{Review Party} La vita invisibile di Addie LaRue – V.E. Schwab

{Review Party} La vita invisibile di Addie LaRue – V.E. Schwab

Titolo: La vita invisibile di Addie LaRue

Autore: V.E. Schwab

Editore: Mondadori

Genere: fantasy

Pagine: 492

Prezzo: 20,00

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Oggi vi presento un romanzo davvero speciale che ho potuto leggere in anteprima, uno dei fantasy più attesi del 2020. Ringrazio innanzitutto la Mondadori e OscarVault per la copia del libro e Alessandra di @raggywords che ha organizzato questo bellissimo Review Party. Nel calendario potete trovare tutti i blog che hanno partecipato all’evento e leggere i loro bellissimi articoli.


Trama

Villon-sur-Sarthe, Francia, 1698. Adeline LaRue ha solo 7 anni e già sogna di ottenere di più di quello che il suo piccolo paesino può offrirle. Vuole vedere altre città, conoscere altre persone, aprire altre porte. Gli anni passano, ma Adeline non vuole conformarsi alle regole del suo tempo e riesce a evitare per un po’ quella vita che le sue amiche hanno già abbracciato: un matrimonio, una casa da mandare avanti, tanti figli da accudire. Quando a 23 anni il destino le impone di sposare un vedovo con tre bambini, Addie si rivolge agli stessi dei antichi che la vecchia Estele le ha insegnato a pregare e rispettare fin da bambina. Ma nel farlo commette un fatale errore.

Non pregare mai gli dei che sono in ascolto dopo il tramonto.

Lo spirito che risponde alla sua supplica la sera delle nozze, l’Oscuro signore delle tenebre, pretende da lei ben più di un semplice oggetto personale in cambio. E quando Addie accetta di cedere la sua anima in cambio della libertà di appartenere solo a se stessa, non sa a quale prezzo si sta vendendo. Ha ottenuto ciò che voleva, l’immortalità, tutto il tempo del mondo, ma ha perso la possibilità di lasciare una traccia del suo passaggio. Tutti l’anno dimenticata, persino la sua famiglia, e costruire qualcosa che resti le è negato. Per trecento anni Addie camminerà per il mondo assistendo a guerre, cambiamenti, innovazioni, passerà da un amore all’altro, visiterà paesi lontani e godrà della compagnia di grandi artisti. Ma nessuno, mai, si ricorderà di lei. Ogni giorno sarà un nuovo giorno, ogni persona che incontrerà la dimenticherà dopo averla salutata. Finché un giorno, in una piccola libreria di New York, il giovane al bancone pronuncerà tre parole che cambieranno tutto.

Io mi ricordo.


Autore

Victoria Elizabeth Schwab è una apprezzata scrittrice americana di romanzi fantasy per ragazzi e Young Adult, divenuta famosa grazie al libro “Evil” e in seguito alla trilogia Shades of magic, composta da “Magic“, “Legend” e “Dark” . Per la serie Monsters of Verity sono stati pubblicati con enorme successo “Questo canto selvaggio” e “Questo oscuro duetto“. Nel 2020 esce il tanto atteso “La vita invisibile di Addie LaRue“.


Recensione

«Io mi ricordo»

Tre parole, un numero sufficiente per spedire il mondo gambe all’aria.

«Io mi ricordo»

Tre semplici parole pronunciate dopo appena un centinaio di pagine. La storia è iniziata da poco, si può dire; ho conosciuto Addie ma non so granché di lei e di come ha vissuto ogni singolo giorno dalla notte della maledizione a oggi. Eppure i trecento anni passati a essere invisibile, senza che nessuno mai la ricordi, mi arrivano addosso come una spinta, e io vacillo e infine cado. E si, lo ammetto, ho gli occhi gonfi di lacrime e sollievo. E allora mi dico che se una scrittrice che non conosco (sono al mio primo approccio con la Schwab e mi chiedo come mi sia sfuggita) riesce a coinvolgermi fino a questo punto nelle emozioni della sua protagonista, dev’essere davvero brava. Ammetto che ci sono stati momenti in cui ho pensato che cinquecento pagine fossero eccessive e che non fosse necessario raccontare tutti i trecento anni di Addie. Ma poi sono entrata in sintonia con la scrittura della Schwab e ho avuto la certezza che se fossero stati seicento, avrei voluto che me li raccontasse tutti. Questa sua pacatezza nel raccontare, accentuata dall’alternanza continua tra presente e passato, sembra quasi una scelta per contrastare la paura di Addie e poi di Henry che la vita scorra troppo in fretta; e così, per noi lettori, scorre invece lentissima.

Il primo complimento che le devo fare è la scelta narrativa del tempo presente: una decisione che trovo sempre azzardata in un romanzo e che mi fa tremare. Ma la Schwab gestisce il tempo e le parole come se lo facesse da mille anni (che lo conosca personalmente, questo Oscuro?) e non si lascia spaventare dal presente, ma lo usa a suo piacimento per trascinarti nella storia con una scrittura riflessiva, pacata, che non ha fretta, ma allo stesso tempo vibrante e potente. Una scrittura a tratti poetica, ricca di similitudini e di metafore, che non corre verso la meta, ma ti ci accompagna con delicatezza, addentrandosi nei sentimenti dei personaggi che Adeline ha conosciuto, entrando e uscendo dai luoghi e dai tempi storici in cui ha vissuto. Quando parla di Villon ti pare quasi di essere lì e poter sentire l’erba sotto i piedi e il vento tra gli alberi. Quando vaga per i vicoli di New York, tra botteghe, negozi e locali nascosti, hai la sensazione di esserci stato anche tu. Ma di cosa parla davvero questo romanzo? Perché me lo sono domandato spesso in queste cinquecento pagine. Si può inquadrare in un genere ben definito? Prendiamoci un attimo per pensare. Adeline LaRue non ha neanche vent’anni quando capisce che il suo più grande desiderio è quello di essere libera, di non appartenere a nessuno e di vivere per tutto il tempo necessario a scoprire il mondo. Sarà colpa del modo sbagliato in cui formulerà la richiesta che il suo patto con L’Oscuro la costringerà a tre secoli di sofferenza, paura, fame, dolore e tanta, tanta disperazione. Ha ottenuto l’immortalità, ma a quale prezzo?

Cos’è una persona, se non il segno che lascia al proprio passaggio?

Addie passa sulla terra senza lasciare traccia; chiunque la incontra la dimentica appena le volta le spalle. Nella incapacità di lasciare un ricordo di sé, le giornate si srotolano tutte uguali e con le persone a cui si affeziona rivive ogni giorno la stessa snervante pantomima.

«Nel frattempo, non dimenticarmi»

Una vecchia abitudine. Una superstizione. Una supplica.

Il dilemma insito in questa situazione è ovvio: una vita vale lo stesso anche se non lascia traccia di sé? Nessun legame, nessun ricordo, nessun segno del proprio passaggio. E allora Addie trova un modo per ingannare l’Oscuro e ottenere qualche briciola di felicità da quella esistenza: scopre la bellezza del mondo che la circonda, che nonostante il passare del tempo ancora la sorprende: nell’arte, nella cultura, in una sinfonia, in un quadro, in una mostra fotografica, in un’opera architettonica, in un buon libro, attraverso il quale può fantasticare di porte aperte su altri mondi (e oh! quanto dolcemente mi ha ricordato la piccola January del romanzo di Alix E. Harrow).

I libri, ha scoperto, sono un mezzo per vivere infinite vite o per trovare la forza di affrontarne una bella lunga.

E così, lungo tutto il romanzo, assistiamo a una propaganda nei riguardi della bellezza e dell’arte, che accompagneranno Addie per trecento anni, mentre sullo sfondo la Storia passerà quasi inosservata, tra guerre, cambiamenti politici, avvicendarsi di sovrani e sconvolgimenti di tipo sociale e climatico. Ma se la Storia corre e ricorre attraverso i secoli, lasciando in lei sensazioni fugaci, l’arte la entusiasma, la emoziona e le offre l’unico modo di essere notata.

Non posso stringere una penna. Non posso raccontare una storia. Non posso far sì che qualcuno ricordi. Però l’arte è costituita di idee. E le idee sono più indomite dei ricordi. Come le erbacce, trovano sempre il modo di farsi strada.

Addie riesce a imprime un’idea nella mente degli artisti che incontra, e un’idea, nell’artista giusto, si trasforma in qualcosa che la rende immortale: uno schizzo, un disegno, un quadro, un oggetto intagliato nel legno, un segno, finalmente, che lei è esistita. Ogni essere umano che stringe un patto con l’Oscurità, cedendo la propria anima, lo fa con il desiderio di soddisfare una propria necessità. Un’idea già largamente usata in passato e che ha lasciato una traccia indelebile nel Faust di Goethe, dove il protagonista vende l’anima al Diavolo per poter continuare a studiare la natura e la scienza. L’idea che alcuni tra i più grandi artisti di sempre, oltre a diverse figure che hanno avuto un peso importante nella Storia, avessero venduto la propria anima come Addie, è una trovata geniale (vada per Beethoven, ma Sinatra? davvero?)

Perché la felicità è fugace, la storia rimane e, alla fin fine, tutti vogliono essere ricordati.

Quella che la Schwab ha messo in piedi è una storia originale che crea una lettura compulsiva. E’ stata catalogata nel genere Young Adult, anche se la scelta mi trova in disaccordo. A parte il fatto che la scrittura è adatta anche a un pubblico più grande, alcune tematiche, molto più profonde di quello che può apparire in superficie, sono degne di un romanzo per adulti. Il libro ruota intorno alla paura atavica dell’uomo che la vita sia troppo breve, alla necessità di avere altro tempo, al bisogno di essere ricordati in qualche modo per avere la conferma di aver davvero vissuto. C’è persino la depressione di Henry, trattata in modo delicato e toccante, che deriva dalla necessità di essere apprezzati per quello che si è.

E quindi, ricapitolando, è un romanzo d’amore? Non credo, anche se di amore ce n’è tanto, sincero, passionale e senza distinzione di genere. E’ un romanzo fantasy? Certo, ma solo marginalmente. Cos’è allora? Arrivata alla fine del libro non avevo più voglia di inserirlo in una definizione perché “La vita invisibile di Addie LaRue” è tante cose. E’ una scrittura brillante che ha saputo conquistarmi dalle prime pagine. E’ un viaggio attraverso la nostra storia in cerca di aneddoti e curiosità. E’ una scoperta continua delle bellezze che la nostra civiltà ha saputo creare. E’ l’amore, quello delicato e riconoscente, quello passionale e necessario, quello divertente e complice. E’ un viaggio alla scoperta di se stessi e verso l’accettazione di come siamo, indipendentemente da come ci vedono gli altri. C’è tutto in queste cinquecento pagine e io ho amato ogni singolo aspetto di questa storia dai tratti spesso cupi e tristi, ma che lasciano intravedere uno spiraglio di luce. Ho amato i personaggi, che una volta tanto non sono intrisi di buonismo e hanno i tratti dell’antieroe. Addie, Henry, Luc, sono spinti nelle loro azioni da paura, tristezza, odio, vendetta, desiderio egoistico di essere amati e ricordati. E il finale (opinione magari impopolare) è ineluttabile, strepitoso e brillante per la sua genialità. Non solo non l’ho visto arrivare, ma la svolta nel rapporto morboso e affascinante tra Addie e Luc, l’Oscuro a cui ha venduto l’anima, è senza dubbio la scelta migliore tra le tante stucchevoli che avrebbe potuto preferire. Volete sapere se è un lieto fine? Lascio decidere a voi. Nel frattempo, se avete un desiderio da esprimere e volete rivolgervi agli antichi dei, magari offrendo un piccolo dono, tenete a mente solo un ammonimento.

Gli antichi dèi saranno pure grandiosi, ma non sono clementi né magnanimi. Sono capricciosi, mutevoli come il riflesso della luna sull’acqua, o come ombre nel cuore di una tempesta. Se ti ostini a invocarli, fa’ attenzione: bada bene alle tue richieste, sii pronta a pagarne il prezzo. E per quanto impaziente e disperata, non pregare mai gli dèi che sono in ascolto dopo il tramonto.

Se siete curiosi di leggere tutte le recensioni potete trovarle sui blog delle mie colleghe che hanno partecipato all’evento!

http://raggywords.blogspot.com/

https://lovereadingandmore.blogspot.com/

https://libriandlego.blogspot.com/

https://twinsta-book.blogspot.com/

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2 Comments

  1. Grazie cara! È stata una lettura davvero particolare. Difficile inserirla in un solo genere, forse è per questo che l’ho amata così tanto. Addie è un personaggio diverso dal solito!!

  2. Bellissima recensione!! La penso uguale, anche per me è stato un mix esplosivo di molti elementi, stupendo!

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