Dune – Frank Herbert

Dune – Frank Herbert

Titolo: Dune

Autore: Frank Herbert

Editore: Fanucci

Genere: fantascienza

Pagine: 639

Prezzo: 20,00

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Trama

Il duca Leto Atreides, governatore del pianeta Caladan, è richiamato dall’Imperatore Padiscià a scambiare il suo feudo con quello del Barone Vladimir Harkonnen: acquisirà il pianeta Arrakis, famoso per la produzione del melange, una spezia rara e potente, in grado di ampliare tra l’altro le capacità della mente umana, e quindi fonte di traffici economici molto desiderabili. Quella che sembra una vittoria per la casa Atreides, dopo anni di pessimo governo da parte degli Harkonnen, è in realtà una trappola organizzata magistralmente dall’Imperatore con l’aiuto del Barone, entrambe desiderosi di togliere di mezzo un uomo che sta acquistando sempre più consenso non solo tra le varie popolazioni ma anche con il consiglio del Landsraad.

Quando il duca trasferisce tutta la sua corte su Arrakis, insieme alla sua concubina Jessica, una donna addestrata alla scuola Bene Gesserit, e a suo figlio quindicenne Paul, tutti capiscono immediatamente che la vita, su quello che viene chiamato Dune, sarà molto diversa: Arrakis è infatti un pianeta di deserti, tempeste devastanti, e micidiali vermi delle sabbie, così mortali da impedire gli spostamenti all’aperto. Il pianeta soffre della mancanza di acqua ed è popolato da strane tribù selvagge, i Fremen, che operano traffici per proprio conto. Tutta la corte è pronta al peggio, persino Paul, che è stato addestrato fin da piccolo alla via Bene Gesserit, che gli permette di vedere oltre le persone usando appieno il potenziale della mente umana, per poter addirittura manipolare il comportamento altrui.

Purtroppo nessuno sa che all’interno della famiglia un traditore ha spianato la strada agli Harkonnen per liberarsi per sempre dell’intera casata Atreides. Nella battaglia iniziale che porterà alla disfatta del Duca, il giovane Paul, che nel frattempo ha acquisito maggiori capacità grazie all’assunzione continua della spezia, si ritrova al centro della curiosità dell’intero Arrakis. Leggende tramandate da decenni parlano di un Lisan Al-Gaib “la voce di un altro mondo”, e cioè il Messia che porterà le tribù libere dei Fremen al paradiso, il Mahdi. Fuggito nel deserto insieme alla madre, Paul dovrà affrontare le sue straordinarie capacità che gli permettono di vedere gli innumerevoli futuri possibili: tra questi quello che lo spaventa di più e lo jihad, la crociata religiosa che potrebbe distruggere interi pianeti. Mentre cerca di liberare Arrakis dal predominio degli Harkonnen, Paul deve lottare con se stesso per evitare questo futuro distruttivo.


Autore

Frank Herbert (1920/1986) è stato uno scrittore statunitense di fantascienza. Ancora oggi il ciclo di “Dune” viene considerato come l’esempio più importante di questo genere letterario. Herbert iniziò la sua carriera come giornalista. non riuscendo mai a laurearsi. Il suo successo come scrittore stentò a decollare fino a quando non riuscì a pubblicare tra il ’63 e il ’65 il primo volume “Dune“, sulla rivista Analog, in otto puntate. Dopo aver vinto sia il Premio Nebula che il Premio Hugo si dedicò totalmente alla scrittura, portando avanti la saga, ma morì a soli 65 anni per le complicazioni di un tumore.


Recensione

Non credo sia mai stato così difficile per me parlare di un libro, come in questo caso. Non ho una conoscenza adeguata della fantascienza pura, ma attratta dalla fama della saga e soprattutto dalla recente trasposizione cinematografica, ho voluto tentare la lettura per poter finalmente avere un’opinione personale di un romanzo molto discusso. La prima cosa che mi sento di dire è che il ciclo di “Dune” non è una storia per qualunque tipo di lettore: posso consigliarlo agli amanti di Asimov e della fantascienza in generale, oppure a chi ha voglia di cimentarsi con un maestro indiscusso come Herbert, fornendosi però di pazienza e buona volontà. Avevo letto in una recensione di come “Dune” fosse “figlio del suo tempo“: non ho capito la verità dell’affermazione finché non ho iniziato la lettura. L’opera di Frank Herbert va contestualizzata nei decenni e nei metodi con cui venne scritta e pubblicata. Questo primo romanzo uscì tra il 1963 e il 1965 in otto puntate, pubblicate sulla rivista Analog, e vinse sia il Premio Nebula che il Premio Hugo, i massimi riconoscimenti in letteratura fantascientifica. Ancora oggi “Dune” detiene il record di vendite in questo genere con 12 milioni di copie. Ma quali sono i pregi dell’opera ed eventualmente i limiti intravisti dalle nuove generazioni di lettori?

Indubbiamente si deve a Frank Herbert la costruzione di un’opera mai tentata prima e che all’epoca fu talmente innovativa e sconvolgente da influenzare parte della cinematografia. Lo stesso Lucas sostiene di avervi preso spunto per il tuo Star Wars. Herbert non scrisse soltanto una storia: Herbert creò dal nulla un universo inesistente, totalmente fantastico, provvisto di ogni dettaglio. Un worldbuilding di proporzioni epiche, che precorre i tempi di quelli che saranno in seguito gli universi del Fantasy. Una galassia creata appositamente per la sua storia, dove tutto è nuovo, inusuale, ma allo stesso tempo raccontato con estrema naturalezza, come se il lettore conoscesse già tutto: dalle piante che popolano Caladan e Arrakis, alle abitudini delle popolazioni: un mondo fatto di nomi, aggettivi, appellativi, che raramente l’autore si sofferma a spiegare; una quantità infinita di termini che a volte, durante la lettura, ho faticato a ricordare e a seguire. E devo dire che qui viene in nostro aiuto il glossario finale, assolutamente indispensabile alla comprensione di alcuni passi.

Sono talmente tanti gli elementi che secondo me hanno reso unico e inimitabile questo romanzo che è difficile affrontarli tutti. Ho apprezzato le brevi note a inizio di ogni capitolo, dove vengono riportati passi di testi, leggende e tradizioni orali, che in futuro verranno composti per il protagonista Paul Atreides, il Messia, e che ci danno un’idea dei cambiamenti che faranno del quindicenne un capo onorato e venerato. Mi è piaciuta la scelta di una società simil-feudale che sembra essersi sviluppata varie migliaia di anni dopo la nostra civiltà: gli uomini hanno abbandonato con la Grande Rivolta l’uso delle macchine pensanti e dei robot, bandendoli per sempre dalla loro vita e sono tornati a ritmi antichi.

«Non costruirai una macchina a somiglianza della mente di un uomo.»

Le Grandi Case, riunite sotto il controllo del consiglio del Landsraad, che affianca l’Imperatore nella gestione dei pianeti, sono in lotta continua tra loro per il potere, in questo caso derivante dal controllo della spezia, il melange, che non solo muovi i pianeti ma fornisce all’uomo la capacità di sviluppare la mente, nonostante ne rimanga poi dipendente. Queste faide interne assumono spesso connotati religiosi, fino ad arrivare al tanto tenuto jihad, la crociata religiosa che Muad’Dib vuole a tutti i costi evitare. Ho trovato geniale, per l’epoca, la costituzione dell’ordine femminile di Bene Gesserit, che per generazioni persegue lo scopo di creare donne dotate di straordinarie abilità mentali, modificando geneticamente le linee familiari per ottenere lo Kwisatz Haderach, l’unico maschio che cambierà tutto, capace di muoversi nel tempo e nello spazio. Ma come succede spesso, non si può pretendere di controllare l’animo umano e le Bene Gesserit faranno il grande errore di sottovalutare il loro Messia, capace di unire ai loro insegnamenti la forza data dalla spezia, creando un essere molto più potente e indipendente che non può essere sottomesso.

Non devo aver paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi. E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso. Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla. Soltanto io ci sarò.

I protagonisti di questo primo romanzo sono a mio avviso uno dei punti deboli dell’opera: risultano per ora piuttosto freddi, senza quella profondità che mi aspettavo, forse a causa della lunghezza della saga che prevede altri cinque libri. I personaggi sono innumerevoli e a volte si fa fatica a ricordarli tutti e soprattutto a collegarli tra loro. Paul Atreides è la figura più completa e più affascinante, grazie alla sua complessità e ai vari cambiamenti che avvengono in lui negli anni.

Era guerriero e mistico, feroce e santo, astuto come una volpe e innocente, cavalleresco e spietato, meno di un Dio e più di un uomo.

L’altra grande novità del testo è il suo carattere ecologico: i Fremen, gli uomini liberi di Arrakis, che vivono nel deserto, si sono evoluti per sopravvivere fisicamente e tecnologicamente alla mancanza d’acqua del pianeta, sfruttandone le peculiarità e credendo fermamente che quelle terre inospitali possano un giorno diventare rigogliose e fertili, se solo se ne sfruttassero le caratteristiche fisiche. E infine come non menzionare i vermi delle sabbie? Creature meravigliose nella loro forma e nel loro potere di devastazione, capaci di riconoscere il passo dell’uomo a decine di chilometri di distanza. E anche qui devo immaginare che il cinema abbia preso spunto con vivo piacere dalla fantasia di Herbert.. non vi ricordano forse i mostri di Tremors?

Temi importanti e innovativi quindi, quasi precursori di un futuro che oggi ci accompagna: l’evoluzione dell’uomo che necessita di adeguarsi al cambiamento dell’ambiente, l’eterna lotta tra religione e politica, la ricerca del potere e le manipolazioni genetiche. Tutte queste caratteristiche, oltre allo straordinario mondo creato dall’autore, fanno di “Dune” un’opera di indiscutibile valore letterario, ancora oggi dopo quasi sessant’anni. Nonostante questa consapevolezza, devo ammettere che la sua lettura non è facile, rallentata da una quantità di informazioni che a volte sovrasta il lettore, lasciandolo confuso. Non sono riuscita a provare empatia con i protagonisti, per quanto io li abbia amati e sia curiosa di proseguire la storia. Sono rimasta travolta dalle trame macchinose, contorte e spesso subdole e ciniche che si sviluppano lentamente lungo seicento pagine, senza perdere mai un colpo, ma anche senza offrirmi quel coinvolgimento emotivo che speravo. In ogni caso continuerò la lettura della saga, che mi sembra d’obbligo portare a termine per il suo valore incontestabile.


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