Io e te – Niccolò Ammaniti
Titolo: Io e te
Autore: Niccolò Ammaniti
Editore: Einaudi
Genere: romanzo
Pagine: 117
Prezzo: 11,40
Trama libro
Cividale del Friuli. 12 gennaio 2010. Lorenzo sta per vedere Olivia, la sua sorellastra. Sono dieci anni che non si incontrano.
Roma, dieci anni prima. Lorenzo ha quattordici anni quando la mamma, entusiasta, lo accompagna all’appuntamento più importante della sua adolescenza. I genitori di Alessia Roncato, la ragazza più bella della scuola, hanno invitato lui e altri due compagni di classe nella loro casa di Cortina, per la settimana bianca. Per la prima volta, quel figlio serio e silenzioso – che fin da piccolo si teneva a distanza dai compagni di scuola e al quale un dottore aveva diagnosticato una incapacità di provare empatia per chiunque non fosse della sua famiglia – quel figlio ha finalmente degli amici che lo coinvolgono in cose normali.
Così, quando Lorenzo la supplica di lasciarlo all’inizio di viale Mazzini, per poter raggiungere il luogo dell’incontro senza essere accompagnato, come tutti gli altri, la donna cede, anche se malvolentieri. Ma Lorenzo non raggiungerà mai quei ragazzi, perché li conosce appena e l’invito non è mai esistito. Sapendo di non trovare nessuno a casa, il ragazzo torna al suo condominio e, indisturbato, si nasconde in cantina, dove lo aspetta la sua vera settimana bianca: un materasso e delle coperte, scatolame e bibite per diversi giorni, dolci, un piccolo televisore, la PlayStation e alcuni libri di Stephen King. E’ tutto perfetto.
Tranne il rumore della serratura che si apre, il secondo giorno di reclusione. Lorenzo aveva calcolato tutto, fuorché l’arrivo improvviso di Olivia, quella sorellastra più grande di lui che vede così raramente e della quale suo padre non parla mai in sua presenza. Olivia è ridotta male, non ha soldi, non ha un posto dove dormire e non sta affatto bene. Quando pretende di restare nella cantina, la rabbia che Lorenzo ha imparato a contenere negli anni scoppia violentemente contro la sorella. Lei ha rovinato tutto: quella era la sua vacanza, doveva restare solo con i suoi libri e i suoi giochi, non doveva vedere nessuno e poi averla lì è pericoloso. Ma quando la ragazza lo minaccia di spifferare tutto al padre, Lorenzo è costretto a cedere. Una notte. Una notte soltanto. Dopodiché se ne deve andare. Il giorno dopo, tra la costernazione e l’orrore del fratello, Olivia non riesce neanche a stare in piedi e quando inizia a vomitare e tremare, passando ore stesa sul divano senza quasi respirare, il ragazzo mette insieme i pezzi di conversazioni udite di nascosto dai suoi genitori durante tutti quegli anni. Olivia è una drogata. Disgustato e spaventato, vorrebbe disperatamente mandarla via, ma la situazione della sorella peggiora di ora in ora.
Nei rari momenti di veglia in cui è presente a se stessa, Olivia racconta al ragazzino un passato di cui lui non ha ricordo, quando lei viveva ancora in casa e loro due significavano qualcosa. Toccato nel profondo da quella convivenza così stretta, Lorenzo per la prima volta prova dei sentimenti nuovi e capisce che c’è un solo modo per aiutare la sorella: deve uscire in quel mondo che lo spaventa. Olivia ha bisogno di medicine e lui sa dove trovarle.
Autore
Classe 1966, Niccolò Ammaniti è oggi tra gli scrittori italiani più popolari. Viene da una gavetta lunga e tortuosa, durante la quale i primi romanzi non riscuotono il successo di pubblico sperato. La critica, al contrario, lo loda per quel realismo crudo e spesso efferato che caratterizza le sue opere e che lo fa rientrare nel nuovo gruppo letterario dei Cannibali (dal nome di una delle loro opere). Grazie alla fortunata trasposizione cinematografica di Gabriele Salvatores, il romanzo “Io non ho paura” gli regala nel 2001 la fama nazionale.
I libri successivi sono subito best sellers: “Ti prendo e ti porto via, “Come Dio comanda”, “Io e te”, “Che la festa cominci”, “Il momento è delicato”, “Anna“. Incurante delle critiche, Ammaniti va avanti per la sua strada con uno stile brutale, scurrile, con un senso di pulp che lo ha accostato spesso a Tarantino, e quella capacità di creare storie che viaggiano su binari paralleli per poi ritrovarsi nel finale (caratteristica per la quale è stato definito uno Stephen King italiano).
Recensione
Dopo aver letto quasi tutti i libri di Niccolò Ammaniti devo ammettere che questo è leggermente fuori dai suoi schemi. Forse per questo, forse perché è molto breve, forse perché chi conosce l’autore si aspettava i soliti elementi, credo che “Io e te” sia stato sottovalutato, considerato da molti sottotono. Mi sento non solo di dissentire, ma trovo che questo piccolo romanzo sia uno dei più profondi e toccanti che abbia scritto (per quanto i pareri sui libri siano sempre molto soggettivi).
Lo stile dell’autore è sempre lo stesso ed è inconfondibile: una scrittura veloce, secca, con frasi brevi e concise. Una capacità innata di comunicare con poche parole sensazioni e sentimenti, di descrivere personaggi e luoghi come se fossero tangibili. E’ una scrittura vivida che immerge il lettore totalmente nella storia e usa le parole per dipingere in modo nitido ciò che vuole farti vedere.
Sembrava che fosse stata masticata e sputata via da un mostro che l’avesse trovata amara.
Tutta la vicenda è raccontata in prima persona da Lorenzo, che mescola descrizioni a pensieri, come se fosse uno sfogo impossibile da fermare e una ricerca introspettiva di se stesso. Rispetto agli altri suoi romanzi è meno scurrile, quasi mai volgare e la scrittura è di certo fredda e cruda, ma manca quella caratteristica efferata e spietata che lo contraddistingue. Questo non significa, però, che abbia scritto un romanzetto leggero e sentimentale.
I due personaggi non destano simpatia, né tenerezza, anzi sono due antieroi, due rifiutati dal mondo, ognuno per le proprie colpe e le proprie difficoltà personali. Lorenzo è un ragazzo diverso, chiuso in una famiglia che lo vorrebbe “normale”: silenzioso e introverso, fin da piccolo, ha sempre avuto poca voglia di interagire col mondo e nessun piacere nello stringere rapporti con altre persone che non fossero la madre, il padre o la nonna.
Lorenzo tu sei come le piante grasse, cresci senza disturbare, ti basta un goccio d’acqua e un po’ di luce.
Lo psicologo che lo ha in cura lo definisce un narcisista, incapace di provare empatia per gli altri, convinto di essere speciale e di poter essere capito solo da persone speciali.
Mi sono accorto di essere felice. Il mondo oltre i finestrini e io e mamma in una bolla nel traffico. La scuola non c’era più, i compiti nemmeno e tutti i miliardi di cose che avrei dovuto fare per diventare grande.
E se, alla fine, questa sua impossibilità di comunicare col mondo fosse solo paura? Timore di dover affrontare una serie di difficoltà e di situazioni necessarie a farlo crescere? Il suo timore di diventare adulto è il timore che tutto finisca. Per questo Lorenzo odia i finali delle storie: perché nel finale c’è bisogno che tutto vada a posto, che si trovi una soluzione, come se la fine fosse più importante della storia. E nella vita allora? Il momento della morte è forse più significativo della strada che è stata fatta? Di come si è vissuto?
Il malessere di Lorenzo, seppure portato all’estremo in una figura che sembra rasentare la sociopatia, può essere il malessere di ogni adolescente che deve imparare ad affrontare il mondo. Allo stesso modo, la figura della sorellastra Olivia è un carattere affatto positivo: una vita distrutta dalla tossicodipendenza e da un rapporto difficile con il padre, scelte sbagliate che l’hanno portata sul baratro di un’esistenza vuota, senza affetti e senza qualcuno a cui chiedere aiuto. Lo scontro con Olivia, nonostante gli provochi inizialmente una delle sue crisi di rabbia e di rifiuto per il prossimo, porterà Lorenzo ad accorgersi che anche lui può uscire dall’isolamento in cui si è chiuso e può provare ad affrontare quella vita che lo spaventa tanto.
“Io e te” è un romanzo breve ma intenso; è duro e triste, come le vite dei due ragazzi. E’ aspro e indelicato, ma arriva al cuore e colpisce là dove fa più male. Perché tutti, prima o poi, ci siamo sentiti inadeguati e abbiamo solo desiderato essere come gli altri. E credo che, alla fine, pur nel suo modo inconsueto e rude, Ammaniti abbia voluto infondere un minimo di speranza.
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