Divorare il cielo – Paolo Giordano

Divorare il cielo – Paolo Giordano

Titolo: Divorare il cielo

Autore: Paolo Giordano

Editore: Einaudi

Genere: romanzo

Pagine: 430

Voto del Pubblico (IBS): 4,8 su 5

Prezzo: 12,80

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Trama

Teresa è solo un adolescente come tante che dalla grande città di Torino si rifugia insieme al padre nella villa della nonna a Speziale, un paesino della Puglia, per passare le estati. E’ proprio lì che una notte osserva rapita tre ragazzi sconosciuti che stanno usando di nascosto la sua piscina per fare il bagno nudi. Da quella notte, la vita di Teresa cambia per sempre. Gli inverni passano in modo canonico, tra scuola e amici, nell’attesa di tornare a Speziale, alla masseria dove ha scoperto che abitano i tre ragazzi. Solo Nicola è figlio di Cesare e Floriana, i proprietari; Tommaso e Bern, come molti altri, sono solo ragazzi di passaggio, che la masseria ospita per toglierli dall’istituto in cui le famiglie spezzate li hanno lasciati.

Quel posto ha su di lei un’influenza magnetica: la vita con Cesare è segnata da ore di studio, preghiera e lavoro nei campi e il tempo è scandito in modo differente, molto più lento. La masseria è autosufficiente e i rapporti con l’esterno sono ridotti al minimo. Nonostante Teresa intuisca ben presto che tra i ragazzi scorre una certa insoddisfazione, un senso di incompletezza, la sua attrazione per uno di loro, Bern, è sempre più palese, finché nell’estate dei suoi 17 anni, finalmente, il loro amore esplode dirompente e passionale.

Quando l’estate successiva Teresa torna a Speziale convinta che Bern la stia aspettando, lui è sparito da settimane e Nicola e Tommaso si sono creati una loro vita. La nonna, riluttante, è costretta a raccontarle la verità: il suo Bern ha combinato un guaio, ha messo in cinta una ragazza del luogo. Fuggita a Torino, Teresa non tornerà in Puglia fino alla morte della nonna, qualche anno dopo, quando vedrà dinuovo Bern durante il funerale. Il loro incontro cancella all’istante gli anni passati lontani e la ragazza si accontenta di sapere che non c’è nessun figlio e nessuna donna nella sua vita, senza indagare oltre. A quel punto la scelta le si presenta con una semplicità disarmante. Non può tornare alla sua comoda vita borghese, non può lasciare l’uomo che ama.

Bern, Tommaso e alcuni altri ragazzi hanno occupato abusivamente la masseria abbandonata; portano avanti colture biologiche, sfruttano la natura senza modificarla, nel tentativo di rigenerare ciò che l’uomo ha distrutto, si dedicano di nascosto ad azioni sovversive per sostenere i loro ideali di protezione della natura e degli animali. Anche se Teresa non è cresciuta con simili convinzioni, Bern è un potente catalizzatore degli animi della comunità, la sua personalità forte e magnetica tiene tutti uniti e stretti intorno ai suoi ideali, spingendoli a superare i propri limiti, in un gioco di relazioni personali che col passare degli anni si farà complicato e pericoloso.

Dopo anni di esistenza precaria, i ragazzi si scontreranno con le necessità della vita, con la realtà a volte deludente e il bisogno di scendere a compromessi. Bern e Teresa resteranno soli, finché anche tra loro qualcosa si romperà, innescando una spirale di eventi disastrosi che li riunirà tutti un’ultima volta, per scoprire finalmente tante verità nascoste.


Autore

Paolo Giordano, classe 1982, è un fisico italiano impegnato nella ricerca scientifica, e nello stesso tempo un rinomato scrittore. Esordisce in libreria nel 2008 con “La solitudine dei numeri primi” che vince il premio Strega (si tratta dell’autore più giovane ad averlo mai vinto, a soli 26 anni) e vende oltre un milione di copie. Due curiosità sul romanzo: il concetto dei numeri primi gemelli, separati da un solo numero pari che non permette loro di scontrarsi, Giordano lo ha scovato durante la stesura del libro; per la copertina è stato scelto l’autoscatto di una ragazza olandese, e lo scrittore sostiene che gran parte dell’attrazione del libro derivi dallo sguardo ambiguo che mostra. Nel 2012 esce “Il corpo umano” e nel 2018 “Divorare il cielo“.


Recensione

Oggi acquisto i romanzi di Paolo Giordano senza nemmeno informarmi sulla trama, ma solo per la fiducia che ho nella sua scrittura (Tra l’altro di solito sono totalmente affascinata dalle sue copertine). Ogni volta mi sorprende l’intensità con cui i suoi protagonisti vivono i loro dissidi interni, e la difficoltà che hanno nell’affrontare non tanto la vita, quanto se stessi. Che poi, per alcuni di loro, la vita potrebbe essere serena e tranquilla, ma pare che siano incapaci di non complicarla. “Divorare il cielo” non fa eccezione. Non lo posso paragonare ai due precedenti romanzi perché ho la sensazione che la scrittura di Giordano sia ogni volta un poco più matura. Il linguaggio si fa sempre più accurato ed elegante, anche se questa volta lo scrittore si prende un tempo più lungo per raccontare la sua storia.

Questo è uno di quei romanzi che necessitano di tutta la tua attenzione mentre stai leggendo; la prima parte del libro è piuttosto statica, non ci sono grandi eventi. E’ un crescendo di tensione e angoscia, mentre segui la crescita problematica di questi quattro ragazzi. Protagonisti che come sempre Giordano analizza nei minimi particolari, sia descrittivi che psicologici. Alla fine ti sembra di conoscerli, ti senti compromessa dalla loro difficoltà di vivere il mondo così com’è, dalla ricerca continua di una ragione dell’esistenza, dal desiderio di vivere appieno la vita secondo i loro ideali, quasi di divorarla.

Forse questa volta la scrittura risulta più introspettiva delle precedenti e un poco più lenta, almeno all’inizio. A metà libro, improvvisamente, ti accorgi che anche se non è successo quasi nulla, sei ormai invischiata in una sensazione di angoscia, di peso allo stomaco, come se qualcosa ti stesse schiacciando. Un senso di impotenza e inadeguatezza, di malessere che coincide con quello dei giovani protagonisti, che tentano di reagire a un’infanzia di mancanze, di affetto negato, di scelte sbagliate e ideali non condivisi. Ragazzi che si lasciano trasportare da una personalità travolgente come quella di Bern, eterno insoddisfatto, che spinge la sua vita al limite, fino a distruggerla, trascinandosi dietro quei “fratelli” che per lui farebbero qualunque cosa.

Anche Teresa, cresciuta in una comune famiglia borghese, con una vita agiata e serena, è spinta sua malgrado a mettere in dubbio le sue certezze, rinunciando a un futuro già programmato per seguire la vita nella comunità. Eppure Cosimo, il custode della villa della nonna che li vede passare ogni estate in quella strana famiglia allargata, l’aveva avvisata:

Quei ragazzi. Loro sono diversi. Sono cresciuti con le radici troppo corte. Prima o poi una folata di vento li strappa e se li porta via.

“Divorare il cielo” è la storia di ragazzi dalle radici spezzate che tentano per tutta la vita di trovare un senso alla loro esistenza, di cambiare il mondo, indecisi alla fine tra viverlo così com’è, oppure non cedere al comportamento di massa e rendersi autosufficienti, produrre nella loro campagna tutto il necessario per sopravvivere, lasciando libertà alla natura, ma perdendosi poi nell’incongruenza di una sigaretta. Alla fine, la linea tra ciò che è lecito fare pur di perseguire i propri ideali, e ciò che non lo è risulta davvero sottile e i ragazzi commetteranno una serie di errori fatali.

Il nuovo ordine deve passare attraverso il disordine.

Nel momento in cui perdono di vista i loro principi, le scelte si fanno sempre più sbagliate e pericolse. In questo sta, secondo me, la bravura di Giordano: riuscire a trascinarti nell’abisso dei suoi personaggi, anche se questa volta in modo meno immediato. Ho dovuto attendere la seconda parte del libro per essere veramente coinvolta dalla storia. Lo stile è sempre lo stesso: il romanzo è scorrevole, molto descrittivo, il paesaggio pugliese è evocato con maestria. I personaggi sono ben caratterizzati e i loro sentimenti sono studiati con precisione. Eppure questa volta la lettura mi è parsa più faticosa, nonostante i salti temporali ravvivino l’attenzione del lettore.

Mi dispiace dire che non sono riuscita ad apprezzare a pieno il romanzo. Ovviamente è pur sempre un libro di notevole bellezza, che tratta così tanti temi contemporanei da non poterli citare tutti. La cosa che mi ha lasciata perplessa è stato il finale: da una storia tanto concreta non mi aspettavo assolutamente un finale così surreale, che trovo stoni un poco con lo stile di Giordano e sia forse azzardato. In definitiva non posso dire che “Divorare il cielo” mi abbia soddisfatta appieno, ma le mie critiche non oscurano la bravura indubbia dello scrittore nel tratteggiare il cammino di formazione di questi adolescenti in quasi vent’anni della loro vita.

Divorare il cielo” è un romanzo cupo, triste, difficile, pervaso da un amore totalizzante e profondo tra Teresa e Bern e da una voglia di curare forse troppi mali della società moderna che ti lascia in bocca un sapore amaro di fallimento e di speranze infrante. Che forse era lo scopo dell’autore.


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