Brucia la vecchia – Valeria Disagio

Brucia la vecchia – Valeria Disagio

Titolo: Brucia la vecchia

Autore: Valeria Disagio

Editore: Bookabook

Genere: romanzo

Pagine: 246

Prezzo: 13,00

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Trama

Nilde ha 16 anni e vive con i nonni materni a Colletorto, un paesino di montagna fatto di poche case e qualche capra, dove il caldo non è caldo nemmeno d’estate e i treni si fermano “giù in città”. Nilde è una ragazza diversa. Vegetariana, sensibile, solitaria e pensierosa; i suoi vestiti riflettono tutte le tonalità del nero, il colore del lutto che porta dentro da tutta la vita. Il colore della perdita e della mancanza: di un padre che nessuno sa chi sia, e di una madre che non ha conosciuto perché sedici anni prima è stata investita da un pazzo drogato.

Così quando conosce Alberto, in vacanza obbligatoria dai nonni, spedito nel bel mezzo del nulla dai genitori, Nilde si ritrova in quegli occhi nervosi e in quel desiderio di essere capito. Settantasette giorni insieme; ma l’estate è finita e lei non può lasciarlo tornare in città. Fuggirà con lui. Troveranno un lavoro e se la caveranno. Le valigie sono pronte. La nuova vita invece no. Dovrà aspettare ancora un po’.

Nilde infatti non sa, tornando a casa quella sera, che il suo presente è fatto di bugie e il futuro le è stato tolto appena nata. Colpevoli, distrutti dalle menzogne, i nonni le porgono la lettera di quel padre che attende finalmente di conoscerla. E allora Nilde scopre le tre bugie che tutto Colletorto ha nascosto per anni: Alice, la madre, è stata uccisa a pugni dal suo ex, Emanuele. Emanuele è il padre di Nilde. Emanuele è appena uscito dal carcere.

I nonni non hanno la forza di raccontare, o forse gli manca la voglia di ricordare. Eppure la ragazza ha bisogno di sapere, vuole sentire la storia della sua famiglia mancata, da qualcuno che l’abbia vissuta di persona. Ed eccola lì la risposta: nella busta che contiene la lettera, una foto che ritrae cinque ragazzi. Arcangelo, Elsa, Vera, Alice, Emanuele. Loro sanno. Nilde ne è certa. E con questa convinzione, scende in città per iniziare una ricerca che la porterà indietro di sedici anni, a quel Capodanno del 1999 in cui perse entrambe i genitori.

Partendo da Aldo, detto l’Arcangelo, Nilde inizia a mettere insieme i pezzi di un puzzle che le mostrerà un gruppo di amici problematici, ognuno con la sua personale lotta contro il mondo. Aldo, Elsa, Vera: tre adulti che gli occhi della ragazza studieranno in modo freddo e implacabile, ottenendo da loro le prime risposte sincere, frutto di senso di colpa, apprensione, depressione, disinteresse per la vita, che sono andati amplificandosi con la morte della loro amica Alice. Un evento che ha cambiato per sempre le loro vite, peggiorandole.

Ma forse, dopo sedici anni, quella ragazza che li guarda con sospetto è la loro possibilità di redenzione, di perdono e di accettazione degli sbagli commessi. Perché tutti loro, come Emanuele, sono responsabili della morte di Alice.


Autore

Valeria Disagio (nome d’arte di Valeria Brignani) è nata a Varese nel 1982. Esordisce giovanissima con il romanzo “Casseur: la lotta, l’ebbrezza e la Città Giardino“, e prosegue con “I mortificatori“. Oggi scrive racconti, poesie, pamphlet e canta in un gruppo. “Brucia la vecchia” è il suo ultimo lavoro.


Recensione

Ho appena finito di leggere il romanzo e sono senza parole. Sto facendo fatica a raggruppare le idee, formulare un giudizio, esprimere un parere. Penso ai protagonisti della storia, quelli della fotografia, e provo un senso di disagio. Penso alle loro vite, alle loro scelte, e sento tanta rabbia e poca compassione. Io non ho necessità di perdonarli, come Nilde; per me non sono l’unica cosa rimasta di un passato mai avuto. Sono sensazioni così forti quelle che provi leggendo “Brucia la vecchia“, che fanno la differenza tra un buon libro e uno mediocre. E io credo che quello di Valeria Disagio sia uno dei più bei romanzi che ho letto negli ultimi mesi.

È una storia che ti arriva dentro e ti scuote; una narrazione che ti trascina nel baratro di queste vite spezzate e perse, e nella ricerca di una verità che si fa sempre più soffocante ma mano che viene rivelata. Ma, soprattutto, è un libro scritto in modo impeccabile. Non amo fare paragoni, ma spesso la scrittura di questa autrice mi ha ricordato quella di Paolo Giordano, soprattutto in “Divorare il cielo. C’è una freddezza, un distacco nel descrivere la vita dei cinque amici, che ti lascia perplessa e proprio per questa sua caratteristica ti colpisce ancora di più. È un raccontare mettendo insieme i fatti (come dice la mamma di Alberto) per arrivare alle ragioni per cui quegli stessi fatti sono avvenuti.

– La verità è che mio padre ha ucciso mia madre.

– Sbagli. Quelli sono i fatti. La verità è qualcosa di diverso. La verità è l’insieme dei fatti con i loro “perché”.

All’inizio senbra solo la storia di due ragazzini insofferenti e nervosi, incapaci di vivere con leggerezza la vita, probabilmente a causa del loro vissuto.

Quando entrano nella Casa del popolo, tutti si girano a guardarli, il “figlio di” e “l’orfana”. Su di loro, il peso schiacciante di genitori troppo ingombranti o troppo fantasmi.

Ben presto le cose si complicano. I personaggi si moltiplicano e Nilde non appare più così strana, dopotutto. L’autrice alterna continuamente il presente della ragazza, scesa in città per conoscere i cosiddetti amici della mamma, al passato in cui i cinque ragazzi si sono conosciuti. Le loro vite vengono pian piano messe a nudo, una per volta, confrontandole con quelle che vivono oggi. I salti temporali favoriscono la lettura, che è assai scorrevole e piacevole, e contribuiscono ad aumentare l’interesse del lettore nei confronti della storia. Il linguaggio è semplice, ma la scrittura è dura, spezzata, impietosa, nel descrivere i protagonisti; spesso è tanto fredda da aumentare l’inquietudine che aleggia per tutto il romanzo. È uno stile che ho apprezzato subito; mi piace molto e trovo che aumenti il coinvolgimento del lettore.

La storia di “Brucia la vecchia” non è, come può sembrare all’inizio, una storia di violenza sulle donne e nemmeno una storia di amore. Non è infatti amore quello che provano Alice e Vera nei confronti dei loro compagni, ma dipendenza e bisogno di essere salvate. I protagonisti, quelli della foto, sono ragazzi difficili, ognuno incapace di vivere il mondo e la società che li circonda; ognuno con i propri mostri nell’armadio. Sono ragazzi troppo sensibili, devastati dalla vita, dalla cattiveria dell’uomo, dalle scelte autodistruttive del genere umano; oppure inadatti a seguire le regole di una società che non accettano. Alcuni fuggiranno nella depressione e nei centri di aiuto psicologico, altri resteranno tentando inutilmente di vivere una vita normale, che risulterà però svuotata di qualunque passione.

Le ricerche di Nilde le mostreranno un gruppo di amici legati dall’alcool, dalla droga, dal desiderio di combattere la società, di non piegarsi alle regole. Per scoprire, alla fine, che era solo incapacità di vivere. Adulti che oggi devono fare i conti con le loro scelte che, in modo più o meno diretto, hanno contribuito alla morte di Alice. Gli occhi della sedicenne sono indagatori e impietosi, così come quelli della scrittrice. Tutto è analizzato con cura meticolosa, ogni elemento della loro vita, ogni particolare, ogni frase detta. È un’indagine inesorabile sull’essere umano, dalla quale esce una visione degli adulti come coloro che mentono sempre, anche a se stessi, sopprimendo le loro emozioni.

Gli adulti sono così. Morti dentro. Anche i miei lo sono. Sono dei cazzo di zombie.


La forza della scrittura di Valeria Disagio sta nel saper usare le parole, con le quali crea descrizioni precise e nitide di quello che pensa.

non osa chiederlo a quella donna con la psiche di una foglia in autunno.

Brucia la vecchia” è la storia di tante vite interrotte, più o meno colpevoli: chi di indifferenza, chi di troppo amore, chi di egoismo, chi di paura. È un mulinello di emozioni represse e di verità devastanti che alla fine tornano in superficie per restituire a Nilde quel passato che le è stato rubato senza il suo consenso. È un concentrato di rabbia, pentimento, depressione, senso di colpa e, da parte della ragazza, alla fine, tanta voglia di vivere.


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3 Comments

  1. Ammetto che “facile” è un aggettivo che non userei per il tuo romanzo, nonostante io l’abbia divorato. Le emozioni che scatena sono così forti che a volte devi fermarti a respirare. E’ stata una lettura irresistibile. Mi auguro che ti ritroveremo presto in libreria con un altro lavoro!

  2. Direi che è più bella la recensione del romanzo!
    Grazie mille. Non è stato un libro facile, per niente. Dopo averlo scritto non sono riuscita a rileggerlo per anni.

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