
Erin. The Beast Player – Nahoko Uehashi

Titolo: Erin. The Beast Player
Autore: Nahoko Uehashi
Editore: Fazi
Genere: fantasy
Pagine: 432
Prezzo: 18,00
Trama libro
Nel villaggio dei custodi del granducato dell’Aruhan, Soyon ha una responsabilità importante: prendersi cura dei temibili serpenti d’acqua dell’esercito del granduca, i tōda. Quando però alcuni esemplari muoiono misteriosamente, la donna viene condannata a morte e, usando una tecnica proibita, riesce a mettere in salvo sua figlia Erin, finita insieme a lei nella palude dei tōda più feroci. Approdata sulla remota costa di un lago nel regno di Ryoza, Erin viene accolta da un vecchio apicoltore che le insegna tutto sulle api e sulle ōjū selvatiche, gigantesche e in apparenza pericolosissime creature alate. Contravvenendo alle regole millenarie e seguendo le sue intuizioni e conoscenze, Erin sarà il primo essere umano a creare, grazie anche alle note di un’arpa, un legame speciale con un cucciolo di ōjū di cui si prende cura. Questo legame le garantisce un ruolo importante ma la coinvolge anche in complotti politici che mettono in pericolo lei, le persone che le sono vicine e le stesse creature alate. Erin dovrà rischiare il tutto per tutto non solo per salvare se stessa, ma anche per impedire che le sue amate Dōjū vengano trasformate in armi di distruzione.
Recensione libro
Leggendo da sempre tanta narrativa fantastica ho notato che negli ultimi anni i romanzi non contaminati da altri generi sono davvero rari. E’ per questo che quando mi capita una storia come quella di “Erin. The Beast Player” resto sempre affascinata. È stata una lettura davvero piacevole per molti aspetti, dalla trama alle tematiche trattate, dalle ambientazioni allo stile di scrittura. Inizio parlando dello stile della Uehashi: come già mi era capitato di notare per altra narrativa giapponese, l’autrice si prende il suo tempo per costruire personaggi, per descrivere le ambientazioni e soprattutto per chiarire spesso le situazioni politiche e storiche dietro la sua storia. Questo significa che spesso ci sono dei capitoli con meno azione, che possono risultare un pochino più lenti; eppure, nonostante questo, la scrittura semplice e affascinante non li rende mai pesanti. La scrittrice riesce a farci sentire a nostro agio con una cultura molto lontana dalla nostra e di sicuro piena di fascino, e ascoltarla raccontare è un piacere.
I protagonisti sono ben caratterizzati ed è facile affezionarsi, ma la vera gioia della lettura sono le creature fantastiche che si incontrano lungo la strada. Un po’ folclore, un po’ leggenda, un po’ semplicemente una fantasia straordinaria, i tōda e le ōjū sono creature eleganti maestosi potenti e pericolose, creature che l’uomo è riuscito a crescere in cattività modificando l’ordine delle cose e il ritmo della natura. Il modo in cui questi enormi serpenti d’acqua e queste creature alate dal muso simile a un lupo, vengono sottomessi all’uomo per farne delle armi in battaglia è discutibile, e la piccola Erin, ancora inconsapevole delle capacità del popolo Ariyo da cui discende, cercherà fin dal suo primo incontro con il cucciolo di ōjū Riran di non usare il fischietto silenzioso con cui vengono immobilizzate. Anche se la madre l’ha tenuta all’oscuro dei segreti del suo passato, prima di morire le ha confidato di detestare il modo in cui i tōda vengono tenuti in cattività.
Non mi dispiace prendermi cura di loro… E’ il fischietto il problema. Non sopporto il modo in cui si irrigidiscono ogni volta che lo suono. Vedere bestie del genere assoggettate agli esseri umani è avvilente. In natura, i tōda sono artefici del proprio destino… E’ straziante osservare come diventino sempre più deboli quando vivono in mezzo agli uomini.
Mentre Erin tenta di instaurare un rapporto di fiducia e affetto con Riran, tutto il mondo sembra volerla convincere che non c’è possibilità di colmare il vuoto tra essere umani e bestie.
L’emozione che accomuna tutti gli esseri viventi non è l’amore. E’ la paura. Scolpisciti questa nozione fin nelle ossa.
Tra le tante tematiche che ha toccato l’autrice in questo libro c’è l’accettazione del diverso, che qui trova la sua massima dolcezza nell’affermazione di una compagna di Erin, che si rifiuta di fingere che la ragazza abbia sangue Ariyo, considerato impuro.
La preside Esaru mi ha detto che dobbiamo ignorare il fatto che sei mezza Ariyo, ma secondo me è proprio impossibile! Siamo esseri umani, se qualcuno è diverso da noi è normale che ce ne accorgiamo. Non direi che dobbiamo ignorarlo, perché le differenze non vanno considerate come una cosa negativa.
Ma è ovvio che il tema principale del libro è il rapporto che può esistere tra l’uomo e gli animali, l’importanza di rispettare la natura e la libertà di queste creature meravigliose. E’ giusto obbligarle a una cattività che impedisce loro di vivere pienamente? E’ davvero impossibile instaurare un legame che si fondi sul rispetto reciproco, invece che sulla forza? E’ stata una lettura piena di emozioni, dove la crescita personale di Erin è una lunga avventura, a volte dolce, a volte dolorosa, ma sempre entusiasmante. E’ una storia di coraggio, di amore per gli animali, di fiducia, di onore e di rispetto per il mondo che ci circonda. Un fantasy come non ne vedevo da molto tempo e che spero ci regalerà un finale altrettanto sorprendente.
Volevo solo sapere, solo capire… Ho camminato in equilibrio sull’orlo dell’abisso tra uomini e bestie. Finché durerà la vita che mi hai donato rimarrò sulla riva di quella abisso e continuerò a suonare la mia arpa. Pizzicherò le corde e parlerò alle creature che popolano il cielo e la terra. Per ascoltare le loro melodie sconosciute.
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