Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare – Luis Sepúlveda

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare – Luis Sepúlveda

Titolo: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

Autore: Luis Sepúlveda

Editore: Salani

Genere: ragazzi

Pagine: 127

Prezzo: 6,55

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Trama

Mare del Nord. Lo stormo di gabbiani del Faro della Sabbia Rossa sta volando verso sud, diretto a Biscaglia, nel nord della Spagna. Lungo il tragitto raccoglierà gabbiani provenienti dal Mar Baltico e dall’Oceano Atlantico, per formare un unico enorme stormo per il convegno annuale, durante il quale le femmine deporranno le uova. La gabbiana Kengah è felice e vola serenamente, finché una terribile distrazione non la fa cadere in una macchia di petrolio. La morte nera! La peste nera! Kengah sa benissimo di non avere scampo: il suo piumaggio è pieno della sostanza viscosa che gli uomini hanno lasciato cadere in mare, ma con uno sforzo estremo, rimasta sola, riesce a riprendere il volo e a raggiungere il vicino porto di Amburgo.

Qui, sfinita, si lascia cadere sul balcone del grande e grosso gatto nero Zorba, che si sta riposando al sole. Costernato per la situazione disperata della poverina, il gatto decide di andare a chiedere aiuto, ma non prima che Kengah gli abbia confidato di voler deporre un uovo e lo abbia costretto a farle tre promesse. Non mangerà l’uovo. Si prenderà cura del piccolo. E dopo gli insegnerà a volare.

Lasciata la gabbiana sul balcone, Zorba corre giù al porto dal Colonnello, un anziano gatto famoso per dare ottimi consigli. Non sapendo purtroppo come aiutarlo, il Colonnello lo accompagna da Diderot, un micio magro e grigio che passa la vita a leggere libri nel bazaar del vecchio Harry. Quando finalmente tornano all’appartamento, convinti di aver trovato una soluzione, Kengah è morta, ma vicino al suo corpo trovano un piccolo uovo bianco a macchie azzurre. Dispiaciuto di non aver salvato la gabbiana, Zorba si impegna a mantenere le promesse fatte, sorretto dalla solidarietà dei suoi amici. Perché la promessa fatta da Zorba è la promessa di tutti i gatti del porto.

Così, dopo averlo tenuto al caldo per giorni, dall’uovo fa finalmente capolino un piccolo pulcino di un bianco candido. Zorba e i suoi amici si prodigano per allevarlo e la piccola gabbianella, che hanno scoperto essere femmina e alla quale hanno dato il nome di Fortunata, cresce velocemente, serena e protetta. Ma il gatto Zorba non ha dimenticato la terza promessa e per insegnarle a volare avrà bisogno di un aiuto più grande di quello che possono dargli un’enciclopedia e qualche gatto di porto. Sarà costretto a rompere il tabù.


Autore

Luis Sepúlveda è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore e regista cileno nato nel 1949. Impegnato fin da ragazzo nella politica, ha avuto una vita estremamente complicata, che lo ha portato fuori e dentro il suo paese, a seconda di chi deteneva il potere. Dopo un periodo felice, in cui entra a far parte della guardia personale del generale Allende, il colpo di stato di Pinochet lo condanna all’ergastolo. Dopo mesi di tortura, solo l’intervento di Amnesty International riesce a salvarlo, costringendolo però all’esilio, durante cui opera con l’Unesco e Greenpeace, venendo a contatto con gli Indios dell’America Latina.

Trasferitosi in Spagna, ha proseguito con la sua scrittura militante e con opere dedicate ai ragazzi. Nel 2020, dopo un lungo ricovero, è morto a causa dell’infezione covid-19. Tra i romanzi più famosi “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, “Il mondo alla fine del mondo”, “Diario di un killer sentimentale”, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa“, “Incontro d’amore in un paese in guerra”, “Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà” e “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico“.


Recensione

Davanti a questo foglio, e con la tristezza di essere stata spettatrice della sua scomparsa, mi rendo conto di aver letto a ritroso le favole di Luis Sepúlveda. Senza averlo programmato ho acquistato i suoi racconti in un ordine inversamente proporzionale alla loro fama. E quindi, alla fine, eccomi qui con l’opera per la quale sarà ricordato tra i migliori romanzieri per ragazzi. Devo ammettere che la notorietà di “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” è assolutamente meritata. Dopo aver provato molte delle sue favole credo che questa sia la più affascinante e quella di certo più facile da leggere. E’ una storia piena di dolcezza e di amore; di solidarietà e di rispetto; è tenera, piacevole e ricca di insegnamenti.

Lo stile è inconfondibile in tutti i suoi romanzi, ma qui in particolare, come anche in “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico“, la scrittura non è rallentata da elementi esterni, come accade nei racconti ambientati tra gli indios dell’America Latina, dove lo scrittore usa spesso termini delle lingue locali, che necessitano poi della traduzione. Il linguaggio è semplice e scorrevole, accattivante ma pacato, capace di trasportare il lettore in un piccolo bazaar insieme a una strana combriccola di gatti. Scritto per i figli in onore del loro amato gatto, questo racconto esterna l’impegno di Sepúlveda nei confronti della natura, tema a lui caro che ritornerà spesso nelle sue opere. Da sempre impegnato a fianco di Greenpeace per la salvaguardia dell’ambiente, lo scrittore si lancia in una dura critica contro l’inquinamento, in questo caso quello marino. Oggetto delle sue accuse sono le grandi navi che scaricano petrolio in mare e la superficialità dell’uomo che sta riempiendo le acque di rifiuti.

Quando tornò a galla la luce del giorno era scomparsa, e dopo aver scosso il capo con energia capì che la maledizione dei mari le stava oscurando la vista. La macchia nera. La peste nera.

Ma la gabbiana Kengah non odia l’uomo, nonostante stia per morire, perché sa che non tutti gli esseri umani sono colpevoli. C’è ancora speranza per loro: la possibilità di cambiare, di migliorare. Perché come spesso ripeteva l’autore, “se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo”. Sono diverse le cose di cui Sepúlveda accusa l’uomo. Tra queste, una è la superficialità di molti suoi comportamenti, che spesso recano più danni che effetti positivi. Per questo gli animali non si fidano di lui.

Disgraziatamente gli umani sono imprevedibili. Spesso con le migliori intenzioni causano i danni peggiori.

E troppo spesso il comportamento egoista dell’uomo si trasforma in pura crudeltà, secondo l’autore, nel momento in cui le specie animali più intelligenti o più portate a interagire con lui vengono utilizzate per puri scopi scientifici o ludici, dimenticando il rispetto che dovremmo loro. Una cosa che mi ha colpito, durante la lettura di questo racconto è stata la ricerca continua delle soluzioni a tutti i problemi degli amici gatti nei volumi enciclopedici e nei libri di Diderot. Una ricerca spasmodica di arrivare tramite la conoscenza, la scienza, la tecnica, la meccanica, a risolvere quesiti fondamentali per la loro sopravvivenza. Per dover ammettere, in ultimo, che in quei libri non ci sono tutte le risposte. Così, gli amici si rivolgeranno a qualcuno che forse non ha le conoscenze giuste, ma è assai degno di fiducia agli occhi di Zorba.

Forse non sa volare con ali d’uccello, ma ad ascoltarlo ho sempre pensato che voli con le parole.

Credo che la figura di questo poeta sia una delle più belle di Luis Sepúlveda: rappresenta forse la capacità di sognare, di credere in noi e negli altri; è la fantasia capace di arrivare là dove non può la conoscenza. Ma come in molte favole dello scrittore cileno, è l’amicizia il vero fulcro della storia. Amicizia, fedeltà e lealtà: sono i sentimenti che uniscono i gatti di porto, che si legano a Zorba nell’impresa di rispettare le promesse fatte a Kengah. E dove c’è amicizia vera c’è anche accettazione del diverso: per quanto i loro mondi siano differenti, tra Zorba il gatto e Fortunata la gabbianella c’è un affetto sincero e totale che va oltre ogni diversità:

Non ti abbiamo contraddetta perché ci lusinga che tu voglia essere come noi, ma sei diversa e ci piace che tu sia diversa.

L’amore di Zorba per il piccolo pulcino è così forte, è l’amore di un genitore, che alla fine per ottenere la felicità dell’altro deve costringersi a lasciarlo andare e perderlo. E non è forse questo l’amore più grande? Dare a un altro essere umano la possibilità di capire chi è, dargli la forza di spiegare le ali e rincorrere i suoi sogni. Perché se si crede davvero in qualcosa e si trova il coraggio di perseguirla, l’ostacolo maggiore è già superato.

– Bene, gatto. Ci siamo riusciti.

– Si, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante.

– Ah sì? E cosa ha capito?

– Che vola solo chi osa farlo.

E tu hai volato così in alto, maestro, attraverso tempeste così buie e turbolente che il sole oltre quelle nuvole ti sarà parso più sfolgorante. E noi, con i tuoi libri in mano, qui dal porto, ricorderemo i tuoi voli potenti e sinceri che ti hanno avvicinato così spesso ai tuoi sogni.

I miei sogni sono irrinunciabili, sono ostinati, testardi e resistenti.


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