Il calamaro gigante – Fabio Genovesi

Il calamaro gigante – Fabio Genovesi

Titolo: Il calamaro gigante

Autore: Fabio Genovesi

Editore: Feltrinelli

Genere: romanzo

Pagine: 141

Prezzo: 13,30


Trama

Quando la maestra chiede alla classe di disegnare il suo animale preferito, Fabio sceglie l’unico per il quale viene deriso immediatamente dai compagni: il calamaro gigante. Quello che le storie definiscono come un essere mostruoso e pauroso, fonte di rovina e leggende: il kraken. Ma Fabio non capisce perché il mondo non riesce ad accettare che esista davvero e che non sia “solo” una storia. E anche se lo fosse? Una storia è una parte di noi, della nostra vita, della vita di esploratori, scienziati, o semplici curiosi che hanno creduto nel calamaro gigante e lo hanno inseguito per secoli, fino a quando non hanno trovato le prime prove inconfutabili.

Ma l’essere umano è così: crede solo in quello che può vedere e toccare, lascia che i sogni che aveva da bambino si perdano tra una bolletta e la lista della spesa, tra il lavoro e gli obblighi familiari. Eppure le storie sono tutto quello che abbiamo, e che ci mostrano l’immensità e la varietà del mondo che ci circonda. E Fabio, con il suo animo da bambino, ci porta attraverso storie piccole e grandi, da nonne che a cena parlano con i mariti defunti a bambine che scoprono fossili di dinosauri sulle spiagge della loro cittadina, dimostrandoci che, se vogliamo, c’è un esterno là fuori che aspetta di essere scoperto, se solo lo guardiamo con gli occhi giusti.


Autore

Fabio Genovesi, classe 1974, nato a Forte dei Marmi, è scrittore, sceneggiatore e traduttore italiano. Oggi collabora con La Repubblica e il Corriere della Sera. Per Rai2 e RaiSport racconta i luoghi e le loro storie durante le dirette del Giro d’Italia e del Tour de France. Ha scritto vari racconti e saggi, oltre ai romanzi “Chi manda le onde“, con il quale ha vinto il Premio Strega Giovani nel 2015 e “Il mare dove non si tocca, con cui ha vinto il Premio Viareggio nel 2018. Nel 2020 è uscito “Cadrò, sognando di volare” e nel 2021 “Il calamaro gigante“.


Recensione

Le storie si muovono insieme a noi, in cima al mondo e in fondo al mare e dappertutto. Si scrivono minuscole, ma sono come le formiche: piccole ma insieme diventano meraviglie. Sono tanto strane, sono tanto belle, tutte uguali e ognuna irripetibile. Le storie siamo noi. Le storie siamo noi.

E proprio di tante piccole storie parla Fabio Genovesi in questo libricino: storie conosciute e rimaste nei libri, storie di persone che ha incontrato e che a noi sembrano poco importanti, storie raccontate da altri e arrivate fino a lui. Ma se le osservi e le ascolti con attenzione, ognuna ha qualcosa da regalarti, una magia tutta sua, che sta a noi cogliere, ma dobbiamo averne la volontà. Perché in questo libro, come spesso gli succede, Fabio Genovesi ha la innata capacità di parlare di tutto e niente; di dinosauri vissuti sulla terra tanto tempo fa e della difficoltà dell’uomo di inseguire i propri sogni. Così, mentre ti sta raccontando una cosa che a te sembra una sciocchezza, ti spiazza due righe dopo con una di quelle verità che sai, ma non vuoi sentirti dire, perché mettono sottosopra la tua routine; oppure ti butta lì una frase che un attimo prima stavi sorridendo e invece ti fa scappare una lacrima, così furtiva e inaspettata che non riesci a fermarla. Perché quella frase è arrivata così improvvisa e veloce, lì in mezzo a tante frasi normali, che devi leggerla due volte perché è tanto bella.

Ma Genovesi è così, e in questo piccolo romanzo ancora di più: caotico, confusionario, improvviso come le stelle che si sono accese in cielo per il piccolo Fabio, quando ho spento la lampadina. Genovesi è un creatore di emozioni. E lo fa con uno stile atipico, affascinante, che alterna storie serie, che magari già conoscevi o che puoi trovare sui libri, a ricordi presi dal suo passato o dal suo oggi. Con una scrittura così scorrevole e semplice che a volte hai la sensazione che il Genovesi adulto sia stato capace di mantenere intatto, in modo squisito e commovente, lo spirito del bambino che è stato e che forse molti di noi hanno dimenticato, trascinati dagli eventi della vita, dalla quotidianità, il lavoro, la famiglia, il traffico, le spese.. insomma, la vita. Perché forse ci pensiamo troppo a queste cose; occupano gran parte della nostra giornata e ci impediscono di vedere quello che non si può toccare.

Ma allora non pensiamoci bene. Ogni pensiero è un chiodo che ti pianta dove stai, tra sbadigli e rimpianti. Meglio fidarci, e affidarci, e tuffarci.

Con tutte le braccia che hai, calamaro gigante, prendici al volo.

Ma allora di cosa parla questo libro? Parla di come tante persone nel corso dei secoli siano state derise e allontanate dalla comunità scientifica, perché hanno sostenuto l’esistenza di un essere mostruoso, così mostruoso che non poteva esistere, perché non avevamo le prove e se non ci sono le prove su cosa dobbiamo basarci? Forse sui sogni, come hanno fatto il capitano Bouyer della corvetta francese Alecton, oppure don Francesco Negri, che nel 1600 è partito alla scoperta delle terre del Nord, o ancora lo studioso Pierre Denys de Monfort al quale viene chiesto di terminare la “Storia naturale generale e particolare” iniziata dal conte Buffon, e lui aggiunge alle creature marine il kraken, decretando la sua rovina.

Eppure tutte queste persone, e altre ancora, hanno scelto di credere in qualcosa che non potevano vedere e toccare, hanno scelto di perseguire il loro sogno fino alla fine, non preoccupandosi delle conseguenze. E forse non hanno ottenuto un grande successo, ma almeno hanno evitato di arrivare a quel momento tristissimo in cui devi smettere perché “ormai” è troppo tardi. Tardi perché sono arrivate le paure, siamo schiacciati dalla quotidianità, dal tempo che passa, da una serie di doveri che ci siamo imposti e che sfocano i sogni, e allora piano piano non riusciamo più a vederli bene, perché forse non erano così importanti. Forse.

Da bambini abbiamo un sacco di sogni, ma ce li teniamo dentro perché è troppo presto, in attesa di diventare adulti e realizzarli. Poi però cresciamo, e decidiamo che i sogni sono roba da bambini, e al posto di quelli ci riempiamo i giorni di obblighi e doveri e altra roba che non ci piace e non ci fa felici, e vorremmo cambiare ma non cambiamo nulla di nulla, perché è troppo tardi, ormai.

Tra le tante piccole storie che ci racconta Fabio, ci ricorda anche che non bisogna mai credere che essere diversi significhi essere strani o che strani voglia dire sbagliati. Così come non lo era Mary Anning mentre cercava i suoi fossili da sola, sulla spiaggia di casa sua, invece di parlare nelle università. Magari Mary era strana, ma di sicuro felice, perché era convinta di sapere qualcosa che il mondo non voleva vedere. Mary non aveva perso la capacità di osservare l’esterno intorno a lei e accettare che forse fosse molto più grande e ricco di quello che gli altri credevano.

E il mondo eccolo là, spaventosamente, meravigliosamente sconosciuto, più gigante del calamaro gigante, più colossale del calamaro colossale, smisuratamente più grande di noi.

Ultimo messaggio, ma non meno importante, è la critica al nostro comportamento ingrato e non rispettoso nei confronti della natura, da quando abbiamo dimenticato che ne facciamo parte anche noi. E così, mentre da un lato ci preoccupiamo per le specie in estinzione, per gli ecosistemi distrutti, andiamo a casa e apriamo una confezione di frutta racchiusa in una vaschetta di plastica. Una critica forte, amara, ironica, come solo lui sa fare, all’uso indiscriminato del materiale più pericoloso che abbiamo inventato e alla nostra capacità di rovinare un pianeta che ci ospita con un amore che non ricambiamo.

Siamo il vetriolo della vita, siamo il diserbante della bellezza.

Che posso dire in definitiva? Un Genovesi diverso, atipico, più del solito, ma sempre caratterizzato da quell’ironia fanciullesca che ce lo fa tanto amare. Perché quando ti dice qualcosa è come se la stesse dicendo al te stesso di quando avevi dieci anni e di quando le cose le capivi meglio e in modo più diretto. E se non troverete una storia vera e propria, come forse vi aspettavate, ma una discussione sulla vita in generale, ascoltatelo con attenzione perché saprà comunque trasportarvi in quel mondo tutto suo che vorrei saper condividere. Un mondo di nonne che parlano con i mariti defunti, di pescatori che raccontano con tranquillità di aver visto tentacoli lunghi 8 m, di vicine di casa ottantenni che vanno a chiedere consigli amorosi proprio a lui, e di sogni che non vengono mai chiusi in un cassetto a prendere polvere.

Perché un sogno vero o ce l’hai per sempre o non l’hai avuto mai.


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