La catastrofica visita allo zoo – Joël Dicker

La catastrofica visita allo zoo – Joël Dicker

Titolo: La catastrofica visita allo zoo

libro dicker

Autore: Joël Dicker

Genere: giallo

Editore: La nave di Teseo

Pagine: 261

Prezzo: 20,00


Trama libro

Alla vigilia di Natale, una visita scolastica allo zoo si trasforma in una catastrofe. Cosa è successo esattamente? I genitori di Joséphine, una bambina che ha preso parte alla gita e che sembra sapere molte cose, sono decisi a scoprirlo.
Diversi anni dopo, Joséphine, diventata adulta, decide di raccontare in un libro cosa è accaduto durante quella visita di classe, e nei fatidici giorni che l’hanno preceduta. Joséphine e i suoi compagni sapevano dal primo momento che non poteva essere stato un incidente, ma durante la loro indagine scoprono che una catastrofe non arriva mai da sola, le apparenze ingannano e le storie possono prendere una piega imprevedibile…


Autore

Joël Dicker è uno scrittore svizzero, i cui libri sono stati tradotti in 40 lingue e che ha venduto già 20 milioni di copie. Famoso per i suoi thriller, ha ottenuto il successo con “La verità sul caso Harry Quebert“, seguito da “Il libro dei Baltimore” e “Il caso Alaska Sanders“. tra gli altri suoi romanzi “L’enigma della camera 622” e “Un animale selvaggio“. Con “La catastrofica visita allo zoo” l’autore si cimenta con un genere nuovo, scrivendo un libro per tutti.


Recensione

Una catastrofe non avviene mai all’improvviso: è il risultato di una serie di piccole scosse che quasi non si notano, ma che, a poco a poco, diventano un terremoto. Ciò che era successo allo zoo quel giorno non faceva eccezione alla regola: era stato il gran finale di un susseguirsi di catastrofi.

Quando ho iniziato questo libro, in molti mi avevano avvertito che avrei trovato un Joël Dicker differente dal solito. Ma io in fondo non avevo letto i suoi famosissimi thriller, quindi non avevo nessun tipo di aspettativa. Quello che ho scoperto è un autore che sa scrivere molto bene e che, se è vero che con questo romanzo si è dedicato a un esperimento, è anche vero che secondo me è riuscito nell’intento. Non vi approcciate a questa storia pensando di trovare la tensione che dite essere caratteristica dei suoi precedenti romanzi. Siate pronti a un libro atipico, geniale a mio avviso, divertente e anche critico nei confronti della società moderna. Lo stile di scrittura è semplice, bambinesco addirittura, e non è un caso visto che la protagonista, Josephine, decide finalmente dopo tanti anni di raccontare cosa accadde davvero durante la catastrofica gita scolastica allo zoo. E lo fa con la sua voce di ragazzina di 8 anni, tornando indietro nel tempo e mostrandoci i fatti (e la vita) con i suoi piccoli occhi.

Una bambina tra l’altro speciale, Josephine, come lei definisce se stessa e i suoi cinque compagni di classe, che frequentano una scuola speciale, mentre dall’altra parte della strada si riuniscono gli alunni della scuola normale. Già questo vi farà capire che il libro tocca tematiche serie, ma lo fa con un’ironia e un sarcasmo di sottofondo che ti strappano continuamente un sorriso. I sei bambini hanno necessità particolari e qualche difficoltà a interagire con il resto del mondo (o forse è il resto del mondo ad avere difficoltà a stare con loro?). C’è infatti il bambino ipocondriaco che ha paura di fare qualunque cosa, c’è il compagno che non riesce a parlare se non a gesti, c’è quello con un disturbo ossessivo compulsivo, e poi c’è lei, Josephine, che così piccola capisce le cose troppo velocemente, almeno rispetto agli altri bambini. Ed è proprio Josephine a raccontarci di come gli altri reagiscono di fronte alle loro “stranezze”: c’è chi li segue con apprensione e li difende a spada tratta, come la loro insegnante, e chi li prende in giro, e persino chi ha paura che la loro vicinanza possa contagiare gli altri bambini, come se avessero delle malattie infettive. Il modo in cui Dicker esagera ogni reazione nei confronti dei piccoli mi lascia pensare che abbia voluto ridicolizzare alcuni comportamenti umani. Il suo è un sarcasmo piuttosto tagliente; si ride tanto, certo, ma sono risate amare, che si portano dietro la consapevolezza che l’autore sta aggiudicando l’intera umanità e forse la sta trovando mancante. Il Direttore della scuola normale regala perle di saggezza quando spiega ai bambini il significato di alcune parole che disegnano una società idilliaca.

“La diversità” ci ha spiegato il Direttore “è il diritto di ognuno di essere come vuole, senza che per questo gli altri gli diano fastidio”

“E cosa c’entra con la democrazia?” ha chiesto Otto.

“La diversità esiste grazie alla libertà, e la libertà esiste grazie alla democrazia. Soltanto in democrazia è possibile la diversità”

Ma tutte le sue spiegazioni vanno a schiantarsi con l’ingenuità di Josephine, che racconta il mondo così com’è, con tutte le sue incongruenze.

In genere, quando gli animi si scaldano, tutti vengono contagiati. E mentre dai bambini ci si aspetta sempre che si comportino bene, gli adulti invece hanno il diritto di fare un po’ come gli pare.

Joël Dicker ha voluto scrivere un romanzo per tutti, bambini e adulti. Un romanzo che toccasse temi seri, importanti, ma che lo facesse in modo divertente: si parla di inclusione, di diversità, di democrazia, persino di sicurezza stradale, di obblighi civili dei cittadini e di diritti comuni. E ci offre un libro semplice, scorrevole e spassoso, che ce lo mostra come un abile cantastorie, un creatore di fiabe che, come sempre accade, sono dirette ai bambini ma fanno pensare gli adulti. A me è piaciuta l’idea e il modo in cui l’ha sviluppata, mi è piaciuto l’intreccio che si snoda tra le varie catastrofi, trascinandosi dietro protagonisti e lettori, e mi è piaciuta la scrittura che rivela come Dicker sia un autore eclettico, capace di affrontare più genere narrativi. Quindi cosa aspettate? Seguite Josephine e i suoi compagni nell’indagine più buffa e stravagante che vi sia mai capitata, in cui tutto è andato storto fin dall’inizio.. ma ricordate di tenere un “profilo basso” se volete aiutarla a scoprire il colpevole e non dimenticate che quando ci si batte per qualcosa in cui si crede occorre esporsi un po’, anche quando sarebbe più comodo restare in silenzio.

Alla fine, quella sera la democrazia era stata calpestata. E io mi sono detta che i veri colpevoli di quel fallimento non erano tanto i membri della minoranza rumorosa, ma tutti quelli intorno a loro che erano rimasti completamente zitti. Sembra che si chiami la “maggioranza silenziosa”.


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