Psiche e Amore – Luna McNamara
Titolo: Psiche e Amore
Autore: Luna McNamara
Editore: Garzanti
Genere: retelling mitologico
Pagine: 329
Prezzo: 17,60
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Trama libro
L’Oracolo di Delfi ha parlato: il figlio del re di Micene sarà un eroe capace di fronteggiare persino gli dei. Nella culla però non c’è un maschio, ma una femmina: Psiche. Impossibile che la profezia sia sbagliata. E, quando incontra lo sguardo della piccola, il padre della bambina capisce: sarà valorosa e coraggiosa e saprà compiere il proprio destino. A Psiche viene insegnata l’arte della guerra e del combattimento e, crescendo, la ragazza si renderà conto di quanto la sua formazione sia diversa da quella delle altre donne, che devono sottostare alle decisioni dei padri, o dei mariti. Lei, invece, è libera. Ed è per la libertà altrui che Psiche combatte la sua prima battaglia. Gli dei, però, non sono d’accordo: il mondo deve restare tale e quale. Afrodite, adirata, si scaglia contro Psiche e manda sulla terra suo figlio Eros per esigere la propria vendetta. Eros è il dio del desiderio, ma non riesce a comprendere perché gli uomini, dominati dalla passione, si affannino tanto in cerca dell’anima gemella. Fino a quando non incontra Psiche. Solo allora scopre che esiste qualcosa di più forte del potere degli dei: l’amore. La ragazza non sa chi sia Eros, ma intuisce la profonda affinità che l’accomuna a quel giovane. Un legame profondo, per cui è pronta ad affrontare la guerra cui è destinata sin dalla nascita. Anche se non credeva di dover lottare per amore.
Recensione
Immagino che tutti conoscano la storia di Amore e Psiche, almeno sommariamente, ma vi assicuro che non l’avete mai ascoltata come in questo libro. Il ribaltamento del titolo sta a indicare quanta importanza sia stata data al punto di vista femminile della storia, dove Psiche, per la prima volta, ci consegna i suoi pensieri e i suoi sentimenti più intimi. La narrazione alterna il racconto di Eros a quello della ragazza, entrambe in prima persona. Fin dalle prime pagine ho notato una differenza di profondità tra Eros e Psiche: mentre il primo, infatti, l’ho trovato piuttosto freddo e ho avuto difficoltà a empatizzare con lui, al contrario l’affinità con Psiche è stata immediata e mi è apparsa subito come una protagonista ben delineata, quasi viva. A lettura finita mi chiedo se sia stato un problema di scrittura oppure una scelta dell’autrice, che ha voluto dimostrare come le divinità dell’Olimpo fossero incapaci di provare tutte le emozioni umane, e forse per questo ha reso il suo Eros più superficiale.
Le perplessità che mi hanno accompagnato nella prima metà del libro, in cui i due protagonisti raccontano la loro nascita e la loro crescita negli anni (o nei millenni!) sono scomparse a metà racconto. Quando Psiche, come tutti sappiamo, decide di disobbedire all’amato per poterlo guardare in volto, le cose si fanno più complesse, l’intreccio cambia registro e la narrazione diviene più affascinante e ti trascina nelle avventure dei due amanti, che ormai ti sono entrati nel cuore. Impossibile a quel punto staccarsi dalla lettura. Oltre alla rivisitazione della trama, ho apprezzato molto i temi trattati sullo sfondo. Eros è il dio dell’amore, eppure non sa poi molto di quel sentimento. Era convinto di aver donato all’uomo qualcosa che potesse dare solo gioia, invece si ritrova con esseri umani che soffrono, che inseguono l’amore per tutta la vita e che se la tolgono se non ricambiati. Possibile che l’amore sia felicità e condanna insieme? E quella mortalità, che le divinità non posseggono, non è forse una delle cose più affascinanti che caratterizzano l’essere umano? Sapere che la loro vita è così breve li porta a cercare continuamente un significato della loro esistenza, uno scopo, qualcosa che lasci un segno del loro passaggio. Psiche, da parte sua, porta come fardello la condizione delle donne del suo tempo, considerate una sorta di merce di scambio politica o economica, oppure semplicemente una figura che vive all’ombra dei maschi, destinati a grandi imprese.
Una femmina era destinata a filare la lana nelle stanze delle donne.. Avrebbe sfornato figli e mandato avanti la casa, e se si fosse comportata come una donna onesta, sarebbe morta come era vissuta: nell’oscurità.
Ma l’oracolo di Delfi ha predetto al padre Alceo che suo figlio sarebbe diventato un eroe, e quando vede il viso angelico di quella piccola bambina non solo se ne innamora perdutamente, ma decide di metterla nelle condizioni di poter affrontare le stesse prove di tutti gli altri eroi della storia. Psiche cresce libera, orgogliosa, indipendente e coraggiosa; allenata dalla grande guerriera Atalanta, non accetta di sottomettersi a un qualunque matrimonio e insegue il sogno di diventare un’eroina, andando a caccia di mostri. Luna McNamara indaga il significato vero della parola “eroe”. E così, durante le sue avventure, Psiche matura l’idea che forse un eroe non è solo quello che uccide i mostri. D’altronde, chi ha stabilito cos’è un mostro? Chi ha deciso che un essere sia così pericoloso da doverlo eliminare? Qualcuno ha mai chiesto a queste creature le motivazioni dei loro comportamenti? Forse l’eroe non è solo l’abile guerriero, forse è una persona che si preoccupa del bene altrui, che agisce per migliorare una situazione ma non necessariamente con la violenza. Forse è un eroe anche chi combatte fino all’ultimo respiro per difendere il suo diritto di amare.
In quel momento compresi che il mio sogno da eroina era destinato al fallimento: non perché io fossi troppo debole ma perché il sogno in sé era troppo brutto.
Macellai, aveva detto Medusa.
Ora capivo che le leggende erano impregnate di sangue, del sangue delle donne.
Un’ulteriore nota di merito all’inventiva dell’autrice per due riferimenti che ho adorato: il primo verso uno sconosciuto poeta cieco di cui Psiche amava ascoltare le storie sulle divinità da bambina, e l’altra verso una poesia di Raymond Carver che sarà scritta più di un millennio dopo. In definitiva posso dire che anche se la scrittura non tocca quelle vette poetiche che spesso trovo nei retelling dello stesso genere, e anche se i dialoghi sono piuttosto semplici, ho amato la lettura di questo libro. Mi è piaciuta la versione femminile di quello che credo sia uno dei miti più affascinanti della storia greca e ho apprezzato la caratterizzazione di Psiche, che è una protagonista forte, sicura, onesta e che non si lascia abbattere da nessuna difficoltà, soprattutto quando c’è in gioco una cosa che vale più di ogni onorificenza: l’amore.
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