La calda estate del commissario Casablanca – Paolo Maggioni

La calda estate del commissario Casablanca – Paolo Maggioni

Titolo: La calda estate del commissario Casablanca

Autore: Paolo Maggioni

Editore: Sem

Genere: giallo

Pagine: 236

Prezzo: 18,00


Trama

Questura di Milano. Giuliano Casablanca, detto Ginko, è un giovane commissario di polizia appena trasferito dalla Omicidi all’Ufficio Passaporti. Con la sua squadra – Panettone, poliziotto sovrappeso, Zhong, cinoromano che ha preferito la pubblica amministrazione al bar del padre, e Minimo Sindacale, instancabile sfaticato – sembra destinato a un lavoro tranquillo e abitudinario, in una lotta quotidiana contro il moloch della burocrazia. Ma Milano è una città piena di sorprese e, dietro la facciata dell’ordine e dell’efficienza, nasconde un lato oscuro… Il commissario non ha perso il gusto delle indagini e approfittando delle vacanze del questore ricostruisce la storia di Issa, un maliano fuggito dal Centro di accoglienza di via Sammartini, lungo i binari della Stazione Centrale, e poi morto sul tetto di un treno che aveva come destinazione la Svizzera. Quello che all’apparenza sembra un semplice incidente di un migrante diretto verso un sogno di riscatto e libertà si rivelerà una storia di spaccio e di violenza. 


Autore

Paolo Maggioni è uno scrittore, giornalista alla Rai e inviato per Rai News 24, oltreché insegnante al Master di Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano. “La calda estate del commissario Casablanca” è il suo fortunato romanzo d’esordio.


Recensione

L’estate è arrivata e anche le vacanze si avvicinano. Scommetto che siete già alla ricerca di un romanzo da portare in spiaggia, da mettere nello zaino, o in valigia. Qualcosa di divertente e intrigante al tempo stesso? L’ho trovato io, fidatevi. Ho trovato un romanzo d’esordio di quelli che fatichi a mettere giù, e quando lo fai è proprio perché devi. Il libro di Paolo Maggioni è un giallo milanese che ti colpisce immediatamente per lo stile di scrittura e poi si insinua sotto pelle, con i suoi protagonisti così reali che potrebbero essere i tuoi vicini di casa. Maggioni ha una scrittura calda, incisiva e precisa, che senza dilungarsi troppo nelle descrizioni disegna con estrema bravura i suoi personaggi e soprattutto la sua città: una Milano brulicante di vita, dal centro ai quartieri più periferici. A volte sembra quasi di sentire il caldo estivo delle sue piazze e di vedere i questuanti dell’ufficio passaporti, o ancora di sentire gli odori che escono dai negozi che affollano la città.

È una scrittura velata da un umorismo onnipresente che smorza la tensione dei momenti più seri e rende la storia assolutamente affascinante, grazie alla sua capacità di farti sorridere mentre dipana un intreccio degno dei migliori gialli. Il modo in cui usa l’umorismo è del tutto peculiare, una caratteristica che mi è capitata di rado e che adoro. Perché tu sei lì che stai leggendo un paragrafo del tutto serio, e senza nessun preavviso Maggioni ti rifila una battuta che ti spiazza, e non puoi fare a meno di ridere perché lì, proprio in quel momento, davvero non te l’aspettavi. E su questo umorismo si forma un personaggio che, per la sua stessa storia, è già di per sé divertente: il commissario Casablanca, detto Ginko, “defenestrato” come dice lui dalla Omicidi e promosso a dirigere l’Ufficio Passaporti, dove la missione più pericolosa è evitare il collega Minimo Sindacale.

L’Ufficio Passaporti della Questura era un luogo accompagnato da un infelice sequela di metafore: il cimitero degli elefanti, l’anticamera della pensione, il paradiso delle scartoffie, il Maracanã della burocrazia, il buen retiro degli investigatori. Come di dice a Milano, in other words, un posto di merda.

Oltre al commissario, una squadra di colleghi quasi surreali nel loro realismo, ti accompagna nella vicenda con le loro caratteristiche comiche e commoventi, dal poliziotto sovrappeso quasi arrivato alla pensione, al collega romano che viene costantemente multato per le sue uscite dialettali. Sullo sfondo, una Milano caotica, viva, colorata, che in quegli anni (siamo nel 2016) soffriva particolarmente il dramma dei profughi che vi stazionavano in attesa di passare il confine. La formazione giornalistica dell’autore qui è ben evidente: quando sceglie di parlare di un argomento, sa esattamente di cosa parla. E così ci trascina nel mondo dei Centri di Accoglienza, dei profughi che si adattano per sopravvivere, di sogni infranti davanti a un confine, dell’incapacità dello stato di trovare un rimedio adeguato. Ha scelto un argomento che ovviamente gli sta a cuore e sa perfettamente come parlarne. Questo è sicuramente uno dei punti di forza del romanzo, così come la scelta di cambiare di continuo punto di vista, alternando i vari personaggi.

L’intreccio è ben strutturato e mi è rimasto oscuro fino alla fine; i personaggi sono ben costruiti e ricordano tanto l’italiano comune che possiamo conoscere, quello che a volte abbiamo incrociato davvero ed è così reale che ci piace ancora di più. Oltre al piacere della lettura, resta il giudizio morale sulla situazione disperata di popolazioni che cercano un futuro che a volte si scontra con un treno. Una storia seria e divertente al tempo stesso, di quelle che ti offrono molto di più di quello che credevi. Una lettura che mi ha ammaliato fin dalle prime pagine, ponendosi tra i romanzi più belli di quest’anno. Un autore di cui attenderò con curiosità le prossime opere, ormai completamente innamorata della sua scrittura.


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