La contessa va in crociera – Francesco Muzzopappa

La contessa va in crociera – Francesco Muzzopappa

libro

Titolo: La contessa va in crociera

Autore: Francesco Muzzopappa

Editore: Solferino

Genere: romanzo

Pagine: 280

Prezzo: 18,50


Trama libro

Gli anni passano, ma i problemi restano – soprattutto quelli finanziari – e la contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, perseguitata dall’Agenzia delle Entrate, vive nell’incubo di un futuro in cui per colazione non potrà più permettersi le sue adorate frolle di pasticceria e dovrà ripiegare sui biscotti industriali. È la sua amata Anna, la ragazza che sarebbe diventata sua nuora se suo figlio Emanuele non si fosse fatto lasciare, a proporle un’immediata fonte di introiti: partecipare, in veste di Vip pagata, a una crociera. Si imbarcherà proprio assieme a Emanuele, che fra un orecchio e l’altro ha solo aria ma è certamente decorativo. La mente della contessa si riempie di foschi pensieri: basterà quell’indubbio sacrificio – quante mani sudate da stringere, quanti sorrisi falsi da dispensare – a tenere a bada i creditori? Potrebbe essere l’occasione per convincere Emanuele a tornare con Anna, o quell’ambiente godereccio e pieno di tentazioni rischia di peggiorare la situazione? Preoccupazioni che l’inizio del viaggio non fa nulla per fugare, ma che impallidiscono quando, in una notte di tempesta, le cose si mettono talmente male da spalancare un nuovo, inaspettato, capitolo. E qui gli interrogativi si moltiplicheranno a dismisura, insieme a imprevisti, peripezie e nuovi problemi da superare con l’algido aplomb di sempre.


Autore

Francesco Muzzopappa è uno scrittore italiano, classe 1976, i cui libri sono caratterizzati da un umorismo vivace. Oltre a “Una posizione scomoda”, “Affari di famiglia”, “Dente per dente”, “Heidi”, “Un uomo a pezzi” e “Sarò breve“, scrive anche libri per ragazzi, tra cui “Il primo disastroso libro di Matt” e “L’inferno spiegato male” e “I Promessi Sposi spiegati male“.


Recensione

Le cose si mettono male. E non perché lo dico io. Lo dice il Fisco. Il mio passatempo preferito ultimamente, è pagare bollette salate. E non un sale qualunque, ma costosissimi cristalli dell’Himalaya. Ma non è sempre stato così. Prima di diventare una marionetta nelle mani di un destino amante delle barzellette, ero una donna felice.

Chi sostiene che ridere è una necessità sopravvalutata non ha mai letto nulla di Francesco Muzzopappa. Provate a leggere qualche passo quando siete tristi, o arrabbiati, o semplicemente avete bisogno di un po’ di sana leggerezza. Vi sfido a non sorridere. E lo faccio perché so che perderete. E’ la seconda opera che leggo di questo autore italiano, e ogni volta mi sorprende la genuinità della sua ironia, il modo in cui gli venga secondo me normale parlare (o scrivere, in questo caso) ironizzando su tutto quello che vede intorno a sé. Un ottimo osservatore dell’essere umano, dei tempi che corrono, delle nostre abitudini di vita, dei nostri vizi e delle nostre passioni. Con poche frasi e uno stile veloce e tagliente, è capace di creare un’intera serie di personaggi straordinari, a partire dalla nostra amata Contessa caduta in disgrazia, passando per il suo caro maggiordomo Orlando, fino ad arrivare a Emanuele, l’unico figlio, tanto bello quanto, ahimè, stupido, come la contessa non si esime mai dal sottolineare.

Non riusciamo a credere che Emanuele abbia potuto escogitare un piano così dettagliato, puntuale e, a ben vedere, perfetto. A volte riesce a dimostrare che in fondo al suo cervello, in un angolo sperduto in cui è impossibile arrivare se non con una torcia molto luminosa e una buona bussola, c’è un neurone nascosto come un soldato giapponese in attesa della fine della guerra.

Con una semplicità e un’intelligenza uniche, Muzzopappa sa trasformare un comune e insignificante evento (come una fontana che smette di zampillare o un’ordinazione al tavolo del ristorante) in un momento di pura comicità. L’ironia non è uno degli elementi principali di questo romanzo, ne è il fulcro vitale, ed è incredibile la capacità di mantenerla viva per tutto il racconto. Il lettore non ha mai un attimo di pausa, tra la narrazione e i dialoghi serrati e spassosi. Volete sapere se dietro la sua scrittura c’è una critica della società? Non lo so. Forse sì, a ben vedere: di frecciatine taglienti ce ne sono molte, passando per il classismo e la disparità di genere in ambito lavorativo.

E si ricordi che non esistono mestieri da uomini e mestieri da donne, ma teste aperte e teste chiuse. Alcune, come la sua, sono blindate.

O forse è solo una storia che vuole farci divertire e che, se così fosse, raggiunge con maestria il suo scopo. Quindi, a meno che non soffriate il mal di mare, vi consiglio di salire sulla Mitologica insieme alla Contessa Maria Vittoria, e seguirla in queste 280 pagine di irresistibile ed elegante comicità.