Le diecimila porte di January – Alix E. Harrow
Titolo: Le diecimila porte di January
Autore: Alix E. Harrow
Editore: Mondadori
Genere: fantasy storico
Pagine: 396
Prezzo: 19,00
LINK ACQUISTO IBS LINK ACQUISTO MONDADORITrama libro
E’ l’inizio del nuovo secolo. In America grandi cambiamenti stanno sconvolgendo la società già dalla fine dell’Ottocento: nuove scoperte, fantastiche invenzioni, eppure per January Scaller, sette anni, quella vittoriana è una società che la osserva ancora come qualcosa di curioso, di unico, ma di fatto come un’esclusa, a causa di quella sua pelle di un rosso ramato e quegli occhi azzurri come il cielo. Sarà pure una bambina “eccezionalmente rara”, ma è pur sempre una bambina di colore. Nonostante questo, il signor Locke la tratta come se fosse una figlia adottiva. E’ lui che la cresce, tra la sua immensa villa nel Vermont e i suoi viaggi d’affari, mentre il padre è impegnato per conto dell’uomo in lunghe e pericolose spedizioni dalle quali riporta tesori inimmaginabili che vanno ad alimentare la collezione di Villa Locke. Divoratrice di storie, curiosa e fantasiosa, January si sente sempre fuori posto, come uno degli strani oggetti della collezione che giacciono nelle sale della villa.
E’ in una delle sue continue perlustrazioni del mondo che la circonda che si imbatte nella sua prima porta. Ma non è una porta qualunque, bensì una Porta, con la P maiuscola, una di quelle che quando le varchi ti trasportano in un altro mondo, un altrove splendido e affascinante, pieno di paesaggi conturbanti e odori mai sentiti. Quando lo scopre, il signor Locke le chiarisce subito con mezzi fin troppo duri che per essere accettata dalla società perbene americana la sua unica possibilità è di “essere una brava bambina”, che non crede nelle storie e soprattutto in portali inesistenti. Per dieci anni January tenta stoicamente di rendere orgoglioso il suo affettuoso tutore, cercando di dimenticare ciò che ha visto e le enormi possibilità che ne derivano, finché a diciassette anni, distrutta dal dolore per la scomparsa di un padre tanto assente quanto amato, scopre in un vecchio scrigno un libriccino rilegato in pelle dal titolo semi cancellato ma inequivocabile: Le diecimila porte.
E’ per attutire il senso di perdita e di inadeguatezza, che January si tuffa nella lettura di un resoconto di viaggi fantastici e improbabili, il cui autore le conferma l’esistenza delle Porte, varchi speciali che mettono in comunicazione migliaia di mondi. Ma la felicità della scoperta è presto schiacciata dall’improvviso e assurdo comportamento del signor Locke, che le toglie il libro e la fa rinchiudere in un manicomio, cercando di convincerla che sia l’unico modo per proteggerla. Da chi e da che cosa, January è decisa a scoprirlo. Inizia così la sua lunga fuga da un mondo che vuole impedirle di attraversare i varchi e scoprire finalmente quella verità che le è stata nascosta per diciassette anni. In compagnia del fidato cane Bad, di un garzone innamorato e di Jane, l’istitutrice assunta dal padre, January partirà per un’avventura incredibilmente pericolosa e inimmaginabile oltre i confini di tutti i mondi.
Autore
Alix E. Harrow è una scrittrice americana di fantasy e fantascienza, nata nel 1989. Prima di dedicarsi completamente alla scrittura insegnava Storia africana e afro-americana nelle università. Già candidata al Premio Hugo per uno dei suoi racconti, è oggi in finale per il World Fantasy Award con il suo primo romanzo “Le diecimila porte di January“.
Recensione
Leggere “Le diecimila porte di January” è stato come tuffarsi in tutti i mondi fantastici che conosco fin da bambina, da quando mi capitò tra le mani il primo libro che parlava di viaggi meravigliosi e paesi inimmaginabili. Leggere questo romanzo è stato come riviverli tutti assieme, una doccia di emozioni contrastanti e vivide, un viaggio nelle parole che sono state scritte per secoli, fino a oggi. Cos’è una storia se non qualcosa di nascosto, qualcosa di celato alla coscienza di tutti, che aspetta solo di essere spolverato e portato alla luce? E quelle che la Harrow riesce a far risplendere sono migliaia di storie, cucite insieme da un unico filo che in modo impeccabile e brillante le riunisce in una sola, splendida matassa.
Se trattiamo le storie come siti archeologici e rimuoviamo con grande cura la polvere dai vari strati che le rivestono, scopriamo che a un certo livello c’è sempre una porta. Un punto che separa il qui e il lì, noi e loro, l’ordinario e il magico. Ed è proprio nei momenti in cui le porte si aprono e in cui le cose fluiscono tra i mondi che nascono le storie.
Quello che emerge in modo prepotente e incontrovertibile è il potere delle parole, soprattutto quelle scritte, che hanno la capacità (da sempre) di cambiare il corso degli eventi, la vita delle persone, gli avvenimenti storici, il fluire stesso della realtà . Per questo vanno usate con cautela e lasciate libere al tempo stesso, perché se è vero che un uso sbagliato può destabilizzare l’ordine delle cose, è pur vero che il mondo ha bisogno di loro, che per natura generano cambiamento.
Le parole e i loro significati hanno un peso nel mondo della materia; modellano e rimodellano le diverse realtà per mezzo di un’alchimia antichissima.
Nel libro della Harrow le parole aprono le Porte: passaggi di materia da un mondo all’altro, varchi verso l’altrove, portali verso il cambiamento. Le parole hanno un peso che può determinare il destino di una persona o di un’intera civiltà e dimostrano che ognuno è in grado di modificare il proprio futuro.
il destino è solo una bella storia che raccontiamo a noi stessi, alla cui ombra non si nascondono altro che le persone e le scelte terribili che facciamo.
Nel suo modo curioso e geniale, la scrittrice ci mostra che una parte di noi (la Società Archeologica in questo caso) è restia al cambiamento. E’ quella parte di noi stessi che ne ha paura, che crede fermamente che per mantenere l’ordine e la prosperità, il mondo debba essere statico, “razionale”. L’altra parte di noi è invece quella pronta ad attraversare qualunque porta, a varcare i confini, a scoprire nuovi mondi e accettarne le differenze. Il cambiamento è il fulcro di questa storia, in un’epoca che cercava invece staticità e immobilismo sociale. Un romanzo che è un canto alla fantasia, alle storie, alla magia, all’accoglimento dell’irrazionale e ancora, un inno all’uguaglianza e all’accettazione del diverso, incarnato nella figura della protagonista.
La mia pelle è di un rosso ramato, come se fosse completamente ricoperta di segatura di cedro, ma i miei occhi sono tondi e chiari e i miei vestiti sono costosi. Ero un animaletto viziato o una ragazza della servitù? Ero quella che il signor Locke chiamava “una sorta di cosa nel mezzo”.
January è assurdamente emarginata e comune allo stesso tempo, a seconda del mondo in cui si trova: nel suo altrove è solo uno scarto della società, una ragazza né bianca né nera, in un universo che non ammette un differente colore della pelle; in altri mille mondi è solo una persona qualunque tra tante. La critica nei confronti del razzismo, della condizione inferiore delle donne e in generale della non accettazione della diversità serpeggia tra le pagine come un macigno sull’umanità, un errore della società che risulta meschino e insopportabile, seppure in secondo piano rispetto alle intrepide avventure della ragazza. January è un personaggio molto complesso e come il dio Giano dal quale la madre scelse il suo nome (la divinità veniva infatti festeggiata nel mese di gennaio) la ragazza è costretta a portare due facce. Quella della “brava bambina” che serve per essere accettata dalla società vittoriana (seppure solo come un oggetto raro da esposizione) e quella libera, avventurosa, desiderosa di essere giudicata per quello che è, e non per il colore della pelle. Il viaggio lungo e faticoso che dovrà affrontare sarà un cammino di crescita e comprensione: il raggiungimento della consapevolezza che esistono mondi in cui non deve vergognarsi delle sue radici.
Quello che ho apprezzato maggiormente, oltre alla trama originale e coinvolgente, è stato lo stile di scrittura della Harrow: vivido, caldo, poetico spesso e ironico a volte.
la signorina Wilda amava i canti religiosi e il bucato appena piegato e detestava il rumore, la confusione e l’impudenza. Eravamo nemiche naturali.
Una scrittura pacata ma toccante, ricca di metafore, dove le parole riescono a creare immagini così reali che arrivi a percepire l’odore del mare, del sole, del vento, della paura e delle risate, vedi il colore dell’oceano in tempesta e delle case costruite sulla collina. Qualunque cosa descriva, la Harrow la trasforma in un odore, un profumo, un sapore o un rumore.
Samuel aveva parlato piano, con la voce stanca, ma la tragedia ha un suo rumore forte e terribile. Si schianta come un tuono, ti fa tremare la terra sotto i piedi, echeggia nell’aria come un temporale estivo.
E’ una scrittura evocativa che ti cattura e ti trascina con sé, trasferendoti le emozioni dei protagonisti. E così ho sorriso con January, ho avuto paura, ho provato una rabbia feroce e una tristezza desolata, un amore delicato e una voglia irrefrenabile di nuove avventure. Si, perché nel libro c’è anche l’amore. Quello vero e unico, quello per sempre che si perde e si cerca continuamente. Quello per cui si è disposti a vagare per i mondi con un’unica metà: ritrovarsi.
E’ davvero molto strano incontrare qualcuno che ha dei desideri così simili ai nostri, è come allungare la mano verso la propria immagine allo specchio e sentire sotto i polpastrelli dell’altra pelle calda. Se doveste mai avere la fortuna di imbattervi in quella simmetria magica e spaventosa, spero che abbiate il coraggio di afferrarla.
“Le diecimila porte di January” è un romanzo di resilienza e di coraggio, di avventure meravigliose e di amori indimenticabili, di destini da cambiare e tanti altrove da visitare. Mi è piaciuto? Assolutamente si. E sarei pronta a ripartire con January, se solo me lo chiedesse. Se aprite bene gli occhi e guardate meglio oltre la cortina leggera che separa gli altrove, in un momento particolare e unico della vostra vita potrete vedere una delle diecimila Porte. Non abbiate paura del vuoto attraverso la Soglia. Perché aldilà c’è sempre qualcosa che vale la pena scoprire.
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