Racconti macabri (vol. 2) – Edgar Allan Poe, Benjamin Lacombe

Racconti macabri (vol. 2) – Edgar Allan Poe, Benjamin Lacombe

libro lacombe

Titolo: Racconti macabri vol. 2

Autore: Edgar Allan Poe

Illustratore: Benjamin Lacombe

Editore: Rizzoli

Genere: racconti horror

Pagine: 203

Prezzo: 28,00

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Trama libro

Metzengerstein, Eleonora, Il giocatore di scacchi di Maelzel, Re Peste, Quattro chiacchiere con una mummia, Manoscritto trovato in una bottiglia: un secondo volume di racconti horror di Edgar Allan Poe illustrati da Benjamin Lacombe. Con un saggio di Charles Baudelaire sulla vita e l’opera di Poe. 


Autore

Edgar Allan Poe (1809-1849) è stato uno scrittore, poeta, giornalista, critico letterario ed editore statunitense. Ha dovuto lottare per tutta la sua breve vita contro l’incomprensione della critica e del pubblico, i problemi familiari ed economici e l’abuso di alcool e droga. Oggi è considerato uno dei più influenti scrittori americani, oltreché il primo autore di polizieschi, horror e gialli psicologici. Tra le opere più importanti si ricorda la raccolta di “Racconti del terrore”, “Gordon Pym”, “I delitti della Rue Morgue” e “La lettera rubata“.

Benjamin Lacombe è un illustratore e scrittore francese. Durante gli studi lavorava già su pubblicità e film animati e a diciannove anni ha disegnato i suoi primi fumetti. Da allora ha illustrato decine di libri. “Cécité Malaga” è una delle sue storie illustrate. Di grande successo sono stati anche i “Racconti macabri. Vol. 1″ e “Racconti macabri. Vol. 2“, le storie di Edgar Allan Poe da lui disegnate, e la sua versione de “La Sirenetta” di Andersen.


Recensione

Mettete insieme due maestri indiscussi, ognuno nel proprio genere di arte, e otterrete quest’opera che, esattamente come il primo volume, brilla per bellezza e interesse. Edgar Allan Poe con i suoi racconti del terrore, e Benjamin Lacombe con le sue illustrazioni a dir poco splendide, danno vita a uno di quei libri da collezionare sui propri scaffali. Sui racconti di Poe ci sarebbe tanto da dire, soprattutto perché questi sei in particolare sono piuttosto eterogenei: vanno infatti dal giallo al racconto dell’orrore, passando per il racconto psicologico. Il linguaggio di Edgar Allan Poe è elegante e ricercato, tipico dell’epoca e segno di grande cultura. Poe si prende il suo tempo per rendere le descrizioni più vivide possibile, precise e ricche di dettagli; quasi sempre il protagonista parla in prima persona, rivolgendosi direttamente al lettore, il che contribuisce ad aumentare l’interesse e il senso di inquietudine. La sensazione di ansia che provocano i racconti più propriamente del terrore non è mai dovuta ad avvenimenti macabri o spaventosi, ma nasce piuttosto dalla capacità di Poe di giocare con la mente umana, con le sue paure primordiali e spesso indefinibili. Una maestria nel dosare il Bene e il Male che purtroppo gli valse all’inizio l’ostilità di critica e pubblico.

Gli uomini mi hanno definito pazzo, ma non è ancora ben chiaro se la pazzia sia o non sia la più alta forma di intelligenza e se le manifestazioni più meravigliose e più profonde dell’ingegno umano non nascano da una deformazione morbosa del pensiero. (Eleonora)

In alcuni racconti l’autore indaga invece la società umana e le sue abitudini, ragionando (Quattro chiacchiere con una mummia) sulla convinzione dell’uomo che il progresso abbia portato solo miglioramenti. Ci sentiamo orgogliosi di ogni nuova conquista e invenzione, ma come possiamo essere sicuri che gli antichi prima di noi non fossero già arrivati allo stesso livello e non avessero ritenuto invece il progresso pericoloso? Oltre ai sei bellissimi racconti, l’opera è corredata dalle note di Charles Baudelaire, che ragiona sulla figura del grande maestro e si dilunga sui motivi per cui la società americana, così pervasa dall’idea di utilità (che lui definisce “la più ostile del mondo all’idea di bellezza”) non comprese e non poté apprezzare il modo di fare letteratura di Poe.

E infine vi voglio parlare della bellezza estetica dell’opera, merito di un maestro come Lacombe, che ormai ci ha abituato ai suoi capolavori che parlano attraverso le immagini. I racconti alternano sfondi neri e bianchi; le illustrazioni passano da semplici disegni stilizzati a quelli che secondo me possono considerarsi veri quadri e che di solito rappresentano i protagonisti del racconto. Tutte le ambientazioni sono scure, cupe, prevalentemente buie, fino a quando il colore irrompe improvvisamente accendendo la pagina e donandole un fascino irresistibile. Un’opera quindi assolutamente necessaria agli amanti dei racconti del terrore, che grazie alle immagini di Lacombe li percepiranno in modo ancora più vivido.


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