
La profezia dell’armadillo – Zerocalcare

Titolo: La profezia dell’armadillo
Autore: Zerocalcare
Editore: BAO Publishing
Genere: fumetto
Pagine: 160
Prezzo: 17,00
Trama libro
L’opera è composta da storie di poche tavole l’una, per lo più autoconclusive, ma che messe insieme compongono un affresco più grande e complesso. Partendo dal momento in cui viene a sapere della morte di Camille, sua vecchia amica e primo grande amore, l’autore inframmezza flashback adolescenziali che descrivono la storia della loro amicizia a racconti della sua vita quotidiana da quasi-trentenne nella Roma degli anni Duemila.
Autore
Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, è al momento uno dei fumettisti italiani più apprezzati. Inizia a disegnare già alle superiori, con un racconto a fumetti delle giornate del G8 di Genova. Prosegue illustrando locandine per concerti e manifestazioni per vari centri sociali italiani e poi lavorando come illustratore per settimanali e quotidiani. Nel 2011 insieme al disegnatore Makkox autopubblica “La profezia dell’armadillo” che sarà poi rieditata dalla BAO Publishing, con cui ancora collabora. Da allora tutti i successivi fumetti sono stati un successo di pubblico e critica, regalandogli numerosi premi: “Un polpo alla gola” “Ogni maledetto lunedì su due”, “Dimentica il mio nome”, “Kobane calling”, “Macerie prime“. Nel 2021 esce su Netflix la serie tv animata, di cui è autore e interprete, “Strappare lungo i bordi“, primo prodotto italiano a finire tra le tendenze di Netflix. Sarà seguita da una seconda serie “Questo mondo non mi renderà cattivo“.
Recensione
Arrivo in ritardo con questa recensione, come spesso mi accade per le opere che suscitano grande clamore tra pubblico e critica. Qui in particolare si tratta di un fumetto, che non è un genere che mi appartiene: le uniche graphic novel che ho letto in vita mia sono state la serie di “Heartstopper” e quel capolavoro di Neil Gaiman che è “The Sandman“. Ma in casa avevo tutti i suoi volumi, raccolti negli anni dai miei figli; ho guardato svariate volte la prima serie tv “Strappare lungo i bordi” e poi anche la seconda; ho iniziato a osservarlo durante qualche intervista; l’ho ascoltato parlare, ho notato alcune sue scelte durante questo ultimo periodo storico così difficile, e finalmente la mia curiosità si è accesa. Potrei parlarvi semplicemente di questo volume, ma se lo cercate su Google troverete decine di recensioni, quindi cosa posso dire di più, io che non sono un’esperta di fumetto? E allora vi voglio raccontare la mia esperienza con lui, con l’uomo dietro i testi, con Michele Rech, in arte Zerocalcare.
Due anni fa prendo i biglietti per il PLPL, la fiera dell’editoria romana; voglio andare a sbirciare tra gli stand delle varie case editrici, annusare l’odore dei libri, fare due chiacchiere con gli addetti stampa e portarmi a casa una pila di romanzi. Sbadatamente leggo il programma davanti ai miei figli che scoprono che Zerocalcare sarà presente per un firmacopie. Morale: compro altri due biglietti e ingenui e inconsapevoli ci presentiamo un’ora prima dell’evento, per scoprire che i pass erano terminati da almeno 4 ore. Davanti agli occhi lucidi di delusione di mia figlia le prometto che il giorno dopo, mentre loro sono a scuola, mi presenterò alle 8:00 davanti ai cancelli (fate il conto di quanto mi è costato ‘sto firmacopie). Da brava mamma boomer, armata di due volumi, alle 8:30 ottengo il mio braccialetto: sono la numero 121.. No, aspetta… e dove stavano le 120 persone davanti a me? Hanno dormito lì? Ci mettiamo in fila allegri e felici, ma il firmacopie inizia alle 12:00.. Posso andare in bagno? Ho fame, non ho fatto colazione. Posso uscire dalla fila? Non si capisce, potrei perdere il posto, e se non mi facessero rientrare? Ok, niente bagno, niente caffè. Alle 12:00 in punto si smuove qualcosa. Che bello, è puntuale, qualità rara e gradita. E’ quasi finita, ce l’ho fatta, pensa la me ignara. Dopo due ore sono ancora al numero 100.. ma che gli fa Zerocalcare ai fan? (in realtà scoprirò con orrore che la domanda è: cosa fanno i fan a Zerocalcare?) Quando tocca a me trovo un ragazzo che dietro il sorriso è così stanco che mi fa tenerezza. Mi vede con due volumi in mano e timidamente mi dice che ne può disegnare solo uno, sugli altri solo firma, “che vuoi che ti disegno?” Aspetta.. in che senso? Devo decidere io? Sono troppo stanca per pensare. Tiro giù i due libri davanti a lui. “Guarda.. sono sfatta, mi fa male la schiena, sono in pieni da 6 ore, lo sto facendo per i miei figli che mi hanno supplicata, fai quello che ti pare, va bene tutto” Gli si illuminano gli occhi “Ma che davero? Cioè, non vuoi un disegno particolare?” No, voglio andare a casa (lo penso, ma non lo dico) E poi cosa dovrei volere di particolare? Solo dopo lo scoprirò..
“Allora due disegnini veloci te li posso fare, dai” . Comincia a disegnare e io sono attratta dalla sua mano che corre sul foglio come se la penna fosse un prolungamento del suo corpo. Mentre disegna mi chiede da dove vengo. Io spaesata rispondo da nessuna parte, sono di Roma. Alza gli occhi, mi guarda e finalmente mi vede “ma proprio de Roma Roma?” e lì esce fuori la romanità che è in me. “Eccerto. So’ nata e cresciuta a Primavalle” Il sorriso passa dalle labbra agli occhi e mi intenerisce. “Aspetta.. ma lo sai che la conosco? Lì vicino ci abitava un amico mio.. che poi l’ho ripreso per uno dei miei personaggi.. lo conosci Secco?” Eee se lo conosco.. ormai a casa mia la battuta esce fuori anche quando non c’entra niente (anche questo lo penso ma non lo dico) E così mi racconta di quando uscivano insieme da ragazzi. La morale è che io me ne sono tornata a casa con uno schizzo dell’armadillo e uno di Zerocalcare e la consapevolezza di aver conosciuto una persona alla mano, educata, disponibile e tanto simpatica, e forse ancora sorpresa del successo che ha ottenuto.
«Oh, camperai di fumetti, stacce. Hai fatto sette libri, eh. C’hai un blog.»
«Dai, ma che è, libri, blog… Dove stanno i contratti? Le garanzie? Quelle cose là che fanno un lavoro vero. Come sai che non finisce tutto domani sennò?
(La profezia dell’armadillo)
Solo dopo ho scoperto che quelli che all’inizio erano dei semplici firmacopie si sono trasformati in tours de force nei quali al povero Calcare vengono fatte le richieste più assurde (tipo: questa è la foto di mio nonno, che me lo disegni da giovane?) Quanta pazienza e quanto amore per i suoi lettori deve avere?! E così arrivo a parlarvi brevemente di questo fumetto che la BAO Publishing ha ripubblicato, ma che lui aveva autoprodotto quando ancora nessuna casa editrice lo prendeva seriamente. Cosa ho trovato, oltre alla bravura nel disegno? Tematiche serie, tante, reali, comuni. Io che credevo che i suoi fossero fumetti divertenti, ho scoperto che sono invece fumetti impegnati che fanno anche divertire. Qui in particolare Zerocalcare vuole ricordare una compagna di scuola persa per colpa dell’anoressia, cosa che lo ha colpito molto. E mentre salta tra presente e passato, ci regala momenti esilaranti di vita quotidiana nel passaggio dai venti ai trent’anni, quando sei scosso da mille dubbi e decine di paranoie, dalla paura di non aver concluso niente, alla tanto temuta chiamata da un numero sconosciuto che dà l’avvio in ognuno di noi a frustranti supposizioni.
Quella sensazione di essere sempre fermo sul posto, di girare in tondo mentre tutti gli altri vanno avanti… di non avere fatto un metro da quando sono uscito da scuola sette anni fa…prima o poi finisce?
Ho trovato una carrellata di citazioni, letterarie, cinematografiche, storiche e filosofiche che hanno la capacità, secondo me, di colpire fasce diverse di età. Pensare che i volumi di Zerocalcare siano solo fumetti per ragazzi è una grossa sottostima di un lavoro molto più ad ampio spettro. Ho capito perché viene considerato oggi tra i più bravi fumettisti italiani. Ho trovato uno stile semplice ma pieno di fascino, dove Zerocalcare sceglie di mantenere il bianco e nero perché le sue prime opere erano partite come lavori all’insegna dell’economia e del risparmio, e tali vuole che restino. Ho trovato una critica nemmeno tanto velata alla nostra società, ma anche una esuberante autoironia che sfocia nel personaggio dell’armadillo (la sua coscienza). Che vi devo dire? Sono rimasta affascinata dall’artista e dalla persona.. è cosa rara e preziosa. Non avete mai letto un fumetto? Datemi retta, provate uno dei suoi. Che poi, alla fine..qual era questa famosa profezia??
Si chiama profezia dell’armadillo qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen.
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