Il quaderno di Maya – Isabel Allende

Il quaderno di Maya – Isabel Allende

Titolo: Il quaderno di Maya

Autore: Isabel Allende

Editore: Feltrinelli

Genere: romanzo

Pagine: 398

Prezzo: 9,50

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Trama

A 19 anni la vita di Maya Vidal è già in rovina: alcol, droghe di ogni genere, prostituzione, seppure per pochi giorni, malavita e diversi guai con l’FBI. Abbandonata alla nascita dalla madre, Maya è cresciuta a San Francisco abituandosi a un padre assente che centellinava affetto, una nonna cilena fuggita dal suo paese, impetuosa come un uragano e impegnata socialmente e politicamente, e un nonno americano dolce e premuroso che è stato il suo punto di riferimento per sedici anni.

Ma quando Popo si ammala di cancro e muore, Maya perde in pochi mesi la sua ancora e inizia a nuotare in un oceano nel quale non riesce a stare a galla. La sua Nini, distrutta dal dolore della perdita del marito, non si accorge dei cambiamenti della nipote e dell’abisso in cui si è tuffata. Dopo tre anni di lotte familiari, di centri di recupero e una latitanza di sei mesi in cui la nonna la credeva morta, Maya torna a casa l’ombra di se stessa e inseguita da tutti.

Così, dopo averla appena ritrovata, Nini la mette su un aereo per Chiloé, un’isoletta del Cile dove il suo vecchio amico Manuel Arias la terrà nascosta finché sarà necessario. In questo mondo fuori dal mondo, tra una natura che ha ancora tutta la sua forza, un popolo che vive secondo regole differenti e incomprensibili e un settantenne indurito dalla vita e pieno di segreti, Maya sarà costretta a guardarsi dentro e capirsi, per poi riuscire ad amarsi, come le aveva detto il suo Popo. Ma Chiloé non è poi così irraggiungibile e i crimini che si è lasciata alle spalle tornano a perseguitarla, proprio nel momento in cui un sentimento sconosciuto e inatteso bussa alla sua porta.

Non vedi a cosa si riduce la mia vita? Morire, resuscitare, amare e tornare a morire.


Autore

Isabel Allende, di origine cilena, nata nel 1942, è oggi una delle scrittrici latinoamericane di maggior successo. Parente del generale Salvador Allende, Isabel ha vissuto il suo paese nella prosperità e nel lusso. Dopo il colpo di Stato di Pinochet è fuggita in Venezuela e in seguito negli Stati Uniti. La maggior parte delle sue opere ha come sfondo la storia della sua famiglia o quella di donne che ha conosciuto, con una narrazione, come lei stessa ha ammesso, più vicina alla finzione che alla realtà.

E’ proprio dai ricordi altrui, misti a un pizzico di magia e spiritismo, che sono nate opere di fama internazionale come “La casa degli spiriti”, “Eva Luna“, “D’amore e ombra”, “Il piano infinito”, “Paula“. Negli ultimi anni si è impegnata in una trilogia per ragazzi (“La città delle bestie”, “Il regno del drago d’oro”, “La foresta dei pigmei“) e nel giallo “Il gioco di Ripper”.


Recensione

Il quaderno di Maya“, lontano dai fasti de “La casa degli spiriti” ma anche dalla semplice bellezza di “Eva Luna” o “D’amore e ombra”, è pur sempre un romanzo piacevole in cui Isabel Allende torna a incantarci con la sua scrittura vera e quotidiana. Un linguaggio semplice, scorrevole, che sa attrarre il lettore con un misto di realismo e magia, spiritismo e concretezza, tipico di alcune delle migliori penne latinoamericane, da Gabriel García Márquez a Luis Sepúlveda. Racconti in cui le loro terre sono cantate con passione e semplicità; dove i popoli locali vivono una vita pervasa da principi diversi e lontani nel tempo, ma affascinanti.

Maya Vidal è l’ennesima anti-eroina della Allende che dovrà autodistruggersi per poter uscire dal baratro in cui è sprofondata. Un lungo percorso di autoanalisi che seguiamo con piacere perché intercalato dal racconto delle vicende che l’hanno portata al degrado totale.

Rinchiusa su un’isoletta troppo piccola per lei, Maya ci regala attimi della sua esistenza, alternando un presente di ricostruzione e serenità, a un passato di errori e devastazione. Come sempre, l’amore regna nella narrativa della scrittrice. Che sia la passione bruciante per un innamorato, o l’amore affettuoso e totale per il suo Popo, Maya dovrà imparare a gestirne la perdita senza lasciarsi sopraffare.

Un dolore così, dolore dell’anima, non si elimina; un dolore così lo si soffre, semplicemente, fino in fondo, senza attenuanti, come è giusto che sia.

Delicato e appassionato come quasi tutti i suoi romanzi, “Il quaderno di Maya” affronta con la consueta eleganza il tema scottante della droga e dell’alcol tra gli adolescenti, con risvolti spesso crudi e inaspettati, ma che fanno pensare: è il quadro di una società abbandonata, dimenticata, che spesso fingiamo di non vedere perché troppo scomoda. Con lo stesso trasporto la Allende ci dipinge un paese che riusciamo quasi a percepire, possiamo vederlo, sentirne gli odori e godere dei suoi colori.

Seppure più lento delle opere precedenti, molto più introspettivo e scarno di azione, questo libro è l’ennesima prova che Isabel Allende sa coinvolgere e sedurre con estrema naturalezza.


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