L’età dell’innocenza – Edith Wharton

L’età dell’innocenza – Edith Wharton

Titolo: L’età dell’innocenza

Autore: Edith Wharton

Editore: Feltrinelli

Genere: romanzo

Pagine: 378

Prezzo: 9,00

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Trama

New York, 1870. Le ultime famiglie nobili rimaste in città, soppiantate dalla nuova borghesia di commercianti, sono tutte presenti all’Opera quando il giovane e stimato avvocato Newland Archer annuncia il suo fidanzamento con May Welland, nipote di una delle migliori famiglie newyorkesi, quella dei Manson Mingott. La gioia del momento viene offuscata dall’arrivo, presso il palco di famiglia di May, della cugina, la contessa Ellen Olenska. In città la reputazione della ragazza è ormai compromessa: trasferitasi in Europa fin da giovanissima, ha contratto matrimonio con un ricco conte polacco, dimostratosi poi un essere meschino, più interessato alle prostitute che alla moglie. Ellen, contro il decoro corrente, lo ha abbandonato per poi tornare in America in cerca di pace e serenità.

Per quanto Newland tenti di intercedere per lei, per amore della sua promessa sposa e per timore che il matrimonio possa essere macchiato dalla presenza della contessa in famiglia, nemmeno le cene che organizza in suo favore riescono a cambiare l’opinione degli ambienti più rispettabili di New York. Il comportamento poco dimesso, il vestiario alla moda europea e le frequentazioni della ragazza, infatti, ben presto la allontanano dalle famiglie più influenti, facendone una reietta. A peggiorare la situazione, il desiderio di Ellen di iniziare una causa contro il marito per ottenere il divorzio.

Archer nel frattempo combatte una battaglia invisibile contro se stesso: ora che ha conosciuto meglio Ellen ne è rimasto affascinato e non sopporta l’idea che possa tornare da un marito tanto meschino e crudele. Ma la società che l’ha cresciuto pretende che la contessa rinunci alla sua libertà e mantenga fede alle promesse nuziali, se vuole sopravvivere nell’ambiente americano. Così, pressato dalla famiglia della moglie, Archer convince la contessa Olenska dell’inappropriatezza del divorzio. Ellen capitola e accetta in silenzio la richiesta dell’alta società, nella quale finalmente riesce a ottenere un posto, pur essendo sempre vista come “diversa”.

Col passare delle settimane, mentre organizza il matrimonio con May, che considera la moglie perfetta, quella che racchiude e condivide con lui tutti i migliori principi con i quali è cresciuto, Newland si scopre sempre più attratto da Ellen, e approfitta di ogni occasione per avvicinarla. L’amore che prova per May è tenero e romantico, quello che gli è stato insegnato a ricercare in una donna. La passione che prova per la contessa invece è insopportabile e quasi dolorosa. Nei fugaci momenti rubati, i due ragazzi comprendono amaramente di provare qualcosa l’uno per l’altra, ma la contessa è irremovibile: non è stato forse lui stesso a farle capire che l’onore va messo davanti a qualunque fantasia? Impossibilitati a trovare una via d’uscita, i due si lasciano trascinare dagli eventi: Archer sposa May ed Ellen si trasferisce a Washington, nella speranza che la distanza tra loro permetta a entrambe di vivere le loro vite. Eppure, quando si incontrano dinuovo, dopo mesi, l’ardore con cui si sfiorano è ancora lo stesso e Archer è deciso a non perderla un’altra volta.


Autore

Edith Wharton (1862-1937), scrittrice e poetessa americana, è stata la prima donna a ottenere il Premio Pulitzer per il suo romanzo “L’età dell’innocenza“. Cresciuta nella New York elitaria, ma fuggita in Francia dopo un matrimonio complicato, si interessò per tutta la vita al rapporto indissolubile tra l’individuo e la società in cui viveva, in particolar modo occupandosi della rottura delle convenzioni sociali. E’ stato lo scrittore e suo grande amico Henry James a spronarla a seguire la carriera letteraria, mentre si circondava di artisti di ogni tipo, creando piacevoli e attivi circoli culturali nella società inglese e francese del primo Novecento. Tra le sue opere minori troviamo “Ethan Frome”, “La casa della gioia”, “La scogliera” e la raccolta di racconti “Ghosts“.


Recensione

E’ difficile giudicare un romanzo come “L’età dell’innocenza“. Di sicuro quando ho iniziato la lettura non avevo idea di cosa mi aspettasse. Il libro della Wharton è potente, deciso, capace di destare emozioni contrastanti: a volte ami i personaggi, spesso li detesti. Eppure, nel vortice degli avvenimenti, non puoi fare altro che proseguire la lettura, invischiato sempre più profondamente nella storia dei due sfortunati protagonisti e nelle spire soffocanti della società da cui sono stati creati. Neanche per un attimo ho creduto si trattasse solo di una tormentata storia d’amore: lo sfondo sul quale si sviluppa è tanto importante per la scrittrice quanto la vicenda stessa. Anzi, il rapporto tra Archer e la contessa Olenska è esattamente il risultato di quella stessa società americana in cui vivono.

Con un linguaggio elegante e ricercato, uno stile pacato ma incisivo, Edith Wharton descrive egregiamente la New York dell’epoca e le famiglie che la dirigono. Impietosa, realistica e spesso cinica, mette a nudo le convenzioni, i limiti, le ristrettezze di una società che si scontra con quella europea. Ho trovato spesso lo stile appesantito da descrizioni lunghe e dettagliate di ambienti, abiti, decorazioni e maniere. Rallentano la lettura, che altrimenti sarebbe assai scorrevole per essere un romanzo dei primi del Novecento.

A New York la vita si basa sull’apparenza, sul buon gusto di non esprimere mai la verità, di nascondere i propri pensieri, anche quando sono sottintesi.

Poche cose parevano più tremende a New York di un’offesa al “buon gusto”, quella remota divinità di cui la “forma” era il solo visibile rappresentante e vicereggente.

Newland Archer è cresciuto in questa società e ne condivide i principi e la sua felicità è estrema quando incontra May Welland e capisce che dietro tanta semplice bellezza si nasconde un animo dalla viva intelligenza, capace di capire il mondo che la circonda senza parlarne apertamente e che condivide ogni suo pensiero senza doverlo esporre.

Le persone del loro mondo vivevano in un’atmosfera di fievoli sottintesi e pallide tenuità, e il fatto che loro due si fossero intesi senza scambiare una parola nel giovane parve li avvicinasse più di qualsiasi possibile spiegazione.

Che aspra delusione scoprire che una mente così aperta si chiuda, dopo il matrimonio, in una vacua e immobile esistenza, sorretta solo dalle convenzioni e dalle apparenze. Quando incontra la contessa Olenska, Archer si accorge di essersi scontrato per la prima volta con una realtà che ha voluto offuscare per quieto vivere, e che la passione che prova per la donna non gli permette più di accettare. Quella falsa e comoda divisione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra dovere e piacere, tra amore e meschinità, comincia ad andargli stretta e non sopporta il modo in cui la buona società newyorkese allude a Ellen in sua assenza. La contessa non sarà mai una di loro, perché si è permessa di preferire la libertà personale ai doveri del matrimonio. Come le ricorda Newland, la legislazione americana era favorevole al divorzio, le loro usanze sociali no. E’ una società capace di definire la fortuna o la disgrazia di una persona, solo tramite gli inviti a pranzi e ricevimenti. Una società da cui la stessa scrittrice, probabilmente, si sentì costretta a fuggire, quando il matrimonio con il banchiere Wharton iniziò a naufragare per i disturbi mentali di lui. Per il protagonista, scoprire di provare emozioni diverse da quelle che gli sono sempre sembrate le uniche possibili, è un dilemma interiore che lo porta a scindere la vita reale (con la contessa Olenska) dalla farsa che deve portare avanti con May.

Siete voi che mi state aprendo gli occhi su cose che io guardo da così tanto da avere smesso di vederle.

Ma non è solo sui sentimenti che Archer dovrà aprire gli occhi. Nello stesso modo deciso e implacabile, la Wharton critica la chiusura mentale della nuova borghesia americana nei confronti della cultura. Dal confronto con le capitali europee e la loro vita movimentata e pregna di arti, letteratura e poesia, la metropoli americana ne esce svilita e accusata di essere ristretta e limitata. Gli artisti, pittori, scultori, scrittori e poeti che siano, vivono in quartieri distanti dal centro, in periferia; non vengono invitati alle feste mondane e quei pochi circoli letterari che hanno tentato la diffusione della cultura, sono stati velocemente abbandonati.

Ah, una buona conversazione…nulla di meglio, no? L’aria delle idee è la sola che valga la pena di respirare

Questa è l’aria che si respira in Europa agli inzi del Novecento e che Archer non solo non comprende, ma addirittura ritiene disdicevole e capace di distruggere una persona. La superiorità intellettuale, nella società americana, non è apprezzata e viene considerata “diversa” e di cattivo gusto. E per la classe che conta, a New York, tutto ruota attorno allo stesso costante scopo

una società totalmente impegnata a barricarsi contro lo spiacevole

I personaggi del libro sono ben costruiti, credibili e affascinanti nei tormenti che li destabilizzano. May Welland è la dolce e remissiva moglie, ragazza perfetta e moglie adeguata alle richieste della classe dirigente. La moglie che sa, ma alla quale è stato insegnato a compiacere il marito e accondiscenderlo per far si che torni sempre a casa. Nella sua purezza e onestà offre a Newland l’opportunità di evadere dal matrimonio prima che questo venga celebrato, ma una volta sposata lo terrà stretto in tutti i modi in cui le è stato insegnato. Archer è la perfetta creazione della classe sociale a cui appartiene: crede nel matrimonio ideale, in una buona carriera, anche se monotona e in una routine tranquilla e sedentaria. Ma l’amore che prova per la contessa è qualcosa a cui non è abituato e ne avrà tanta necessità da portarlo a ripudiare tutti i suoi principi, pur di raggiungere quella felicità che crede di meritare. Ellen Olenska è una donna differente, capace di pensare con la sua testa, pronta ad affrontare l’intera società per difendere ciò in cui crede e le amicizie a cui tiene. Proprio per questo, incapace di dare un dolore a May e distrutta dall’idea di diventare esattamente quello che la società crede che lei sia, si accontenta di vivere un amore astratto, godendo della vicinanza di Newland senza poterlo avere.

Per noi? Ma non esiste nessun noi in quel senso! Siamo vicini l’uno all’altra soltanto stando lontani. Così possiamo essere noi

Il giorno del ricevimento che May darà per salutarla prima del suo ritorno in Europa, Archer capisce di aver perso contro la città per il cui onore aveva tanto lottato. Ma ormai Ellen è una figura romantica che allevia i suoi pensieri e i suoi momenti di tristezza. Il suo ricordo, vago a sbiadito, la rende ancora più bella e perfetta, simbolo della vita reale, quella che non può vivere, rinchiuso nella solitudine di una esistenza in cui tutti gli chiedono di mentire per mantenere le apparenze.

E’ un romanzo molto impegnativo, anche se scorrevole, e credo sia un capolavoro della narrativa americana del secolo scorso. Ho amato i suoi protagonisti e ho sofferto con loro; ho detestato la grettezza della borghesia newyorkese e ho faticato ad accettarne i limiti. Ma alla fine, nonostante tutto, ho apprezzato la forza dei due amanti di mantenere puro e pulito il loro amore; la capacità di opporsi alla società che dopotutto non ha potuto spezzare il loro vincolo e infangarlo.

Non lasciare che diventiamo come tutti gli altri.


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