La vita segreta di Agatha Christie – Lucy Worsley
Titolo: La vita segreta di Agatha Christie
Autore: Lucy Worsley
Editore: Salani
Genere: biografia
Pagine: 518
Prezzo: 19,90
Trama libro
La mattina del 4 dicembre 1926, un ex militare britannico decorato nella Grande Guerra riceve una chiamata dalla polizia. L’auto di sua moglie, danneggiata in un apparente incidente stradale, è stata trovata vicino all’ingresso di una cava. Nel bagagliaio, i documenti, una pelliccia e la valigia della donna. Di lei, però, nessuna traccia: svanita nel nulla. Sembrerebbe la prima scena di un poliziesco, se non fosse che la donna scomparsa esiste davvero ed è la più grande giallista di sempre: Agatha Christie. Centinaia di poliziotti e di giornalisti la cercheranno ovunque, chi temendo il suicidio o una vendetta contro il marito, chi sospettando una trovata pubblicitaria. La rintracceranno diversi giorni dopo in un centro termale, vittima di una brutta amnesia alla quale, secondo i più, è un po’ difficile credere. Ma davanti a una geniale tessitrice di storie criminali, chi può stabilire dove finisce la realtà e comincia la finzione? Non soltanto su questo celebre episodio cerca di gettare nuova luce l’appassionato ritratto che Lucy Worsley fa della regina del mistero, restituendoci tutte le sfaccettature di una donna che ha avuto un’esistenza straordinaria – scrittrice di successo, giramondo, crocerossina in guerra, surfista alle Hawaii, archeologa – ma che in pubblico ha sempre recitato la parte della tranquilla signora inglese.
Autore libro
Lucy Worsley è curatrice presso l’Historic Royal Palaces, l’ente che si occupa di alcuni dei più famosi luoghi storici di Londra. E’ già autrice delle biografie della Regina Vittoria e di Jane Austen.
Recensione libro
Pur non essendo una lettrice accanita di Agatha Christie (ho letto solo pochi di quelli che vengono considerati i suoi capolavori) ho sempre sentito una forte curiosità nei confronti di una donna che all’inizio del 1800 fu capace di scrivere una quantità enorme di intrecci gialli e divenire in breve tempo uno dei nomi più letti, in un secolo in cui le donne che scrivevano non erano prese sul serio. Questa biografia della Worsley è non solo molto interessante, ma anche ben scritta: è fluida, dettagliata e riesce a mantenersi abbastanza neutrale nel raccontare episodi della vita della scrittrice su cui ancora oggi aleggia il mistero. Perché proprio come nei suoi migliori romanzi, Agatha Christie visse un’avventura incredibile e inquietante che rimarrà un mistero per sempre: nel 1926, per 12 giorni, la ormai famosa autrice britannica spariva misteriosamente, lasciando l’auto ribaltata fuori strada con all’interno ancora la sua borsa e il suo cappotto. Mentre l’intero paese organizzava battute di ricerca, dandola per morta, la donna, sotto falso nome, si presentava a un hotel presso un conosciuto luogo termale e vi soggiornava con tranquillità senza avvertire nessun familiare. Tante sono state le teorie, dalla vendetta nei confronti del marito che la tradiva alla perdita di memoria. Secondo la Worsley pare molto probabile che in un momento di forte depressione la Christie abbia voluto fuggire da casa ma non sia riuscita nell’intento di suicidarsi. Probabilmente la sua mente malata creò un personaggio con il quale poteva fingere di avere una vita normale, felice, serena.
Agatha Christie è stata di certo una figura fondamentale nella letteratura britannica del ventesimo secolo; una donna che scriveva come un uomo, con una fantasia estremamente fervida e inquietante, che in realtà fu molto più autobiografica di quanto tutti credevano. Nelle sue opere si possono trovare piccoli aneddoti che accaddero davvero all’interno della sua famiglia e molto spesso i suoi personaggi hanno caratteristiche tipiche dei suoi familiari più stretti. Ben presto Agatha scoprì che proprio all’interno della casa, quel luogo che amava tanto, si può annidare il male, e forse per questo molti suoi gialli sono ambientati in piccoli paesini dove si può credere che non accada mai nulla di tragico e invece si nascondono i sentimenti più cupi dell’uomo. Tra i suoi messaggi più ricorrenti ci fu sempre il trionfo del bene sul male, e la giustizia che favorisce alla fine il personaggio con meno possibilità. Forse proprio per questa sua caratteristica, oltre al fatto che il suo stile di scrittura fu sempre molto semplice, la Christie divenne in poco tempo una delle romanziere più lette di quei decenni, tanto che uno studio britannico degli anni ’60 stimò che mentre la Bibbia fosse stata tradotta in 171 lingue e William Shakespeare in 90, i suoi romanzi furono pubblicati in 103 lingue diverse. In breve divenne famoso lo slogan “a Christie for Christmas”.
Ci sono alcuni elementi di questa figura così carismatica che mi hanno stupito. Non sapevo, per esempio, che nella stragrande maggioranza dei suoi intrecci la morte avviene per avvelenamento: la Christie aveva infatti acquisito una vasta conoscenza di prodotti tossici mentre lavorava come crocerossina durante la Prima Guerra Mondiale. Altrettanto interessante è stato scoprire che fu un prodotto del suo tempo, legata ai pregiudizi dell’epoca: venne spesso accusata di essere classista, razzista e antisemita. E se è pur vero che spesso sfruttò consapevolmente questi pregiudizi per creare i suoi personaggi, è indubbio che le sue convinzioni combaciavano con quelle della fascia borghese di inizio Ottocento. Solo nell’ultima fase della sua vita riuscì a mitigare le sue idee, adeguandosi ai vari cambiamenti sociali. Due elementi però rendono la sua straordinaria carriera davvero atipica. Nonostante la sua fama e l’enorme volume delle sue vendite, non navigò mai nell’oro: abituata a spendere molto e avendo avuto un grosso debito per tasse mai pagate al governo americano, passò svariati momenti di sofferenza finanziaria, soprattutto quando finanziò personalmente gli scavi archeologici del secondo marito. E seppure sia stata una donna moderna, per l’epoca in cui visse, fu sempre convinta che il suo ruolo primario fosse quello di occuparsi della casa e della famiglia e non si sentì mai una vera scrittrice, preferendo considerarsi una semplice casalinga. Mise sempre grande impegno nella scrittura ma era abituata a ripetere una frase con cui le donne del suo tempo erano cresciute:
Personalmente non avevo alcuna ambizione.
Una donna quindi molto curiosa, dall’intelligenza acuta ma che non amava essere al centro dell’attenzione; una donna che cercò la felicità per tutta la vita, cercando figure maschili con cui avere un rapporto paritario; una persona che fu sul baratro della depressione per ben due volte e che riversò nei suoi libri tutto il male che vedeva nel mondo, cercando però sempre di porvi giustizia. E’ un libro ben scritto, piacevole da leggere sia per gli amanti dei suoi libri sia per chi, come me, vuole conoscere meglio uno dei nomi più significativi della letteratura mondiale.
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