La fabbrica del diavolo – Simone Filippini

La fabbrica del diavolo – Simone Filippini

Titolo: La fabbrica del diavolo

Autore: Simone Filippini

Editore: Sonzogno

Genere: giallo, noir

Pagine: 318

Prezzo: 18,00

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Trama

A tredici anni, Kevin è costretto a lasciare la sua Toronto per trasferirsi a Marostica, un paesino veneto di diecimila abitanti, dove viene subito etichettato come «lo straniero». Integrarsi non è facile: nuova lingua, nuova scuola, nuova realtà… ma tutto cambia quando conosce Sara e Andrea, due coetanei che vivono nel suo stesso palazzo, sempre alla ricerca di avventure. La notte di Halloween, i due convincono Kevin a visitare una fabbrica abbandonata. Ma quello che era partito come un gioco finisce con il macabro ritrovamento di una valigetta piena di organi – forse d’animale? Nessuno sembra dar retta ai tre ragazzi, neppure quando la provincia viene scossa da una serie di delitti a stampo satanico. L’unico disposto ad ascoltarli è Nabil, un senzatetto di origini marocchine che dorme nella fabbrica, e che le forze dell’ordine additano subito come colpevole. Nel tentativo di scagionarlo, Kevin, Sara e Andrea si trovano intrappolati in una spirale di segreti e pregiudizi. Solo quando la verità inizia a venire a galla, i tre capiscono di essersi immischiati in qualcosa di più grande di loro – anche se potrebbe essere troppo tardi.


Autore

Simone Filippini è un autore italiano al suo esordio narrativo. Già sceneggiatore pubblicitario, è molto conosciuto su Tik Tok con lo pseudonimo @ilgrammaticoantipatico, un profilo in cui parla di letteratura e scrittura.


Recensione

Splendido esordio narrativo per Simone Filippini che, all’interno di un genere particolare come il giallo venato di noir, inserisce quelli che secondo me sono protagonisti già vincenti: i bambini. La scrittura di Filippini, per essere il primo libro, è già matura: fluida, scorrevole, accattivante; sa dosare perfettamente le descrizioni e caratterizzare i personaggi in modo da renderli vivi. E’ capace di creare quella tensione necessaria al genere, ancora prima che l’intreccio inizi a farsi serio. Usare dei ragazzini così piccoli non ha solo aumentato l’interesse e moltiplicato l’ansia, ma gli ha permesso di gestire al meglio alcuni temi delicati e attuali che fanno da sfondo alla vicenda tetra e inquietante. E’ una storia che, dietro un intreccio ben congegnato, parla di una grande amicizia: quella tra Andrea, Sara e Kevin, ma soprattutto quella fra i ragazzini e Nabil, il senzatetto che dorme nella fabbrica. La vita dovrebbe essere perfetta e lineare per degli adolescenti così piccoli, eppure ognuno di loro si scontra con una realtà che lascia il segno: un padre che ha abbandonato la famiglia, uno che sta per farlo, un altro che incarna la diffidenza della cittadina nei confronti degli stranieri. Prima di conoscere Nabil i tre amici non avevano mai visto la vera povertà e ora non sono nemmeno sicuri di capirla davvero.

Discutevamo di povertà, senza avere la maturità per capirla. Per noi era poco più che uno scherzo, una burla senza conseguenze con cui solleticare la fantasia.

Quando Nabil verrà sospettato per gli omicidi avvenuti in città, i tre ragazzini scopriranno anche la pesantezza del pregiudizio e la difficoltà di sradicarlo. E proprio per l’affetto che li lega al senzatetto resteranno invischiati in una storia più pericolosa di quello che pensano. Ma il bello, con i bambini, è proprio questo: non hanno la capacità di guardare al di là delle sensazioni che provano in quel preciso momento e se la priorità è scagionare Nabil, i tre non si fermeranno a ragionare sulle conseguenze. “La fabbrica del diavolo” è anche una storia di accettazione dell’altro, di senso di giustizia, ma soprattutto di indifferenza e pregiudizio nei confronti degli immigrati; due cose contro cui Kevin, Sara e Andrea si batteranno fino a superare i loro limiti.

Alcune persone si sentono migliori di altre soltanto perché guadagnano di più, perché sono più istruite o perché la loro pelle ha un colore diverso. Ma sei tu a decidere se ignorarle o lasciare che i loro comportamenti ti definiscano.

Una storia che ti trascina nei segreti di una piccola cittadina, offrendoti tre straordinari protagonisti e un intreccio in cui la tensione andrà crescendo fino a un finale che toglie il respiro. Una bellissima lettura assolutamente consigliata.

Quello che successe a Marostica il 30 dicembre 2004 finì su tutti i giornali. Nelle serate in cui il vino riaccende la nostalgia riguardo le vecchie foto. Allora la mente torna indietro.

Alla mia infanzia che mi veniva strappata via, prima che potessi dirle addio. E al momento in cui sono diventato Kevin Tre Dita.


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