Shakespeare reloved – Pete Maggi
Titolo: Shakespeare reloved
Autore: Pete Maggi
Editore: Solferino
Genere: romanzo
Pagine: 399
Prezzo: 19,50
Trama libro
Michelangelo Florio nasce a Messina nell’aprile del 1564. Suo padre John Florio, figlio di un eretico protestante ricercato dall’Inquisizione, e sua madre Guglielmina Crollalanza sono due adolescenti che si amano in una notte di mezza estate; ma John è costretto a tornare in Inghilterra e Guglielmina, rimasta incinta, a entrare in convento. Qui cresce il suo piccolo Michelangelo, che divora libri e scrive commedie già in tenera età. Un’infanzia pacifica ma breve, perchéquando Filippo II, re cattolico di Spagna, viene a sapere che a Messina si nasconde il nipote dell’eretico Florio, manda i suoi sgherri a stanare il ragazzo, che riesce a fuggire appena in tempo. Ha perso tutto, è solo al mondo: come unico compagno ha il suo fedele e cinico amico Amleto. Insieme navigano fino a Venezia, dove entrano in un mondo affascinante, quello delle compagnie teatrali di strada. Attore, marinaio, commerciante: Michelangelo è costretto a cambiare volti e vite e a viaggiare in varie città d’Italia per sfuggire alle grinfie dell’Inquisizione. Sulla via, incontrerà i semi di molte storie d’amore, di ambizione e di vendetta. Ma la sua unica speranza di salvezza è riuscire a tornare in Inghilterra e a cambiare identità…
Autore
Pete Maggi nasce nel 1964 e a soli ventuno anni costituisce insieme a tre amici la casa di produzione cinematografica Eagle Pictures. Vive per molti anni a Londra, da cui produce “Il mercante di Venezia” con Al Pacino. Rientra poi in Italia e si dedica a produzioni cinematografiche italiane. “Shakespeare reloved” è il suo primo romanzo.
Recensione
Ho sempre amato Shakespeare fin dagli anni della scuola. Ho letto e riletto così tante volte il suo “Romeo e Giulietta” che quando ancora la mia memoria me lo permetteva potevo recitarne svariati versi. Ho riso con lui, ho pianto, ho sofferto, ho odiato e amato. Eppure non mi sono mai interessata più di tanto alle notizie sulla sua vita personale, al di là di quello che si studiava sui libri di scuola. Quindi è stato con curiosità che, quando ho ricevuto questo libro, sono andata a informarmi sulle varie teorie che da sempre aleggiano sul più grande autore che l’Inghilterra abbia mai avuto, oppure, come disse Henry James “la più grande e più riuscita frode che sia mai stata realizzata“. Non sapevo, per esempio, che non abbiamo la certezza di come fosse il suo volto visto che tutti i dipinti sono postumi; non sapevo che letterati e studiosi siano da sempre insicuri sulle sue origini, tanto che qualcuno crede che non fosse nemmeno inglese ma italiano. Sapevo che ci sono varie ipotesi che ritengono che William Shakespeare sia stato solo il prestanome di un qualche letterato del tempo (Bacon, Marlowe, la contessa di Pembroke) ma non ero al corrente che tra le più gettonate ci fosse la possibilità che potesse essere in realtà John Florio, letterato italiano tra i più significativi, oltre a Shakespeare e Chauser, della letteratura inglese. Avrebbero quindi un senso le ambientazioni italiane così ben descritte e i neologismi inventati per tradurre le opere in inglese. John Florio lasciò la sua intera eredità al Conte di Pembroke, e se i suoi eredi non si rifiutassero ancora oggi di aprire la loro biblioteca forse potremmo scoprire la verità.
Fatta questa piccola premessa, vi parlo di quello che è stato per me un libro davvero speciale. Pete Maggi riprende questa teoria e la fa sua, modificandola, romanzandola, aggiungendo alcuni personaggi e costruendo una storia affascinante e credibile, e persino plausibile, sulla giovinezza del grande drammaturgo. Con uno stile che mi ha incantato fin dalle prime righe, elegante, accattivante e poetico, perfettamente capace di descrivere l’epoca cinquecentesca italiana e inglese, Maggi ti trasporta nella vita di questo ragazzino: una vita fatta di fughe, dolori, perdite ma anche grandi avventure e viaggi affascinanti. Sì perché, per quanto io sia d’accordo nel ritenere che Shakespeare abbia avuto una sfrenata fantasia, mi sono sempre chiesta se non doveva avere anche una certa conoscenza del mondo al di fuori dell’Inghilterra per poter usare tante ambientazioni italiane in modo così accurato.
Uno degli elementi più divertenti e ammalianti del romanzo è l’uso continuo di citazioni dalle sue opere, a conferma che molte delle sue ispirazioni arrivavano dalle sue avventure: e così seguiamo il giovane Michelangelo nella sua fuga a Venezia, ad Atene, a Roma e poi a Verona e infine a Londra. In questi viaggi incontra due mercanti di sete (che ritiene due veri gentiluomini), stringe amicizia con il simpatico e scapestrato Amleto, gli venne affidato un cavallo di nome Romeo. Queste e tante altre curiosità vi trascineranno attraverso le pagine fino all’arrivo del suo primo grande amore, che gli aprirà le porte di un sentimento sconosciuto al quale donerà tutta la sua anima, e che resterà colonna portante delle sue opere.
Separarsi da Giulia era un dolore così dolce che, se avesse potuto, Michelangelo avrebbe passato tutta la notte a dirle addio…
Michelangelo morì in quel bacio. Dalle sue ceneri si levò un uomo nuovo, mentre le labbra di Giulia lavavano con acqua di mare le ferite aperte nel suo cuore, lasciandovi fiorire cicatrici e piume di fenice.
Questo finché nella sua giovane esistenza non si insinuerà anche la morte e con essa il dolore della perdita, evocando in lui quella capacità di sentire e raccontare in modo passionale la tragedia della vita.
Aveva scoperto che un accordo è il risultato di tre note suonate nello stesso momento, che una quarta nota può trasformare il senso di quell’accordo.
La tragedia era un accordo minore, la triste e magnifica simultaneità di amore, bellezza e dolore. Se la teoria di Michelangelo era corretta, occorreva individuare la quarta nota.
Appassionati o meno di William Shakespeare, interessati o no alle teorie riguardo la sua provenienza, che crediate o meno che questa storia possa essere plausibile, io vi consiglio comunque la lettura di quest’opera, che offre una visione personale e intima, piena di sentimento e a volte ironica, di quello che è stato un artista divenuto mito, che tale resterà per sempre. Forse non abbiamo davvero bisogno di scoprire chi sia stato in realtà, perché la verità nulla toglierebbe o aggiungerebbe alla sua grandezza. Ma sognare.. non è forse una cosa a cui non possiamo rinunciare?
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