
Il fondatore – Mariangela Galatea Vaglio

Titolo: Il fondatore
Autore: Galatea Vaglio
Editore: Giunti
Genere: retelling storico
Pagine: 256
Prezzo: 18,00
Trama libro
Alba Longa, 24 marzo 771 a.C. Due gemelli A neonati vengono abbandonati da due uomini di Amulius, fratello dell’ormai debole re Numitor e sovrano de facto degli Albani, vicino alla foce della Tevere, in una zona disabitata chiamata Ruma. Sono figli della colpa: il padre è ignoto, mentre la madre, Rea Silvia, principessa di Alba Longa, era destinata a diventare una sacerdotessa della Dea prima che spezzasse i suoi voti di castità. Ora è condannata a morte, così come i figli che ha generato. Ma il fato ha un piano differente per loro, e uno dei due soldati li porta in salvo… Lazio, 753 a.C. Romulus e Remus sono considerati dei briganti e vengono braccati per tutta la regione dagli uomini di Amulius. Quando Remus cade in una trappola e viene catturato, Romulus entra nella città, e la rivelazione delle loro origini a re Numitor cambierà tutto. Ma di nuovo, il destino è più complicato di quanto sembri e ha previsto per loro qualcosa di più grande del governo sulla piccola Alba Longa: la fondazione di una città che diventerà il centro del mondo proprio nel luogo in cui furono abbandonati, la Ruma. Il progetto, tuttavia, metterà a dura prova il legame tra i due gemelli: Romulus sarà disposto anche all’impensabile pur di diventare il fondatore della nuova città.
Autore
Mariangela Galatea Vaglio è docente, giornalista e autrice di saggi storici e racconti. Tra le sue opere “Teodora. La figlia del Circo”, “Cesare. L’uomo che ha reso grande Roma”, “I lupi di Roma. Antonio contro Ottaviano”, “Afrodite” e “Il fondatore“.
Recensione libro
Avevo già avuto il piacere di apprezzare la scrittura di Mariangela Galatea Vaglio in “Afrodite” un retelling mitologico che ci offre una figura spesso fraintesa. Con questo nuovo romanzo ci regala invece una rivisitazione di una delle leggende più conosciute al mondo, mettendo al centro dell’opera la Storia, della quale è di sicuro grande amante e ottima conoscitrice. Sentirla parlare di eventi storici è un vero piacere; dalle sue parole traspare non solo la passione che ha per questa materia, ma tutto il lavoro di meticolosa ricostruzione che effettua ogni volta. La Vaglio ha uno stile elegante, scorrevole e affascinante, che mantiene viva l’attenzione del lettore grazie alla capacità di rendere vividi gli eventi, come se fosse lì ad osservare in prima fila. La Leggenda della fondazione di Roma ha preso nei secoli svariati forme, a seconda di chi ce l’ha tramandata, e la Vaglio ha cercato di seguire quelle più conosciute dando però una veste nuova a una storia che ha molti buchi di trama. Restando sempre in bilico tra il mito e quello che davvero sarebbe potuto accadere in quella società, ci offre una versione più concreta, quasi credibile e di sicuro affascinante. Il mondo che si dispiega davanti ai nostri occhi è crudele, violento e molto più complesso di quello mostrato dalla leggenda che vuole i gemelli allattati da una lupa. Per restare fedele al mito troviamo una maestosa lupa dal pelo argentato, inviata dalla Dea, che segue i due gemelli per tutta la loro vita, ma l’autrice segue anche un’altra strada, più realistica e altrettanto fascinosa.
La chiamano lupa, che è il modo in cui i pastori indicavano nei tempi più antichi le adepte della Dea.
E così Romulus e Remus vengono salvati da Faustolus, la cui moglie Acca Larentia è conosciuta nel villaggio come “la lupa” (non perché faccia la prostituta, da cui deriva il termine “lupanare”) ma perché prima di sposarsi era stata una Vestale della Dea, capace di leggere gli auspici attraverso il volo degli uccelli o l’osservazione degli elementi naturali. Ne escono fuori due figure splendide e differenti: se Remus è infatti istintivo, indomabile e irruento, Romulus al contrario è pacato, pensieroso e cauto. Mi è piaciuto molto il risvolto intimo, complesso e umano che ha dato al rapporto tra i due fratelli, dove Romulus tenta disperatamente di scongiurare il brutto presagio che gli è stato rivolto
Gli afferra la mano e rantola: «Non sei migliore di me, sei come me. Sei mio figlio, seme maledetto. E porterai dolore e violenza nella vita di chiunque ti stia accanto…»
In una società fortemente legata al passato, che non vede di buon occhio il mescolarsi delle diverse popolazioni, sarà proprio lui a capire l’importanza di aprire la nuova città al mondo esterno. Il ragazzo incarna quella che è stata la saggia decisione della nascente Roma di aprire le sue porte a tutti, Sabini, Latini, Greci, Etruschi. Roma diviene in breve tempo la città che accoglie chiunque, persino reietti e briganti e a tutti offre rifugio e la possibilità di ricostruirsi una nuova vita. Questa sua apertura verso il mondo è stata alla base della sua veloce e fortunata espansione.
E’ un luogo che dovrebbe essere aperto a tutti. Perché è parlando e scambiandosi idee che le genti scoprono cose nuove e migliorano le proprie vite.
La ricostruzione dell’autrice ci accompagna attraverso il dissidio tra i due fratelli, donandoci una versione più accettabile e toccante, e prosegue fino alla morte di Romulus, quando la città è già diventata un agglomerato consistente e passerà al secondo dei sette Re, Numa Pompilio. Con il suo modo di incantare, Galatea Vaglio ci mostra un quadro storico che seduce e coinvolge, a dimostrazione che la Storia, se ben raccontata, può trasformarsi nella più grande avventura di sempre.
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