre volte nascosti, che necessitano di essere osservati con attenzione e studiati con cura. Ha la capacità di creare fin da subito dei personaggi ben delineati che destano empatia, compassione, tenerezza, disappunto, diffidenza e grande amore. Non le occorre tanto spazio per disegnare due protagonisti indimenticabili, Lisa e Apo, due bambini-amici-fratelli che ti accompagnano in questa storia fatta di cadute e di rinascite. Persino nel descrivere le ambientazioni Cecilia Soldano compie il suo lavoro in modo splendido: la piccola isola è un territorio battuto dal vento, dove le tempeste sono più violente che altrove, dove le euforbie ricoprono il terreno asciutto e i gabbiani sembrano aver concesso a pochi coraggiosi di introdursi nel loro ambiente. A questo pezzo di terra isolato, bruciato dal sole d’estate e spazzato dai venti d’inverno, dai nomi poetici come Cala Spalmatoio e Cala Volo di Notte, si contrappone il grigiore di Milano, la confusione e la routine caotica a cui la protagonista non è abituata.

Lisa è un personaggio molto complesso che sono sicura vi desterà emozioni diverse nel corso della lettura. Ma occorre capirla per giudicarla, bisogna immedesimarsi nell’abbandono che ha segnato la sua crescita per comprendere il suo tormento e l’incapacità di esprimere i suoi desideri. Lisa è cresciuta sull’isola con un padre di poche parole che ha centellinato il suo affetto per tutta la vita, una donna aspra e salata come il mare che ha cercato di riparare alla mancanza della mamma, e un fratello non di sangue che ha dovuto proteggere per tutta la vita. Apo è diverso dagli altri bambini che frequentano la scuola sulla terraferma, ma essendo loro due gli unici dell’isola, Isa ha imparato a farsi strada nei suoi silenzi, tra le urla che dichiarano il suo sentirsi a disagio, nel suo mondo che gira con un tempo differente da quello degli altri.

Non gli piace essere colto di sorpresa. Non sono utili le sorprese, disorientano, si muovono veloci dietro la schiena o di fianco, in uno spazio vicino in cui l’occhio non arriva. Invece bisogna sempre cercare un pavimento sgombro e pulito dove allineare i pensieri, contare le parole e metterle nell’ordine giusto.

Eppure Lisa lo conosce così bene che è una delle poche persone capaci di arrivare davvero fino a lui. Forse per questo rapporto così stretto e complicato (“In due eravamo una grande gioia e insieme una piccola malattia”); forse per la sensazione di avere un obbligo nei confronti di Apo; forse per il legame che la unisce al padre e a Fiorenza; forse per la difficoltà di vivere in un mondo con regole diverse da quelle che conosce, Lisa prende il traghetto ogni mattina, ma ogni sera torna alla sua isola. Lì dove vivono ormai solo sette persone che quel tratto di mare ha reso burbere e taglienti come scogli, abituate a vivere senza elettricità e senza acqua corrente, che bastano a loro stesse e hanno paura della terraferma. Il peso di questi legami e dei suoi doveri arriveranno addosso a Lisa all’improvviso, quando cercherà di unire i due mondi.

Troppo complicato far entrare il mondo nel suo mondo, o l’uno nell’altro: Lisa lo ha sempre saputo, perché ha voluto illudersi che fosse possibile? Portare Nicola sull’isola, trascorrere una serata normale, tenere insieme quello che insieme non può stare.

Ma qual è il vero problema di Lisa? Forse non lo sa nemmeno lei, tanto lo ha nascosto in fondo all’anima per tutti quegli anni. E ora che è adulta non sa più cosa vuole, non riesce ad accontentarsi dell’isola, ma vive la terraferma con un senso di smarrimento, come se chi la abita non potesse comprenderla, separata da un mare invisibile che la risucchia continuamente tra le onde.

Nessuno le ha mai detto in modo esplicito che la piccola comunità in cui vive è diversa dalle altre. Nessuno le ha spiegato le regole che valgono sull’isola e quelle che valgono sulla terraferma. E’ un’autodidatta. Ha imparato dagli sguardi della gente, dall’odio profondo e dal profondo amore che prova per tutti quelli che lì la trattengono con le unghie e con i denti: i suoi lupi, la sua famiglia.

Quando fuggirà dall’isola, dopo la tragedia più grande della sua vita, cercherà finalmente le risposte al suo malessere a Milano, in quel passato che la madre ha nascosto così bene. E solo allora capirà di aver vissuto all’ombra di sensi di colpa che non le appartenevano: quello di essere nata sana, mentre Apo nasceva Apo, e quello di aver commesso un errore tanto grave da costringere la madre ad abbandonarla. E in quel momento si renderà conto di essersi nascosta dietro il dovere per proteggersi, per potersi lamentare senza far nulla.

Il dovere è un ottimo nascondiglio. Le ha permesso finora di tacere ciò che vuole. Ma ora non ne è certa, tanto l’ha tenuto sottotraccia. Lo deve avere seppellito in un’esitazione, nella pausa che stava a qualcun altro riempire. Ha dato a tutti la possibilità di tralasciarlo, di farlo evaporare, quel senso senza peso che è il suo desiderio.

Rimettendo insieme finalmente i pezzi del puzzle che faceva da sfondo alla sua vita prima di essere abbandonata, Lisa scopre un’altra storia di abbandono, quella della madre, che la avvicina alla realtà delle cose: Olivia non l’ha lasciata per mancanza di amore, ma perché incapace di comunicarlo, sempre in cerca anche lei di qualcosa che non ha mai trovato. Due anime affini unite dallo stesso dolore, dalla stessa assenza. E alla fine Lisa dovrà perdonare se stessa per gli sbagli commessi, per essersi offuscata troppo a lungo e aver vissuto una colpa che non aveva.

Ho amato Apo fin dall’inizio, è una figura che ti resta dentro con la sua ingenuità e la sua voglia caparbia di tenere il passo di Lisa. Ho amato Lisa e le sue paure, tra alti e bassi, nonostante tutto. Non posso che consigliare la lettura di questo romanzo che credo si capisca bene quanto mi sia piaciuto. E’ toccante, intenso, amaro e dolce insieme. E’ una storia di abbandono e di rinascita, di comprensione e di accettazione della vita. Perché forse, dopotutto, la soluzione alla ricerca costante della felicità l’aveva trovata Fiorenza tanti anni prima, osservando suo figlio giocare sulla spiaggia e guardandolo per la prima volta per quello che era, cioè Apo, e non per quello che gli altri desideravano che fosse.

Fiorenza sta pensando che ogni tanto le cose sono esattamente come appaiono. Forse è quando la vita corrisponde a se stessa, quando galleggia alla luce del sole, quieta e disarmata, che ci si sente felici.


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