Sand. Il tesoro delle dune – Hugh Howey

Sand. Il tesoro delle dune – Hugh Howey

Titolo: Sand. Il tesoro delle dune

Autore: Hugh Howey

Editore: Fanucci

Genere: distopico fantascienza

Pagine: 304

Prezzo: 16,90

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Trama

Il vecchio mondo è ormai sepolto. Uno nuovo è stato costruito sopra le dune in costante movimento. Qui, in questa terra dominata dall’ululato del vento e dalla sabbia infernale, quattro fratelli finiscono per essere separati e dispersi. Il padre era un sommozzatore della sabbia, uno dei pochi privilegiati in grado di immergersi nelle profondità della sabbia, ben al di sotto dello strato desertico per recuperare le reliquie e gli scarti che mantengono in vita il loro popolo. Ma anche il padre se ne è andato. E il mondo che si è lasciato alle spalle è destinato a fare la sua stessa fine.


Autore

Hugh Howey (1975) è uno scrittore americano noto per la Trilogia del Silo, una serie di libri di fantascienza composta da “Wool“, “Shift” e “Dust“, e per la dilogia distopica delle Cronache di Sand composta da “Sand. Il tesoro delle dune” e “Accross the sand“.


Recensione

Leggo poca fantascienza, lo ammetto, anche se ogni volta che vedo un distopico fantascientifico mi decido a riprovare. Quando ho visto che il nuovo romanzo di Hugh Howey era pubblicizzato come la storia adatta agli amanti di “Dune” di Frank Herbert mi sono incuriosita e ho avuto paura allo stesso tempo. Ho letto il primo capitolo di “Dune” tempo fa e per quanto mi sia piaciuto, diciamoci la verità, Frank Herbert non si legge facilmente. Adesso ho appena chiuso “Sand” e sono stravolta da questa lettura. Questo libro è stupendo. Non ho altri aggettivi per descriverlo, perché non gli renderebbero merito. La prima cosa che mi ha colpita è stata la scrittura scorrevole e accattivante, ma allo stesso tempo fredda, crudele e addirittura cinica a volte, che riflette un mondo che ha proprio queste caratteristiche. La cura con cui Howey costruisce la sua ambientazione e i suoi personaggi è davvero degna di nota.

L’altro elemento che me lo ha fatto amare fin dalle prime pagine è proprio il mondo che ha creato: una cosa mai vista finora, che mi ha lasciata senza parole per l’originalità e l’ambientazione insieme surreale e cupa che disegna. Il vecchio mondo è letteralmente sommerso dalla sabbia: intere città, con tutti i loro palazzi, sono immobili nel tempo, bloccate sotto centinaia di metri di sabbia. E con loro quasi tutte le materie prime, i metalli, gli oggetti di una società perduta. La popolazione sopravvissuta ha imparato a vivere con lo stretto indispensabile, spostando di continuo le abitazioni, che a poco a poco vengono coperte dalle dune in continuo movimento; i tetti delle case sepolte divengono allora i pavimenti su cui costruire nuovi rifugi precari, destinati a loro volta a essere sepolti. E’ una società che vive alla giornata, districandosi tra le guerre dei vari Signori; una popolazione triste, sulla quale imperversa la sfortuna, la povertà e persino la morte.

La vita era come la sabbia profonda, questo aveva imparato Vic. Dalla nascita fino alla morte si susseguivano una serie di violente costrizioni, una dopo l’altra, mani untuose afferravano sfortunate anime che si svincolavano dalla presa abbastanza a lungo da poter prendere una boccata d’aria, per poi venire nuovamente catturate.

La figura più affascinante di questo nuovo mondo, quella sulla quale si basa la grandezza di questa storia, è quella dei sommozzatori della sabbia: uomini e donne che, grazie a una speciale muta che utilizza l’energia, possono muovere la sabbia in modo da potersi immergere nelle profondità delle dune e riportare a galla quegli oggetti che in superficie valgono una fortuna perché ormai irrecuperabili. In questi ritrovamenti c’è una sorta di ironia cupa e tagliente, che gioca con il nostro mondo; le valigie sono oggetti particolarmente richiesti (soprattutto se sono marcate Samsonite), mentre gli aerei fermi sulle piste sembrano solo grandi uccelli di metallo di cui nessuno ricorda più l’uso, mentre una macchina per il caffè espresso potrebbe valere una fortuna. In questo mondo dove nessuno si occupa della popolazione, dove regna l’anarchia, e il futuro sembra qualcosa a cui non vale la pena pensare, i protagonisti dovranno rimettere insieme una famiglia divisa dal destino e dalle avversità, dove ognuno ha fatto le sue scelte non comprendendo quelle degli altri. Ognuno dei quattro fratelli cerca semplicemente di sopravvivere a questa vita, e al dolore di essere stati abbandonati dal padre dodici anni prima, fino a quando le cose non precipitano e i quattro ragazzi si rendono conto che c’è qualcosa di spaventoso fuori da quel muro che hanno innalzato per proteggere la città. Qualcosa che sta arrivando per sterminarli. È una storia cupa, piena di azione, di rabbia, di rimorso, di voglia di sopravvivere a tutti i costi nonostante la vita sembri infliggere continue cadute.

«Nessuno ci guarda dall’alto» disse alla madre. «Non c’è nessuno lassù che si prende cura di noi. Sapete cosa sono quelle costellazioni che vedete in cielo? Sono le spalle degli dèi. Ci hanno voltato le spalle».

Un mondo tanto affascinante quanto oscuro e crudele, che mostra un futuro inquietante in cui l’umanità non è migliore di quella che ha preceduto il cataclisma, ma ha mantenuto gli stessi difetti. A volte senti il peso della sabbia sul petto, quando i protagonisti si immergono nelle dune, eppure è anche estremamente ammaliante quella sensazione di nuotare attraverso la sabbia ed essere capaci di muoverla a proprio piacimento. Il finale del libro lascia il lettore con il fiato sospeso: Vic ha cambiato le sorti della popolazione al di qua del varco che la separa dalla Terra di Nessuno, quel luogo dove tutti fuggono in cerca di un futuro migliore, ma da cui nessuno fa mai ritorno. Ora non ci resta che attendere il volume conclusivo, per scoprire se quello che ha innescato è qualcosa che può migliorare la loro sorte, oppure portarli alla distruzione totale.


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