Le notti bianche – Fëdor Dostoevskij

Le notti bianche – Fëdor Dostoevskij

Titolo: Le notti bianche

Autore: Fëdor Dostoevskij

Editore: Feltrinelli

Genere: romanzo

Pagine: 176

Prezzo: 7,00

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Trama

Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua “educazione sentimentale”, segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà. Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell’esistenza e dell’amore nell’ultima opera pubblicata prima dell’arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell’uomo e dell’arte.


Autore

Fëdor Michajlovic Dostoevskij (1821-1881) è considerato, insieme a Tolstoj, uno dei più grandi scrittori russi. Caratterizzato da una vita piuttosto difficile, disturbato da attacchi di epilessia che lo perseguiteranno per tutta la vita, Dostoevskij lascia la sicurezza della carriera militare per iniziare a scrivere i suoi primi racconti, pur nell’indigenza che lo angustia. Accusato ingiustamente per aver partecipato a una riunione contro il governo, viene arrestato e condannato a fucilazione, dalla quale si salverà all’ultimo minuto solo grazie a Nicola I, che commuterà la pena in lavori forzati. Il trauma dell’evento lo porterà a dichiararsi nelle sue opere contrario alla pena di morte. Scontata la pena, Dostoevskij ricadrà nel gioco d’azzardo e nei vizi, tra alti e bassi, fino alla nascita del figlio, quando riuscirà finalmente a dedicarsi esclusivamente alla scrittura e alla famiglia. Tra le sue opere più ammirate ci sono “Le notti bianche”, “Memorie dal sottosuolo”, “Delitto e castigo”, “L’idiota”, “I demoni”, “I fratelli Karamazov”, oltre a svariati racconti.


Recensione

Fëdor Dostoevskij è uno di quegli autori che sa scandagliare l’animo umano così a fondo e così prepotentemente, che la lettura dei suoi romanzi per me è sempre accompagnata da una sensazione di ansia, di pressione sul petto che quasi non mi fa respirare, un malessere addirittura, tanto più accentuato quanto mi ritrovo in alcuni lati dei personaggi. Il protagonista di questo libro è un sognatore: un uomo che non ha mai vissuto davvero un attimo di vita reale. E’ a San Pietroburgo da otto anni e non conosce nessuno; ogni giorno incontra le stesse persone, di cui non sa nulla, eppure ha costruito per loro tutta una serie di vite immaginarie. Vivendo di fantasticherie ha vissuto centinaia di vite, ma nessuna è la sua, sono solo le vite dei protagonisti dei romanzi che legge, oppure quelle che inventa la sua fervida fantasia. Finché, nella prima delle quattro notti che gli cambieranno la vita, non incontra Nasten’ka, una giovane ragazza in difficoltà con la quale inizia a parlare, ad aprire il suo cuore, a confidare la sua incapacità di vivere la realtà. I due ragazzi si incontreranno ogni sera per quattro notti, raccontandosi le preoccupazioni della loro esistenza, e il nostro protagonista piano piano si innamorerà di lei. Lei che gli farà aprire gli occhi sulla tristezza della sua vita e che diventerà il suo nuovo ma più concreto sogno.

Sono un sognatore; vivo così poco nella vita reale e momenti come questi sono per ora così rari che non posso fare a meno di riviverli nelle mie fantasticherie. Sognerò di voi tutta la notte, tutta la settimana, tutto l’anno.

Compreso finalmente che sta sprecando la sua esistenza, che la vita vale sempre la pena di essere vissuta anche se è impossibile prevedere i suoi sviluppi, il giovane inizierà a sognare un futuro con Nasten’ka, nonostante la ragazza gli abbia detto chiaramente di aver già concesso il suo cuore a un altro.

La sua fantasia è nuovamente pronta a partire, eccitata, e all’improvviso gli balena davanti un mondo nuovo, una nuova meravigliosa vita in tutto il suo splendore. Un nuovo sogno! Una nuova felicità! Un’altra dose di veleno dolce e raffinato. Che cosa importa a lui della nostra vita reale?

Sognare è in fondo così dolce che non può fare a meno di sperare, ora che ha conosciuto la dolcezza, la bellezza, l’eccitazione dell’amore vero rispetto a quello che descritto nei libri, che anche per lui possa esserci un lieto fine. E’ forse il destino di noi lettori (che ci immergiamo con tutta la nostra anima nelle storie) perderci nella fantasia, alterando a volte la percezione della vita reale. Io stessa, da lettrice, mi sono immedesimata nel protagonista, sapendo perfettamente quanto può essere dolce e velenoso insieme sognare. Sono quattro notti di confessioni reciproche, in cui l’autore si immerge nell’animo dei due ragazzi, indagando ogni sentimento, ogni desiderio, ogni errore. Una maestria, quella di Dostoevskij, che avevo già notato in “Delitto e castigo” e che qui, in poche sintetiche pagine, torna prepotente e forte. Alla fine della quarta notte il sogno finisce: i due ragazzi devono lasciarsi e il nostro protagonista si ritrova di nuovo da solo, ma questa volta terribilmente consapevole di cosa ha perso fino a quel momento.

Nella stanza si è fatto buio; nella sua anima c’è vuoto e tristezza; tutto il castello di fantasticherie intorno a lui è crollato senza lasciare tracce, in silenzio, senza clamore.

Sono arrivata alla fine del racconto chiedendomi se il messaggio è di speranza o di sconfitta e ancora ci sto pensando. Da una parte il protagonista si rende conto che quella che ha vissuto fino a quel momento non è stata davvero una vita felice, anzi considera un delitto e un peccato averla sprecata in quel modo. Dall’altro lato dichiara anche che non gli capiterà mai più di essere innamorato in quel modo, e che finirà la sua vita solo, vecchio e triste. Ma tra le due possibilità preferisco affidarmi alla frase di chiusura e pensare che anche il dolore fa parte della vita reale, e che un giorno, ora che sa cosa significa vivere, ritornerà a provare quelle emozioni che da sole sono state sufficienti a dare significato alla sua intera esistenza.

Dio mio! Un intero attimo di beatitudine! E’ forse poco, sia pure per tutta la vita di un uomo?


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