The gilded cage. La gabbia dorata – Lynette Noni

The gilded cage. La gabbia dorata – Lynette Noni

Titolo: The gilded cage

Autore: Lynette Noni

Editore: Sperling & Kupfer

Genere: fantasy

Pagine: 416

Prezzo: 17,90

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Trama

Dopo essere scampata alla prigione di Zalindov e al mortale Giudizio degli Elementi, Kiva Meridan è una sopravvissuta. Negli ultimi dieci anni, il suo unico obiettivo è stato quello di riunirsi alla famiglia e distruggere le persone che hanno rovinato le loro vite, ma questa missione sta diventando più complicata che mai. Ora che si sta ambientando nella capitale, scopre di non essere stata l’unica a soffrire mentre era a Zalindov: i suoi fratelli e i loro ideali sono cambiati, e ben presto la ragazza si ritroverà a nascondere segreti non solo ai propri nemici ma anche a chi ha di più caro al mondo. Fuori dalle mura della città, nel frattempo, serpeggia la tensione fra i ribelli, insieme alle voci di una crescente minaccia da parte dei regni del Nord. Questa volta, per sopravvivere, Kiva dovrà destreggiarsi in una complicata rete di bugie, in cui un passo falso potrebbe costarle tutto.


Autore

Lynette Noni è una scrittrice australiana. Ha studiato giornalismo, scrittura creativa e scienze umane. Oggi è al primo posto tra gli autori Young Adult del suo paese, grazie ad alcune fortunate saghe fantasy. E’ arrivata in Italia con il primo capitolo della saga “The prison healer. La guaritrice di Zalindov“, seguito da “The gilded cage. La gabbia dorata


Recensione

La prima volta che capita può essere solo un colpo di fortuna, ma se lo stesso autore per due volumi di seguito riesce a creare un finale che in cinquanta pagine ti sconvolge la trama, quello che pensi dei personaggi, le conclusioni che avevi raggiunto, e ti lascia così sorpresa che non riesci neanche a parlare, allora bisogna concedergli che ha un notevole dono. Il finale di “The prison healer” credo sia stato uno dei più inaspettati e spiazzanti di sempre, e mai avrei creduto che la Noni potesse ripetere il miracolo. Invece l’ha fatto, e ora sono qui a chiedermi quando arriverà il capitolo finale, perché anche questa volta mi ha lasciata con una sensazione di ansia, di curiosità e di aspettativa, difficile da tenere a freno. Detto questo, devo ammettere che “The gilded cage” risente un pochino del difetto del libro di mezzo: per due terzi del volume non c’è grande azione, ma solo una maggiore caratterizzazione dei protagonisti che già conoscevamo e la presentazione di altri che saranno poi essenziali. E’ un intermezzo più intimo, più introspettivo, in cui Kiva è divisa tra il desiderio di vendetta nei confronti della famiglia Vallentis e quel sentimento, nato nella prigione, che la lega proprio al principale dei suoi esponenti.

Per dieci anni non aveva desiderato altro che vendicare la famiglia reale, la sua famiglia. E nulla l’avrebbe distolta dalla sua missione, meno che mai sé stessa.

Avevamo già capito nel primo capitolo che Kiva è una ragazza dall’animo buono e onesto, quasi incapace di odiare veramente qualcuno. Ora spetta a lei comprenderlo, anche se questo significa opporsi alla sua famiglia, che da dieci anni attende il momento adatto per riprendersi il regno. Fino alle ultime 50 pagine quindi, la lettura risente di una certa lentezza dell’intreccio e hai la sensazione che non stia accadendo nulla. In realtà l’autrice ha disseminato una serie di piccoli indizi che avrebbero potuto portarmi al finale anche questa volta, ma anche questa volta mi sono fatta imbrogliare e non li ho notati. Questo ovviamente contribuisce a quella sensazione di spiazzamento e di sorpresa che provi quando i fili del racconto vengono tirati, negli ultimi capitoli, e ti ritrovi trascinato da una valanga che non avevi sentito arrivare. Per chi ha amato la parte romance del primo volume, devo avvertirvi che qui lo slowburn (per quanto io lo adori) è ancora più lento, e probabilmente non vi darà quelle soddisfazioni che aspettavate. Ribadisco quindi il giudizio che ho già espresso per “The prison healer“: un libro che parte lentamente, ma si fa perdonare grazie al finale pieno di fuochi d’artificio. Noi lettori di saghe siamo consapevoli che a volte i volumi di mezzo possono essere più lenti, ma davvero mi sarei aspettata un minimo di azione in più; invece mi sono ritrovata ad accompagnare Kiva nell’accettazione del suo passato, di modo che potesse definire sé stessa e decidere del suo futuro.

Sono le nostre cicatrici che ci rendono chi siamo. Raccontano storie di coraggio e di sopravvivenza. Raccontano chi siamo veramente. Non dimenticare che ciascuna di esse è bellissima e che non devi mai, mai, vergognartene.


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