La figlia del Reich – Louise Fein

La figlia del Reich – Louise Fein

Titolo: La figlia del Reich

Autore: Louise Fein

Editore: Sonzogno

Genere: romanzo storico

Pagine: 475

Prezzo: 18,00


Trama

Lipsia, Germania 1929. Hetty ha solo otto anni quando la sua vita cambia per sempre per uno sciocco incidente. Quando cade nel lago, durante un picnic con la mamma, suo fratello Karl e il suo migliore amico Walter, è proprio quest’ultimo a salvarla dall’annegamento. Herta Heinrich non lo dimenticherà mai. Ed è proprio la bontà e l’altruismo di Walter, oltre alla sua bellezza tipicamente tedesca, a trarla in inganno e sorprenderla quando, solo quattro anni dopo, a scuola, uno dei professori lo caccia dalla classe sostenendo davanti a tutti che gli ebrei non devono stare negli stessi istituti dei tedeschi. E’ il 1934, Hitler sta riorganizzando la Germania per farne un grande stato, unito, forte, giusto e indipendente. Hetty è cresciuta ascoltando i genitori e Karl decantare le virtù della nuova Germania e anche lei vuole fare la sua parte. Il Fuhrer è il suo modello, lei è la perfetta figlia del Reich, e sempre obbedirà alle leggi tedesche. La razza ariana va purificata, e per questo c’è bisogno di allontanare tutti gli ebrei, per natura infidi e approfittatori.

Eppure. Eppure Walter sembrava diverso: non può essere così cattivo se le ha salvato la vita. Eppure, una volta erano amici. Quando a quindici anni lo incontra per caso dopo tanto tempo, l’adorazione che aveva nei suoi confronti torna a soffocarla, mettendo in dubbio tutte le sue convinzioni. Ma nel frattempo il paese è cambiato: la vita per gli ebrei ha già iniziato a essere pericolosa; Hetty ha sempre ascoltato solo una versione dei fatti ma gli incontri segreti con Walter le apriranno gli occhi sulle menzogne che il suo dorato Fuhrer sta diffondendo. E ora che la verità è davanti ai suoi occhi e che il sentimento per Walter è diventato un amore dolce e appassionato, è troppo tardi, e le possibilità che le si prospettano sono forse troppo dolorose da accettare.


Autore

Louise Fein è una scrittrice britannica laureata in legge. Ha sempre avuto la passione per la scrittura, alla quale poteva dedicare però brevi spazi tra i suoi viaggi di lavoro. Finché non ha deciso di fermarsi per dedicarsi a un corso di scrittura creativa, che ha dato vita al suo primo romanzo “La figlia del Reich“.


Recensione

Era molto che non mi capitava un romanzo così potente, forse dai tempi di “Storia di una ladra di libri” o “La Biblioteca di Parigi“. Quando ho terminato di leggerlo (cosa per cui ho impiegato sì e no due giorni: dopo le prime cinquanta pagine non riesci più a interrompere la lettura) ho dovuto prendermi qualche momento prima di scrivere questa recensione. Di solito mi capita con i libri che mi travolgono di emozioni, per i quali vorrei dire così tanto, ma temo di non avere le parole giuste. “La figlia del Reich” è una delle tante storie ambientate durante il periodo nazista, i campi di concentramento, la guerra. Eppure offre una visione differente e questa è la prima cosa che mi ha colpito. Ho letto libri che mostrano il punto di vista degli ebrei, in fuga o rinchiusi nei lager, ho letto libri con protagonisti tutti quei tedeschi che hanno aiutato segretamente la causa ebrea perché in disaccordo col regime, ho letto libri ambientati in altri paesi europei che mi hanno mostrato la condizione dei popoli che hanno subito l’occupazione nazista. Per la prima volta, ascolto la storia dalla bocca di una vera tedesca ariana, una ragazza cresciuta adorando l’immagine di Hitler che ha in camera, convinta dell’importanza del cambiamento che la nuova razza ariana voleva perseguire. Insomma, una vera figlia del Reich: devota, sostenitrice, pronta a fare qualunque cosa le richieda il suo paese.

Ma è davvero pronta a tutto Hetty? Quando inizia a guardarsi intorno, non con i suoi occhi ma con quelli di Walter, è ancora così convinta delle idee con cui è cresciuta? Io so solo che mentre leggevo queste righe non ero più niente: non ero ariana, non ero ebrea, non ero tedesca né italiana, non ero bianca né nera, ero solo una donna, una mamma che immagina le sue figlie in classe, davanti a loro amici, mentre il professore dice loro che gli occhi troppo vicini ne dimostrano il carattere infido, mentre il fisico minuto, inadatto allo sport, è sinonimo di pigrizia. Penso a questo, penso a come si sentirebbero umiliate e soffro perché so che non è frutto di una fantasia macabra e crudele, ma che è accaduto davvero. In tante scuole, in tante città, in tanti lager. È accaduto e non possiamo tornare indietro.

«Questo ebreo» ringhia, «porta impressi dentro di sé migliaia di anni di sotterfugi e slealtà. Tutto ciò che gli importa è farsi largo, e pur di riuscirci passerebbe sul cadavere di chiunque. E’ marcio fino al midollo».

Questo è ciò che hanno insegnato a Hetty e lei ne è tanto convinta d’aver persino paura di avvicinarsi a un ebreo, di essere contaminata. Vede il male nei loro occhi, nel loro sangue, nel loro destino. È quello che il Fuhrer ripete nei suoi discorsi, quindi deve essere vero. Lui è così perfetto, giusto, desideroso di riportare la Germania ai suoi passati fasti, ed è impossibile non credere alle sue parole dolci.

E’ una calamita che mi attira a sé. Impossibile resistergli. Quando conclude il suo discorso, ho gli occhi colmi di lacrime.

Siamo uniti, noi tedeschi.

Insieme contro il mondo.

Vedo finalmente con i loro occhi il concetto dell’esaltazione dell’eugenetica: la scienza della razza e dei geni. I tedeschi imposero la continuazione di una razza perfetta, superiore, esente dal crimine, dalle malattie e dalla pazzia, dando la colpa agli ebrei dell’impoverimento del paese a seguito delle misure punitive imposte dal Trattato di Versailles, dopo la perdita della Prima Guerra Mondiale. Per ottenere un simile risultato, i tedeschi si devono riprodurre solo tra loro, e la contaminazione con il sangue ebreo è considerata un reato gravissimo. Ma il sentimento che nasce tra Hetty e Walter e così puro, dolce e forte che la ragazza inizia a chiedersi come sia possibile che un individuo tanto cattivo possa essere capace di un simile amore.

Sono rovinata e dannata, ma una cosa tanto naturale e perfetta può essere davvero un peccato?

Mi ha colpita entrare nella mente dei tedeschi ariani, sentire con le loro parole i motivi per cui si è diffuso l’odio razziale nei confronti degli ebrei. Il regime ha creato malcontento per la situazione sociale ed economica, ha trovato un capro espiatorio e ha individuato la soluzione, convincendo le masse della necessità di una pulizia etnica.

Il professor Metzger si è detto sollevato per l’entrata in vigore della legge per la protezione del sangue e dell’onore tedeschi. Servirà a salvare la Germania dall’avvelenamento del sangue per colpa del batterio ebraico.

Così, l’ebreo non è più un essere umano, ma una malattia. E come tale, è più facile e giusto eliminarlo a qualunque costo. Dunque i temi trattati nel libro sono più o meno gli stessi di tanti altri romanzi, ma visti da una prospettiva diversa. Lo stile dell’autrice è così delicato e pacato, ma allo stesso tempo potente e incisivo, che ti lasci trasportare nelle sicurezze di questa ragazza che, se ha compiuto azioni contro i suoi simili, lo ha fatto nella piena fiducia di stare seguendo una giusta causa. A dimostrazione del fatto che un’ideologia sbagliata, se ben presentata e sostenuta, può causare gravi danni. I personaggi sono autentici, vividi, sia quelli positivi che quelli negativi e rispecchiano in modo egregio le varie posizioni all’interno di quello che è stato uno dei momenti più brutti della nostra Storia.

Il romanzo della Fein, ispirato alla storia della famiglia paterna, emigrata a Londra per sfuggire al nazismo, è pieno di emozioni improvvise e contrastanti: dolore, rabbia, amore, amicizia, coraggio, rassegnazione, fedeltà verso se stessi. Hetty è una persona differente, una di quelle che non ha mai cambiato le sue idee perché un potere più grande glielo imponeva. È rimasta fedele a se stessa, ha scelto di pensare con la tua testa e accettare le conseguenze delle sue azioni. È un libro che mi sento di consigliare vivamente, che vi farà versare qualche lacrima, ma vi riempirà il cuore di amore e speranza: gli unici due sentimenti che non possono essere spezzati.


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